Toscana

In Toscana più medici che infermieri

di Ennio CicaliDiciottomila poco più, gli infermieri professionali in Toscana, poco meno della metà del personale dell’intero comparto sanitario (39 mila 952 addetti al 1 giugno 2001), la punta avanzata del servizio sanitario pubblico. Una vita difficile la loro, stretti tra due fuochi. Da una parte le giuste esigenze di chi è costretto a ricorrere al servizio sanitario, dall’altra un sistema che, nonostante le ripetute assicurazioni dei responsabili, non sempre riesce a soddisfare le attese della gente. Un mestiere difficile, non se lo nasconde nessuno. Per un servizio che ha la persona al centro dell’assistenza servono preparazione e particolari doti umane. E sono pochi i giovani disponibili a questo lavoro. Nella regione la mancanza di infermieri è particolarmente sentita, bastano pochi numeri: nella Asl 10, che comprende gli ospedali dell’area fiorentina, mancano 150 infermieri, nella Asl 6 (Livorno) i posti vacanti sono 80, nella Asl 2 (Lucca) 70.

La mancanza di infermieri professionali riguarda tutta l’Europa. Il fabbisogno previsto a livello europeo è di 6,9 infermieri, non occupati in mansioni improprie, per mille abitanti. In Italia ce ne sono 5,3 (Ocse 2000), in Germania 9,6 in Finlandia. 14. Con una situazione paradossale tutta italiana: i medici sono più numerosi degli infermieri, nel ’98 erano 5,9 – contro 5,3 infermieri – per mille abitanti, oggi sono ancora di più.

Non esiste un parametro preciso per valutare le carenze infermieristiche, costruito attraverso modalità diverse all’interno delle singole aziende. Per esempio, nota la Cisl, Careggi lamenta una notevole carenza di infermieri ma ve ne sono 2400, almeno sulla carta. Da questi sono da togliere i turni di riposo (il lavoro è organizzato sulle 24 ore), le ferie, le eventuali malattie. Può accadere che un infermiere assunto in Toscana ritorni al proprio luogo di origine, spesso al sud, grazie a particolari strumenti normativi, altri sono applicati a mansioni improprie. Da notare poi che in aziende importanti, come è Careggi, a specifiche funzioni mediche sono applicati più infermieri. E allora? «Occorre riorganizzare i servizi, tenendo conto prima di tutto delle esigenze di chi ricorre al servizio sanitario», dice Andrea Morandi, segretario generale toscano della Fps-Cisl, la federazione che organizza i lavoratori della sanità.

Un infermiere professionale di prima nomina guadagna circa 930 euro il mese, cui sono da aggiungere le varie indennità. Dopo 20 anni di servizio il guadagno mensile si può aggirare sui 1350 euro, più le indennità.

È una laurea importante, quella di infermiere professionale, al pari di tante altre, ma meno ricercata di altre, segno questo di un riconoscimento sociale della professione che ancora manca. Quando poi si ha una domanda maggiore di iscrizioni, come è avvenuto quest’anno, ecco il numero chiuso.

Una situazione che ha indotto la Fps-Cisl, a fronte della grave carenza di infermieri in Toscana, a chiedere l’allargamento dei posti disponibili nel corso di laurea in scienze infermieristiche, per questo è previsto il numero chiuso.

Nelle scorse settimane proprio la Fps-Cisl regionale aveva denunciato, infatti, una situazione paradossale. Mentre in Toscana la carenza di infermieri è sempre più pesante, una parte degli aspiranti al corso di laurea infermieristica era respinta a causa del numero chiuso universitario, e gli abbandoni a metà del corso sono altissimi: a fronte di 350 posti messi a bando nel 2000, nel 2002, al secondo anno, sono rimasti solo 141 studenti.

Per questo la Fps aveva chiesto l’allargamento del numero dei posti messi a bando. Una richiesta fatta propria e girata al Ministero da Regione Toscana e Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze. «Se la richiesta sarà accolta dal ministro – dice Morandi – e non vediamo perché non dovrebbe essere così, questo consentirebbe da subito agli esclusi dal test di accesso di quest’anno di frequentare il primo anno del corso».

Morandi non nasconde però una preoccupazione per l’organizzazione dei corsi stessi nelle tre sedi toscane (Firenze, Siena e Pisa) «dove resta aperto il problema delle aule, e in particolare per Firenze, visto il proposito dell’azienda ospedaliera di Careggi, manifestato in questi giorni, di diminuire il numero dei “Tutors” per il corso in scienze infermieristiche».

«Il lavoro del futuro è nei servizi alla persona e l’infermiere professionale è il protagonista di questo futuro – nota Morandi –. È pur vero che si tratta di una professione particolare che non tutti possono svolgere, ma certamente essa non è socialmente valorizzata come dovrebbe essere. È solo questione di tempo».

INFERMIERI IN TOSCANA

Azienda

Pers. inferm. Pers. tecn.-san. Pers. riabilit. Pers. Vig. e isp. Assist. sociali

Tot.

Ausl 1 Carrara  

1.174  

52  

13  

23  

13  

1.275

Ausl 2 Lucca  

984  

55  

58  

22  

14  

1.133

Ausl 3 Pistoia  

1.103  

55  

37  

49  

19  

1.266

Ausl 4 Prato  

980  

60  

24  

6  

3  

1.073

Ausl 5 Pisa  

679  

25  

27  

51  

22  

804

Ausl 6 Livorno  

1.361  

84  

42  

53  

18  

1.558

Ausl 7 Siena  

748  

34  

69  

34  

18  

903

Ausl 8 Arezzo  

1.336  

80  

68  

24  

22  

1.530

Ausl 9 Grosseto  

999  

66  

43  

34  

9  

1.151

Ausl 10 Firenze  

2.508  

136  

133  

84  

41  

2.902

Ausl 11 Empoli  

 861  

54  

67  

26  

12  

1.020

Ausl 12 Viareggio  

651  

28  

32  

20  

9  

740

AO Pisana  

1.579  

115  

20  

0  

0  

1.714

AO Senese  

791  

73  

4  

0  

0  

868

AO Careggi  

2.358  

214  

44  

0  

0  

2.616

AO Meyer  

235  

22  

2  

0  

0  

259

Totale regione  

18.347  

1.153  

683  

426  

200  

20.809