Toscana

In memoria di Giovanni Palatucci. La Questura a Rondine per la celebrazione

Nel 1995 lo Stato italiano gli ha attribuito la Medaglia d’Oro al Merito Civile. Qui a Rondine la memoria di Giovanni Palatucci vive anno dopo anno attraverso l’ulivo che la Questura della Provincia di Arezzo ha voluto donare al borgo di Rondine nel 2021.

“Oggi commossi ricordiamo Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume, che salvò dalla deportazione molti ebrei. La sua storia, che potremmo intitolare “il coraggio di una scelta”, è una storia di vita –  afferma il Questore Maria Luisa Di Lorenzo che ha promosso l’iniziativa – ed è ricordata dalla Polizia di Stato a Rondine Cittadella della Pace, luogo simbolo, per eccellenza, dell’integrazione e del dialogo”.

Attorno all’ulivo, oggi si sono raccolti i giovani di Rondine, quelli della World House che a Rondine vengono da zone di guerra per disarmarsi e superare la logica del nemico, e quelli del Quarto Anno Rondine, che provengono da tutta Italia per sviluppare una consapevolezza critica, lavorare sulla trasformazione del conflitto e rafforzare la propria crescita emotiva e relazionale preparandosi alle sfide del futuro.

“La vita in società richiede a tutti noi una certa responsabilità sociale che implica, tra l’altro, l’aiuto a una persona in difficoltà. Ce lo ricordano momenti tragici come il terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, a cui va il nostro abbraccio e il nostro pensiero”. Afferma Jean, giovane studente proveniente dal Mali che ha portato il saluto dei giovani di Rondine. “Ci sono state e ci sono ancora oggi delle persone che scelgono di mettersi in pericolo per aiutare gli altri, indifferentemente dal colore della loro pelle, dalla loro religione o dalla loro origine. Questi sono gli esempi che ci ispirano: chi sceglie di non distogliere lo sguardo, non essere indifferente, per salvare l’altro, il loro simile”.

Celebrare la “memoria”, infatti, è importante non solo per renderli consapevoli su un capitolo oscuro della storia europea, ma anche per ispirare le nuove generazioni affinché possano tracciare un futuro col coraggio e la forza di scrivere una storia nuova. Come fu per Giovanni Palatucci.

“Colui che ricordiamo oggi trova qui, a Rondine, memoria appropriata per diventare richiamo per i giovani di tutto il mondo che qui si ritrovano per diventare costruttori e testimoni di pace”. Afferma il Vescovo della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Mons. Andrea Migliavacca. “La celebrazione non è solo custodia del passato ma è anche uno stimolo per l’oggi, per tutti noi. Abbiamo bisogno di persone che abbiamo il coraggio di costruire la pace, di aprirsi all’altro, al dialogo. Oggi abbiamo necessità di avere persone profetiche che sappiamo vedere le strade percorribili per la pace”.

Memoria che può tradursi in azione e scelte concrete per ognuno di noi come ricorda il Presidente di Rondine, Franco Vaccari. “La scelta di piantare un ulivo collega con forza le testimonianze del passato con la vita delle persone che sono nella scia ideale di questo esempio. A partire dai giovani di Rondine. Dentro le macerie dei terremoti come dietro la distruzione della guerra ci sono molti giovani che non si arrendono e vogliono fare tutto il possibile e qui scoprono che il possibile è molto di più di quello che crediamo così come le vie della pace”.

Tra le numerose autorità territoriali, insieme alla rappresentanza degli studenti della Cittadella della Pace e della Vicepresidente di Rondine Cittadella della Pace, Paola Butali, alla cerimonia hanno preso parte anche il Prefetto Maddalena De Luca, il Vicesindaco Lucia Tanti, il Presidente della Provincia Alessandro Polcri.