Toscana

In preghiera per la Terra Santa

700mila sfollati. Tanti sono quelli costretti a lasciare le loro abitazioni e fuggire in zone più sicure del Paese o in Siria dal 12 luglio scorso, quando è iniziato il conflitto tra Israele e milizie Hezbollah. Le organizzazioni internazionali come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e la Caritas si stanno mobilitando. Alla “Caritas Libano” il governo ha chiesto di occuparsi di 50.000 famiglie di sfollati, in gran parte accolte provvisoriamente in strutture pubbliche, come le scuole, nelle città di Tiro e Beirut. Servono immediatamente viveri, acqua e medicinali, soprattutto per bambini e anziani. Anche la Caritas italiana si sta unendo agli sforzi della rete internazionale per far fronte alle richieste di aiuto.

In Libano per i primi soccorsi occorrono 1.300.000 euro, che si aggiungono a 1.165.000 euro necessari per far fronte agli interventi in atto a Gaza.

Di fronte all’aggravarsi della situazione, Benedetto XVI ha indetto “per domenica prossima, 23 luglio, una speciale giornata di preghiera e di penitenza, invitando – si legge in una dichiarazione diffusa il 20 luglio dalla sala stampa della Santa Sede – i Pastori ed i fedeli di tutte le Chiese particolari come tutti i credenti del mondo ad implorare da Dio il dono prezioso della pace”. Intanto proseguono i bombardamenti israeliani e i lanci di razzi degli Hezbollah verso la Galilea e Haifa. A Nazareth si sono registrati i primi morti arabi-israeliani.

BEIRUT. Case danneggiate e abbandonate e quindi a rischio sciacallaggio, ponti distrutti, strade chiuse, gente che soffre per mancanza di cibo e medicine. È la testimonianza dei francescani del convento di Beirut che raccontano quanto sta accadendo in questi giorni nel Paese dei cedri.

“I bombardamenti – dicono – si fanno sentire. Sono a qualche chilometro dal convento verso sud: prima all’aeroporto, poi più vicino, a Beirut-Est a 2-4 km da qui. Quello più vicino era al porto, che è stato bombardato più volte. Gemmayzeh è vuota, durante la giornata passano poche macchine, e di notte nessuna, tutti i ristoranti sono chiusi… Non è più stato così da anni. Dawra è stata bombardata, Dawra è l’incrocio che lega Beirut alla regione cristiana, e la stessa sorte era toccata a Jounieh. Bombardamenti anche sopra Yarzeh, vicino a Baabda, e questo vuol dire che anche i quartieri e le regioni cristiane sono sotto tiro”.

A soffrire maggiormente è il sud del Libano: “Rotti tutti i ponti, chiuse tutte le strade, è rimasto isolato, e la gente soffre per i bisogni più elementari, per la mancanza di medicine e cibo. A Tiro, per 120.000 persone, arrivano soli 1000 pacchi di pane: vuol dire un pacco di pane di un chilo per ogni 120 persone. I bombardamenti non risparmiano i bambini, le donne e i vecchi”. La guerra sta mettendo in ginocchio una delle principali voci dell’economia libanese, il turismo.

Scrivono i frati del convento di Beirut: “Si aspettavano 1.700.000 turisti quest’estate, ma niente! Gli israeliani parlano di ancora due settimane di bombardamento per distruggere le forze Hezbollah. A Tripoli, è stato bombardato il porto, non molto lontano dal nostro convento e delle nostre costruzioni, ma, grazie a Dio, non hanno colpito il quartiere abitato del Mina, (dove abbiamo il nostro Convento, la Scuola e dove si stanno costruendo nuove case per i cristiani). La benzina comincia a mancare. I supermercati sono già quasi vuoti di riso, latte, pasta”.

MONTE CARMELO. “Chiediamo la preghiera di tutti, perché i grandi della politica ascoltino la voce di Dio”. Nel giorno in cui ricorreva la festa del profeta Elia, 20 luglio, “grande presenza che da 2800 anni accomuna ebrei, cristiani, musulmani, drusi” si è elevata la preghiera della comunità delle suore carmelitane del monte Carmelo (non distante da Haifa), uno dei luoghi santi venerati dai cristiani.

“Sentiamo potente la sua mediazione – si legge in una lettera diffusa dal sito www.terrasanta.net – soprattutto ora che la zona del Monte Carmelo e il Libano sono tutt’uno, sotto la minaccia dei missili, che da cinque giorni arrivano a intermittenza, paralizzando la vita e l’attività normale, ma senza lasciarci scoraggiare”.

“La nostra vita – scrive la comunità – continua più che fiduciosa nell’aiuto del Signore, con gli scombussolamenti inevitabili al suono della sirena, ogni volta che un attacco è previsto e che lascia appena il tempo di cercare i luoghi più sicuri del monastero, non certo le nostre celle tutte esposte verso il mare, dal quale giungono a intermittenza i “regali” che seminano morti, crolli, feriti, paura. Preghiamo perché i grandi della politica ascoltino il nostro Dio di pace”.

NAZARETH. “La città è stata colpita da due razzi, uno nella zona sud e l’altro nella nord. Ci sono tre morti, due sono bambini”. Nazareth, sotto il tiro dei razzi Hezbollah conta le sue prime vittime in città, dopo che nei giorni scorsi erano state colpite le zone nei suoi dintorni. I frati francescani che gestiscono Casa Nova di Nazareth parlano di “famiglie chiuse in casa e di molta preoccupazione nella popolazione. Le abitazioni sono vecchie, non hanno la camera blindata che la legge israeliana obbliga per le nuove costruzioni, quindi il pericolo è maggiore per la popolazione. A Nazareth non ci sono molti rifugi dove trovare riparo. La popolazione musulmana comincia a esprimere il proprio malumore per le azioni degli Hezbollah che mettono a repentaglio la vita di tutti. Preghiamo perché tutto finisca presto senza danni”.a cura di Daniele Rocchi GRAZIE ALL’OTTO PER MILLE CONTINUANO GLI AIUTI ALLE POPOLAZIONI COLPITE“In merito alla drammatica emergenza del Libano, che si pone nel più ampio contesto della complessa situazione in Medio Oriente, la Conferenza episcopale italiana, continua a sostenere iniziative di vicinanza e di preghiera”. Lo si ribadisce in una nota diffusa il 25 luglio e nella quale si aggiunge che la Cei “attraverso il Comitato per gli interventi caritativi del Terzo Mondo, che gestisce a nome dei vescovi italiani i fondi provenienti dall’otto per mille per la promozione umana e le iniziative di carità nei Paesi poveri del mondo, sta inoltre continuando ad assicurare la propria fattiva solidarietà. In particolare, in questi ultimi giorni, sono stati inviati contributi per i soccorsi alle popolazioni coinvolte, specialmente per l’accoglienza dei profughi”.

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