Toscana

Internet? Un nuovo oratorio

Com’è il mondo cattolico in Rete? Lo abbiamo chiesto al principale esperto in materia: Francesco Diani, mantovano, 42 anni, informatico, operatore pastorale, diplomato in Scienze religiose, ma soprattutto curatore della «Lista dei siti cattolici in Italia», coordinatore di «laChiesa.it» e di «santiebeati.it».

«Siamo entrati in una terza fase – spiega Diani – quella in cui fortunatamente ci si chiede come essere presenti da cattolici in Internet. Si tratta di una fase positiva dopo quella iniziale caratterizzata da un approccio di curiosità dove i cattolici sono stati un po’ alla finestra. Una prima fase seguita da una seconda corrispondente al “tutti devono essere in Internet” e durante la quale abbiamo visto comparire di tutto, siti belli e brutti. Oggi però – ribadisce Diani – la qualità è decisamente migliorata».Sono due i tipi di siti cattolici oggi in Rete: il primo fa capo alle istituzioni, agli enti, alle associazioni, agli ordini religiosi, alle diocesi, e ai centri di cultura tipo scuole e università; il secondo fa capo essenzialmente alle parrocchie e alle singole persone. «I primi – spiega il curatore della “Lista dei siti cattolici” – hanno un approccio diciamo più professionale, mentre i secondi si affidano al volontariato, all’entusiasmo di qualche giovane, ma con risultati ovviamente non eccelsi».

I siti cattolici sono attualmente 6 mila 300. I più visitati sono quelli che hanno i maggiori servizi, come ad esempio proprio quelli curati da Francesco Diani: www.siticattolici.it, www.santiebeati.it, www.lachiesa.it.; oppure il sito istituzionale della Cei, o ancora Qunramnet, o il portale di Gloriaonline.

Ma chi è che visita questi siti? Si tratta sempre di operatori pastorale? «La tipologia è diversa – risponde Diani – . La “Lista siti cattolici” è destinata soprattutto a coloro che operano nell’ambito ecclesiale e navigano per le loro ricerche. In ambito pastorale il sito più utilizzato è “lachiesa.it” anche per il suo carattere liturgico. In questo sito molte persone cercano contenuti in ordine alla Parola di Dio, alla liturgia domenicale, un commento esegetico, oppure omiletico. “Santiebeati” invece ha tre figure diverse di navigatori: la prima è quella del navigatore di Chiesa che cerca nell’elenco dei beati o dei santi un esempio o una testimonianza per la propria vita cristiana; la seconda figura è quella che possiamo definire del collezionista, ovvero di che va a cercarsi gli 8 mila santini che sono all’interno o comunque del materiale iconografico; la terza categoria è rappresentata da coloro che cercano l’onomastica, le curiosità o l’origine del proprio nome e quindi si tratta di una figura di navigatore un po’ al di fuori dal classico operatore pastorale o dalla persona addentro alle cose di Chiesa».

E come succede in generale in Internet, anche per i siti cattolici sono i giovani i maggiori frequentatori, «del resto – spiega ancora Diani – sono quelli che hanno più facile accesso alla Rete e sono i più attivi».

Possono avere questi siti una funzione pastorale o quanto meno di evangelizzazione o preevangelizzazione? «Cito due esempi – risponde l’informatico mantovano –. Il primo esempio lo traggo dalla mia casella di posta elettronica dove i messaggi più ricorrenti, tra le centinaia che ricevo ogni giorno, sono proprio quelli di giovani che hanno avuto un percorso iniziale, come tutti i giovani, di avvicinamento alla catechesi per l’iniziazione cristiana, ma che poi hanno abbandonato la parrocchia e spesso e volentieri hanno anche un atteggiamento critico nei confronti della Chiesa. Questi giovani chiedono piccole indicazioni, cercano qualcuno che possa in qualche modo aiutarli in un momento magari di crisi oppure in un momento in cui hanno desiderio di riscoprire la fede che hanno abbandonato, oppure quella pratica che non hanno più. In questo senso credo che Internet sia un ottimo stimolo, non tanto per un accompagnamento pastorale, ma quantomeno per accogliere queste richieste, offrire piccoli lumi di fede che possono essere ripresi da qualcuno che poi, a livello personale, accompagni il cammino di questi giovani».

«Un secondo esempio deriva – a giudizio di Diani – da quei giovani che si buttano nelle iniziative in prima persona, che sono anche attivi e propositivi. Questo è un terreno molto fertile sul quale continuare a gettare il seme. Se i giovani non sono più nelle parrocchie, sono invece su Internet: ci sono e sono anche attenti e spesso in ricerca. In alcuni casi il sito Internet rappresenta un po’ il collante dal quale emerge un’effervescenza pari a quella che un tempo emergeva in parrocchia. Insomma, l’attività parrocchiale che una volta si faceva attraverso i cartelloni e cose simili, oggi si fa intorno al sito Internet».A.F.

Siticattolici.it