Toscana

Intervista a Creazzo: con la crisi Toscana più a rischio infiltrazioni mafiose

Procuratore, la Toscana è spesso dipinta come una regione «felix» dal punto di vista della malavita. Ma invece ogni tanto partono degli arresti che ci dicono che nessun territorio è immune dalla criminalità…

«Certamente sì e non da oggi. La Toscana è una regione ricca con un’economia florida dove gli investimenti rendono bene. In particolare nei settori maggiormente trainanti. È evidente che questo territorio è “terra di conquista” per chi dispone di liquidità facile come le organizzazioni criminali quali la camorra, la ’ndrangheta, la mafia e non solo. Assistiamo da tempo a indagini prima e processi dopo che dimostrano come questa sia purtroppo una realtà che può essere fonte di preoccupazione per gli imprenditori puliti e sani che ovviamente sono la stragrande maggioranza».

Quali sono i settori e le zone più esposte a questo rischio di infiltrazione criminale da parte delle mafie?

«Dove c’è da guadagnare le mafie cercano sempre di incunearsi. Lo abbiamo visto anche con un’inchiesta sul gioco d’azzardo e sulle sale da gioco clandestine. La criminalità non disdegna alcun ambito. Ovviamente, i settori di elezione sono quelli degli appalti, in particolare dei lavori pubblici, e soprattutto dei sub-appalti. Abbiamo assistito poi all’accaparramento di imprese nel settore della ristorazione, in quello alberghiero. Questa è una realtà ormai consolidata. Per non parlare del settore dei rifiuti che coinvolge sia il trattamento che il trasporto: abbiamo evidenze investigative e processuali che la camorra, in modo particolare, sia presente e attiva in questo ambito. Infine, da due anni a questa parte abbiamo avuto alcuni processi che avevano come obiettivo il settore del riciclaggio del denaro con la complicità di alcuni imprenditori locali: è un sistema purtroppo dilagante e collaudato che si basa su emissione di fatture per operazioni inesistenti. Senza dipingere quadri a tinte fosche o situazioni tragiche io vado dicendo ormai da qualche anno, basandomi sui dati di cui disponiamo, che la questione delle infiltrazioni nel tessuto economico toscano è da tenere costantemente e sempre maggiormente d’occhio».

Il settore dei rifiuti è appannaggio della camorra. Significa che c’è una tipicità di impegno nei diversi settori delle organizzazioni criminali mafiose?

«In generale è trasversale. Per quanto riguarda il trasporto illecito dei rifiuti l’organizzazione mafiosa leader è storicamente la camorra soprattutto per una vicinanza territoriale, per una conoscenza di imprese locali. Anche in alcuni settori di subappalti per grandi opere c’è sempre stata un’influenza maggiore della camorra. Ma non risulta una specializzazione settoriale né una divisione di aree di competenza tra le organizzazioni criminali che operano in Toscana».

Dobbiamo sempre mantenere alto il livello di attenzione. Soprattutto in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo – dove non c’è lavoro, c’è poca liquidità – che sono quelli più fertili per le mafie. Il rischio è che, se i fondi stanziati dal governo per le le aziende non arrivano velocemente, la criminalità organizzata vada incontro agli imprenditori, facendo prestiti che sa bene che non potranno mai più restituire. Diventando di fatto padrona delle aziende. E il paradosso è che così i soldi dello Stato arriveranno alle organizzazioni criminali…

«La crisi causata da questa tremenda emergenza sanitaria e dal conseguente blocco quasi totale delle attività è profonda e genererà situazioni critiche nell’ambito delle imprese. Il pericolo che si presenti il soggetto con la “valigetta di denaro” e che possa dare l’apparenza di poter risolvere i problemi di liquidità nell’immediato è reale e grave. E per gli imprenditori in difficoltà è una tentazione molto forte. Ma dobbiamo ricordare che l’abbraccio con le mafie e con chi offre soldi facili è mortale. Le mafie prima si presentano con il sorriso e i modi affabili, poi usano come metodo di convincimento la violenza. È importante che gli imprenditori resistano a questo tipo di lusinghe. Lo Stato deve essere poi più tempestivo nel distribuire i contributi a chi ne ha bisogno e diritto. C’è una predisposizione di controlli e di filtraggio delle situazioni di rischio che è già operativa da parte delle forze dell’ordine che in questo periodo cercano di prevenire questo tipo di fenomeni e, nel caso, di stroncarli sul nascere. Sotto questo profilo non lasciamo niente di intentato: c’è l’impegno, come detto, delle forze dell’ordine e delle prefetture. Come procura della Repubblica siamo attivi, anche se la nostra funzione è quella di repressione, e non ci sottraiamo alle programmazioni che servono a rilevare eventuali notizie di reato funzionali a far partire le indagini».

Quanto è difficile andare a individuare queste situazioni?

«Molto difficile. Il rischio che aziende un tempo sane e imprenditori onesti siano costretti a cedere la propria azienda a prezzo vile a queste persone è molto alto. E soprattutto durerà nel tempo per ancora molti mesi».

Questo tema si incrocia con quello dell’usura.

«Senza dubbio. Questa situazione favorisce l’aumento di fenomeni riguardanti l’usura. Sono situazioni difficili da far emergere. È bene che i diretti interessati facciano immediatamente conoscere i tentativi di aiuto da parte di soggetti di cui non si conosca la provenienza».

L’altro versante è quello degli appalti, delle frodi e delle speculazioni che possono caratterizzare l’approvvigionamento di dispositivi di protezione quali le mascherine, i gel, e quant’altro.

«Questo settore è più facile da indagare. Poi, grazie a Dio, la crisi sanitaria si sta attenuando e, di conseguenza, non c’è più lo spasmodico bisogno di avere tutto e subito per far fronte all’emergenza. Comunque ci sono stati molti sequestri in tutta Italia di dispositivi non a norma, di mascherine e non solo. Ci sono già inchieste su appalti sospetti e sui fenomeni patologici derivanti dalla situazione emergenziale».

Procuratore, usciamo dall’attualità. Ed entriamo nella sua professione. Il magistrato è un lavoro per giovani?

«I giovani sono la ricchezza e la linfa vitale della magistratura. Naturalmente per affrontare alcuni fenomeni criminali è necessaria anche una certa esperienza. Ma non si è mai soli e, per le indagini più grosse, si lavora in pool dove i giovani possono essere affiancati da colleghi più esperti. I giovani che entrano in magistratura sono già molto pronti dal punto di vista teorico, devono solo imparare il mestiere. Ne abbiamo tanti preparati e brillanti».

Ogni tanto il suo nome esce fuori per altre destinazioni. Lascerà Firenze?

«Chi occupa posti direttivi non può stare più di otto anni nella stessa sede. Io sto per compiere il sesto anno di permanenza. Quindi è naturale che, prima di scadere come un barattolo di marmellata, cerchi un’altra destinazione».

Le indagini sul giro di corruzioni e favori all’interno del Csm lasciano nel mondo della magistratura italiana una ferita che non sarà facile rimarginare…

«Non dirò una sillaba. In questa vicenda sono anch’io parte offesa».