Toscana

Intese legittime. I vescovi toscani replicano ai consiglieri del centrodestra

«Del tutto sorprendenti per metodo e per oggetto»: così i consiglieri regionali di Forza Italia e dell’Udc avevano giudicato l’incontro del primo aprile scorso tra il vescovo di Pisa e presidente della Cet, monsignor Alessandro Plotti, con il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, e le due intese raggiunte con Martini sui beni culturali e sull’assistenza religiosa nelle realtà sanitarie firmate dalla Conferenza Episcopale Toscana (Cet). Intese che rientrano «correttamente nel quadro del rapporto fra Chiesa e Istituzioni civili» e rispondono «pienamente ai compiti del ministero episcopale, come i recenti interventi in difesa della pace, in sintonia col magistero del Papa», replicano i vescovi. Ecco il testo completo della risposta.

Il 15 aprile 2003 undici consiglieri regionali, rappresentanti dell’opposizione, hanno inviato – consegnandolo prima ai giornali che agli interessati – una lettera aperta a monsignor Alessandro Plotti, in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale Toscana, e agli altri Vescovi della Regione, in cui contestano e stigmatizzano, con sorpresa e contrarietà, la firma di due Intese tra la medesima Conferenza Episcopale Toscana e la Regione Toscana, nella persona del Presidente della Giunta regionale, Claudio Martini.Su questa lettera si è accesa una polemica, sulla stampa nazionale e locale, degna di ben altri contesti e di altre circostanze.Affinché tutti i fedeli delle nostre Chiese, che amano e rispettano i loro Pastori, conoscano la verità dei fatti, vogliamo, con questa dichiarazione illustrare e spiegare il senso e la finalità di dette Intese. La prima è per la valorizzazione dei beni culturali appartenenti a Enti e Istituzioni ecclesiastiche e di interesse storico- religioso.La seconda è per la disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero delle Aziende sanitarie. Per quanto riguarda la prima Intesa occorre mettere in luce che:– l’articolo 12 dell’Accordo di modificazione del Concordato fra l’Italia e la Santa Sede, firmato il 18 febbraio 1984, recita: «La Santa Sede e la Repubblica Italiana, nel rispettivo ordine, collaborano per la tutela del patrimonio storico e artistico. Al fine di armonizzare l’applicazione della legge italiana con le esigenze di carattere religioso, gli organi competenti delle due Parti concorderanno opportune disposizioni per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche. La conservazione e la consultazione degli archivi di interesse storico e delle biblioteche dei medesimi enti e istituzioni saranno favorite e agevolate sulla base di intese tra i competenti organi delle due parti». – Il 1° settembre 1996 il Ministro dei Beni culturali del Governo italiano e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana hanno firmato l’intesa relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti ad Enti e Istituzioni ecclesiastiche.Questa Intesa costituì il primo atto del processo formativo finalizzato a dare piena attuazione all’art. 12 dell’Accordo di modificazione del Concordato Lateranense del 18 febbraio 1984, già citato sopra.Le disposizioni contenute nell’intesa sanciscono il principo della collaborazione tra Chiesa e Stato anche in materia di tutela e di valorizzazione dei beni culturali e orientano l’interpretazione e lo sviluppo della nuova legislazione in questa materia.

– In applicazione della normativa concordataria, lo Stato italiano, con vari Decreti e leggi nonché con la modifica del Titolo V° della Costituzione, ha conferito funzioni in materia di valorizzazione e di amministrazione su questo argomento alle Regioni e agli Enti locali, specificando la disciplina degli atti e delle procedure della programmazione e degli interventi finanziari regionali nei settori delle attività e dei beni culturali.

La Conferenza Episcopale Italiana ha demandato alle Conferenze Episcopali regionali, che hanno veste giuridica per farlo, la formulazione di Intese con il rispettivo Governo regionale, previa la «recognitio» della Santa Sede sul testo definitivo.

– La stragrande maggioranza dei beni culturali della nostra Regione è di proprietà di Enti ecclesiastici: Basta pensare alle biblioteche, agli archivi diocesani, ai musei, alle cattedrali e alle migliaia di chiese di interesse artistico con le opere pittoriche e scultoree che contengono.

Sono un patrimonio ingente e prezioso che non può andare perduto. La firma di una Intesa di collaborazione e di reciproca integrazione, in riferimento a precise disposizioni legislative, tra le Diocesi toscane, riunite in Conferenza regionale e la Giunta regionale è un atto «istituzionale» corretto e dovuto.

– Il Vescovo è il rappresentante legale e responsabile di questi beni ecclesiastici ed è suo precipuo dovere di codificare un rapporto con la Regione, chiedendo all’Ente pubblico di erogare contributi, previsti dalla legge, per la conservazione e il restauro di questi beni, di sostenere «percorsi di formazione professionale degli addetti ai relativi servizi», per la possibilità di accedere e di godere di questo patrimonio ai turisti che vengono in Toscana per visitare i nostri monumenti o agli innumerevoli studiosi che desiderano attingere dai nostri archivi storici e dalle nostre biblioteche materiale per la ricerca e lo studio.

– L’Intesa, quindi, sia per il metodo sia per i contenuti è, sul piano giuridico e amministrativo, ineccepibile.

Per quanto riguarda la seconda Intesa per la disciplina del servizio di assistenza religiosa cattolica nelle strutture di ricovero delle Aziende sanitarie, il significato dell’Accordo è ancora più ovvio ed evidente:

– C’è una legge dello Stato Italiano,art. 38,della legge del 23/12/1978 n°833 che prevede che presso le strutture di ricovero del Servizio sanitario nazionale sia assicurato il servizio di assistenza religiosa e che debba realizzarsi attraverso specifiche intese tra l’Unità sanitaria locale e gli Ordinari diocesani.

– Il Piano sanitario regionale 199/2001 parte IV° lett. A prevede che le Aziende sanitarie disciplinino l’ordinamento del servizio di assistenza religiosa cattolica e stabilisce che la Giunta regionale predisponga, d’intesa con la Conferenza Episcopale Toscana, apposito schema di convenzione.

– L’Intesa concordata tra il Presidente della CET Mons. Plotti e il Presidente della Giunta Regionale Dott. Martini non è altro che la conferma e l’aggiornamento di una Intesa già in atto, firmata a suo tempo dal Card. Piovanelli e dal Presidente Chiti.

– È dovere ineludibile dei Vescovi assicurare che nelle strutture di ricovero pubbliche siano presenti e operanti degli Assistenti religiosi che assicurino l’esercizio della libertà religiosa, l’adempimento delle pratiche di culto e il soddisfacimento delle esigenze spirituali proprie della confessione cattolica, nel rispetto della volontà e libertà di coscienza dei cittadini.

– Anche questa Intesa è dunque ineccepibile per metodo e contenuto, come lo sono le Intese stipulate nelle Regioni dove governa il Centro-destra (v. per es. Lazio e Puglia).

Durante l’incontro tra la Conferenza Episcopale e il Presidente Martini, oltre alla discussione sulle due Intese citate, si sono affrontati anche altri temi che toccano la vita e il futuro del nostro territorio, in riferimento soprattutto alla difesa e alla promozione della dignità della persona.Vi sono temi delicati, su cui si possono creare divergenze fra la dottrina cattolica e la visione di alcune forze politiche. È stato chiesto dai Vescovi che su questi temi si tenga aperto il dialogo e il confronto, in un clima di reciproco ascolto e di fattiva collaborazione, soprattutto in previsione di nuove leggi regionali che potrebbero mettere in difficoltà la coscienza dei cittadini.Non sono entrati nel colloquio specifici riferimenti alla difesa della vita, alla lotta contro le tossicodipendenze, al sostegno alle famiglie fondate sul matrimonio, alla difesa del pluralismo nella scuola e alla libertà di educazione.Questo non perché i Vescovi non abbiano a cuore i temi citati. La loro posizione è notissima ed è sotto gli occhi di tutti lo sforzo che le nostre Diocesi stanno faticosamente facendo per la difesa della vita, per i tossicodipendenti, per il salvataggio delle schiave della prostituzione, per la famiglia e per la scuola libera.Si è invece trovato un solido accordo, come dice il Comunicato dell’incontro, per la collaborazione sulla cooperazione internazionale e per lo sviluppo della solidarietà.

Da quanto fin qui illustrato, appare evidente che la stipula delle due Intese rientra correttamente nel quadro del rapporto fra Chiesa e Istituzioni civili e risponde pienamente ai compiti del ministero episcopale, come i recenti interventi in difesa della pace, in sintonia col magistero del Papa.

– Auspichiamo che tutti i cattolici impegnati in politica trovino nel magistero dei Vescovi, nel dialogo e nel cammino di comunione ecclesiale i riferimenti per la loro azione a servizio del bene comune.Firenze, 30 aprile 2003I Vescovi della Toscana

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