Toscana

LA REGIONE TOSCANA INCENTIVA LE UNIONI DI COMUNI: FINORA SONO SOLO SEI

Per ora sono solo sei, ma potrebbero velocemente crescere: incentivate dalla Regione. Fino all’anno scorso non ce n’era in fondo neppure una in tutta la Toscana. Sono le Unioni di Comuni, ovvero amministrazioni che decidono di unirsi per svolgere compiti ben precisi e che per questo si dotano di un presidente, di una giunta e di un consiglio composto dai sindaci, assessori e consiglieri dei comuni originari. Perché piccolo può essere bello, ma grande spesso è meglio. La giunta nell’ultima seduta ha deciso di concedere un premio speciale alle Unioni di Comuni nate sulle ceneri delle sei comunità montane cancellate prima dell’estate. Centomila euro, come l’anno scorso, andranno così alle Unioni di Comuni di Pratomagno, Val di Merse, Alta Versilia e Valdichiana senese. Un contributo tre volte superiore per la sua specificità insulare, e dunque di 300 mila euro, andrà invece alla neonata Unione dell’Arcipelago, nata a gennaio e che l’anno scorso non ha ricevuto alcun incentivo. Nella stessa seduta la giunta ha deciso anche di concedere un contributo di 50 mila euro per le Unioni di Comuni che non sono la trasformazione di precedenti Comunità montane. Per adesso c’è solo l’Unione di Comuni della Valdera, costituita ad ottobre e la seconda d’Italia per grandezza con le sue quindici amministrazioni comunali. Qualsiasi altra Unione che nascerà nel corso dell’anno potrà comunque contare sullo stesso finanziamento. «Le Unioni di Comuni – commenta l’assessore regionale al rapporto con gli enti locali, Agostino Fragai – sono l’evoluzione naturale delle gestioni associate, in cui in questi anni abbiamo fortemente creduto e che, con coerenza, abbiamo incentivato». Nella Toscana dei campanili erano 111 le gestioni associate nel 2002. Alla fine dell’anno scorso erano 7 11, quasi duecento in più rispetto a tre anni prima, con 248 comuni coinvolti sui 287 di tutta la regione e 38 milioni i contributi concessi in sei anni. «E’ vero che le Unioni di Comuni hanno un presidente, una giunta e un consiglio in più – anticipa l’assessore – Ma le indennità non sono cumulabili». E per le Unioni non ci sono dunque spese aggiuntive. «Quando mi capita di parlare di gestioni associate – sottolinea Fragai – tutti sono d’accordo che “insieme è meglio”. Qualche problema in più si presenta quando si tenta di imboccare strade concrete e tradurre quell’indicazione, su cui nessuno sembra avere niente da obiettare, verso direzioni più operative. Eppure la strada giusta per cercare di affrontare e vincere quelle che chiamiamo le sfide del cambiamento». «Chi è amministrato e vive in territori che chiamiamo marginali – prosegue – ha lo stesso diritto di aver e servizi adeguati di chi vive in territori meno periferici. Una delle strade che si possono percorrere è quella appunto delle Unioni di Comuni, che consentono di gestire meglio i servizi e magari risparmiare qualcosa». «In fondo – conclude – quello che fa in un territorio identità autentica non è come si gestisce l’anagrafe, come si spazzano le strade o come si organizza la polizia municipale ma la cultura, la storia e le tradizioni. L’obiettivo deve essere unire quello che oggi è frammentato». (cs-Walter Fortini)