Toscana

LAVORO: DA FLESSIBILE A FISSO, IN TOSCANA DOPO 6 ANNI CI RIESCE IL 48%

Dopo sei anni di flessibilità, solo il 48% degli occupati riesce ad avere un contratto a tempo indeterminato. E’ uno dei dati emersi dalla ricerca condotta da Regione e Irpet su “La flessibilità del lavoro in Toscana”. Lo studio rivela anche che dal 1993 al 2006 la flessibilità nel lavoro è passata dal 4.5 al 12.5 (in Italia è al 13.1% e in Europa al 14.5%). E l’ assessore al lavoro Gianfranco Simoncini ricorda che nel 2006 il 78.8% dei nuovi posti di lavoro è stato rappresentato da contratti a tempo. Il ricorso alla flessibilità è cresciuto in modo costante, registrando una frenata solo negli anni 2001 e 2002 quando vennero varate norme per gli sgravi fiscali destinati a chi assumeva a tempo indeterminato. Se il 48% dei lavoratori atipici dopo sei anni si è stabilizzato, il 20% resta precario, il 14% rimane senza lavoro e il 18%, rappresentato prevalentemente da casalinghe e studenti esce dal mercato del lavoro. La ricerca, la prima in Toscana, è stata avviata nel 2004 con interviste a 1800 lavoratori che nel 2000 avevano avuto un avviamento al lavoro con contratto a termine e nel 2006 sono stati nuovamente intervistate 900 persone del campione iniziale. Francesca Giovani, curatrice dello studio, sottolinea che l’ 82% degli intervistati ha dichiarato di aver accettato il lavoro atipico perché non ha avuto alternative: “Significa che questa via non è un trampolino verso un’occupazione stabile”. Sono soprattutto le donne a dire di aver subito il lavoro flessibile (85% contro il 76% dei maschi). A rimanere più a lungo precari sono i laureati, ma solo perché attendono più dei diplomati e di coloro che sono senza titolo di studio l’occasione di lavoro più gratificante. Mentre le donne sono le più penalizzate: guadagnano il 20% in meno del collega maschio. Uno stipendio da 900 euro viene guadagnato dal 47% delle donne e dal 39% dei maschi. Il lavoro in rosa ha anche contratti più brevi. Il 53% viene assunto per un periodo massimo di 11 mesi, mentre la percentuale dei maschi, per lo stesso periodo di tempo, è del 32%. Nelle riflessioni finali, la ricercatrice sottolinea che “il rischio di intrappolamento nel lavoro flessibile è particolarmente elevato per le donne, i non più giovani, i meno scolarizzati e per chi vive in sistemi poco dinamici”. Dalle interviste emerge che non c’é ottimismo per il futuro. In molti affermano: “Non riusciamo a vedere un futuro diverso e migliore”. Il lavoro flessibile “é molto destabilizzante” e c’è chi dice: “Quando non avrò più l’aiuto della famiglia sarò un problema sociale”. A testimonianza della fragilità del lavoro flessibile in rosa, la ricerca fornisce un altro dato: solo il 42% riesce a stabilizzarsi. Mentre un’altra debolezza è rappresentata dai non più giovani: solo il 43% degli ultra 35enni riesce a trovare un’occupazione stabile. La rilevazione ha studiato anche le varie differenze fra i sistemi locali della Toscana: a Rosignano e a Follonica si è stabilizzato, rispettivamente, il 29% e il 48% degli intervistati, contro il 58% di Firenze, il 51% di Santa Croce e il 51% del Mugello. Tra i settori di attività, i percorsi di stabilizzazione più elevati si registrano nell’industria, dove circa la metà degli intervistati ottiene il contratto a tempo indeterminato, contro quote molto inferiori del commercio (meno del 30%), dei servizi alle persone (22%), degli alberghi e ristoranti (21%).(ANSA).