Toscana

La Grande Elba? Un sogno ancora molto lontano

di Antonio Lovascio

L’Elba in crisi lancia un Sos. Quasi settantamila vacanzieri  e 385.000 pernottamenti persi in dieci anni. E una stagione turistica 2010 che si chiuderà sicuramente con un bilancio in rosso (attorno al -6 per cento), anche se gli sconti praticati con un po’ di coraggio dagli albergatori faranno forse registrare un settembre con i fiocchi. Arrivano più olandesi e francesi, ma se ne vanno tedeschi e toscani. Annosi problemi infrastrutturali irrisolti, servizi non competitivi, un proliferare di parcheggi a pagamento nei pressi delle spiagge, traghetti troppo cari. Tariffe che in futuro non si abbasseranno, anche se a fine mese la Regione dovrebbe completare la privatizzazione della Toremar, offrendo alla nuova società che si aggiudicherà l’asta una invidiabile dote di alcuni milioni di euro; un tesoretto  che farà invidia e stuzzicherà l’appetito della «Moby», l’altra compagnia di navigazione che cura i collegamenti con Portoferraio ed il Cavo. Ma con prezzi  ancor più salati. Che determinano il carovita elbano e fanno gridare allo scandalo. Annullando gli sforzi di chi cerca di fare promozione a buon mercato, di richiamare nuovi turisti con concerti o Eventi cultuali di prestigio, come il premio letterario «Raffaello Brignetti» assegnato quest’anno a Benedetta Tobagi, e quello giornalistico dedicato alla memoria di Gaspare Barbiellini Amidei, che ogni anno, a fine luglio, consacra alcune «promesse» della carta stampata e della radio-tv.

Un’isola piccola (poco più di 31.600 abitanti disseminati in otto comuni, su una superficie di 243 kmq), con un mare incantevole e buone risorse, ma troppo divisa. Anche politicamente. Regione e Stato latitano, gli elbani si sentono abbandonati. Per uscire dal tunnel c’è chi rilancia il progetto della «Grande Elba» modello-Madera, come il sindaco di Rio Marina e deputato Udc Francesco Bosi, che con un libro-provocazione ha riaperto il dibattito tra i due tradizionali ed agguerriti schieramenti. Sembrerà un paradosso, ma Bosi – fiorentino – ha quasi nostalgia del passato: «Sono venuto per la prima volta qui in vacanza nel 1962, quando avevo 17 anni: si stava meglio di ora. C’erano le fabbriche, le miniere. Oggi c’è crisi per le famiglie e per i giovani. Un livello occupazionale più basso della media regionale: è del 54 per cento; mentre la disoccupazione giovanile supera il 20%, fra le peggiori della Toscana. Le aziende non hanno più convenienza a restare, c’è un’economia di scala che è completamente saltata. Alcuni uffici statali sono stati chiusi, e ora la Finanziaria di Tremonti ha imposto pesanti tagli alla scuola e alla sanità. Con un trasporto pubblico carente e strade di cento anni fa, le distanze si allungano a dismisura. Specialmente d’estate, quando per andare in auto da Rio Marina a Marciana non basta un’ora e mezzo». Bosi non è tenero con gli ambientalisti e con i colleghi sindaci della Sinistra, che fin dai tempi di Martini presidente accusa di vassallaggio, di colpevole sottomissione nei confronti della Regione: «Risvegliamo il nostro orgoglio. Siamo a un bivio: se non cresce, la nostra isola muore! Mettiamoci seduti ad un tavolo senza complessi e chiediamo quello che serve, coinvolgendo naturalmente anche il governo».

Il progetto della Grande Elba affascina pure il sindaco di Capoliveri, Ruggero Barbetti. La sua ricetta è ambiziosa: l’obiettivo è un’isola da settanta mila abitanti, quindi quasi raddoppiata, servita da un adeguato aeroporto per portare turisti anche dal Nord Europa, con un Centro congressi sull’area della Teseo Tesei. A queste realizzazioni, vanno poi aggiunti un casinò, un grande campo di golf da 18 buche, nuovi approdi turistici. E soprattutto urge una legge speciale, che faccia dell’isola un porto franco per far nascere nuove aziende, come da tempo chiede uno dei principali e più illuminati imprenditori, Marco Mantovani.

«Seconde case? Non è detto – precisa Barbetti –. L’importante è crescere e istituire il Comune unico, per rilanciare un’idea di sviluppo socio-economico. Certo, in qualche paese sorgerà un Masaniello, che vorrà a tutti i costi difendere l’identità del suo comune, ma se se tutte le amministrazioni sono d’accordo e spiegano perché lo vogliono fare, la gente alla fine ci seguirà».

Il «Comune Unico» è un po’ il cavallo di battaglia del Centrosinistra, portato avanti con convinzione dal sindaco di Portoferraio, Roberto Peria, e da quello di Rio Elba, Danilo Alessi. Anche se nel Centrodestra c’è chi – parliamo del sindaco di Marciana Marina, Andrea Ciumei – è convinto che dirottare l’attenzione solo sui nuovi assetti istituzionali sia solo il modo di eludere le emergenze che gli isolani stanno vivendo.

«Questo centro decisionale unificato è indispensabile – replica invece Alessi –. Come del resto non possiamo fare a meno di una legge speciale per le isole minori: spero che Bosi sensibilizzi ed attivi presto tutti i parlamentari toscani ed anche quelli di altre regioni. Inutile, invece, raddoppiare i residenti: già ci troviamo in difficoltà per i vari servizi, nella differenza tra l’estate e l’inverno. Questa operazione stravolgerebbe anche la fisionomia dell’Elba, basandosi su un’assurda cementificazione». Sulla «crescita» Peria è ancora più categorico. E sintetizza così il suo programma in otto punti: «L’Elba non ha bisogno di più residenti, ma di maggior qualità. Vista poi la presenza di un parco nazionale e di aree vincolate, dove costruiamo case per i nuovi elbani? Come garantiamo loro servizi già attualmente insufficienti come acqua, depurazione ed energia ? Siamo realistii! Prima di tutto sosteniamo il bisogno di prima casa degli abitanti, bloccando la proliferazione di seconde e terze case. Poi riqualifichiamo le strutture ricettive per allungare la stagione con offerte di turismo congressuale e termale. Rilanciamo l’agricoltura e puntiamo sull’utilizzo delle energie alternative». Nella ricetta del sindaco del capoluogo c’è posto altresì per una sorta di «new deal» sul fronte dei servizi pubblici (ora del tutto carenti) e si lancia l’idea di autobus e pullman gratuiti per raggiungere le «perle» di questa magica oasi lambita da un mare azzurro.

Che fa la Regione in tutto questo volteggiare di progetti contrapposti? Per ora il Governatore Rossi è stato a sentire. Nel caldo dibattito estivo, in pratica si è sentita solo la voce del vicepresidente del Consiglio regionale, Giuliano Fedeli, uno dei luogotenenti di Antonio Di Pietro in Toscana. Anche per non tradire le sue origini, ha promesso la costituzione a Palazzo Panciatichi di un apposito ufficio per l’Elba e per l’Arcipelago: «Qui gli amministratori elbani potranno portare le loro istanze, far conoscere i problemi di una realtà complessa come questa, che oggi effettivamente non è appieno compresa. Serve però chi rappresenti globalmente tutta l’isola. Perché se ogni giorno viene un sindaco la cosa diventa complicata». Insomma una lancia spezzata in favore di un «governatore-portavoce». Ma la strada per il «Comune Unico» e per realizzare il sogno della «Grande Elba» è purtroppo ancora lunga.

Bosi, un libro-intervista per lanciare una sfidaDopo tante denigrazioni dell’Elba e dei suoi abitanti, finalmente un libro che difende le loro ragioni. Nella lunga intervista concessa ad Alberto Giannoni, Francesco Bosi – sindaco di Rio Marina e parlamentare Udc – descrive non solo «la patria degli affetti» e come ci si può innamorare di una terra baciata dal mare e allo stesso tempo offre a politici, amministratori ed operatori turistici alcuni spunti per un rilancio in grande stile di quella che in fondo è, dopo la Sicilia e la Sardegna, la terza isola italiana. Il suo modello è quello della portoghese Madera e lo spiega bene nel volume «Una certa idea dell’Elba» edito dalla Libreria Editrice Fiorentina (pagine 104, 14 euro). Come scrive nella prefazione Giovanni Pallanti, «il libro-intervista è il consuntivo di 9 anni di governo come sindaco di Rio Marina ed una proposta per l’Elba del futuro. Vuole essere la base di un confronto progettuale con le realtà sociali e tutti i livelli di governo». Bosi – scrive Pallanti – «intende aprire un serio dibattto sulle cose da fare. Senza nessuna indulgenza verso gli speculatori e senza nessuna sottomissione verso tutti i poter i forti. La polemica è con quella parte di ambientalismo demagogico e parolaio che spesso copre egoismi analoghi a quelli degli stessi speculatori». Così il parlamentare-sindaco «lancia una sfida per difendere il diritto degli elbani a vivere bene sulla propria terra e a garantire un futuro alle nuove generazioni».