Toscana

«La Vela», Dario Nardella ai giovani: «Le città protagoniste della pace»

Davanti a circa 150 giovani, provenienti oltre che dall’Italia, dalla Russia, da Israele, dalla Palestina, dallo Yemen, dall’America Latina e da diversi paesi dell’Africa (Nigeria, Camerun, Congo…), il Sindaco di Firenze, riprendendo il tema del Campo internazionale di quest’anno («#cityingtheworld  unire le città per unire le nazioni»), ha sottolineato con forza il ruolo delle città, che «non hanno all’interno quei limiti dettati dalle cancellerie degli Stati, perché sono abituate a vivere il tema dell’incontro tra culture e religioni diverse. Per le città oggi – ha detto – si apre un secolo di straordinarie occasioni, dove le città tornano ad essere protagoniste. Dopo il secolo che ha visto invece gli stati protagonisti, assisteremo ad una polarizzazione tra forme di governo sovranazionale, che non possono non rafforzarsi e il ritorno all’identità del territorio». Perché, ha detto citando La Pira, «i regni passano le città restano. Abbiamo assistito a cambiamenti di assetti internazionali, confini, regimi, la Germania divisa in due e poi riunificata, la divisione tra Cechi e Slovacchi, così come la frammentazione dell’Urss… Così come sono cambiate anche le forme di governo… Tante trasformazioni per gli Stati mentre le città possono al massimo essere distrutte, ma vengono ricostruite. Perché rappresentano nel modo più fedele l’evoluzione dell’umanità. Sono la cosa più vicina all’uomo».

Del resto oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive in aree urbane, con «implicazioni molto serie e sfide gigantesche». Sfide «che riguardano sviluppo urbano e trasformazione del territorio, inquinamento e cambiamenti climatici, nuovi modelli di convivenza sociale».

Nardella ha poi invitato i giovani dell’Opera «La Pira» a partecipare e a portare il loro contributo al convegno dei Sindaci delle città capitali, che Firenze sta organizzando dal 5 all’8 novembre prossimi, nel sessantesimo dell’analoga iniziativa voluta allora dal sindaco La Pira. A quel convegno – ha raccontato Nardella – partecipò anche il presidente del Comintern di Mosca che incontrò il cardinale Dalla Costa. «Quell’abbraccio rappresentò un simbolo importante di pace e di dialogo nel periodo della guerra fredda».

All’incontro fiorentino del prossimo novembre, che avrà per filo conduttore «la cultura come strumento di pace», cioè «il reciproco rispetto e riconoscimento, per sconfiggere pretesti ideologici alla base dei conflitti», parteciperanno «sindaci di città importanti e che vivono ancora gli effetti delle guerre che i loro Stati stanno portando avanti, o città che rappresentano modelli di coabitazione interculturale. Come i sindaci di Istanbul ed Erevan… Se non possiamo mettere allo stesso tavolo il primo ministro turco e armeno a discutere del genocidio armeno, – ha detto Nardella – noi abbiamo l’ambizione di mettere insieme le due città più rappresentative di quegli stati. Avremo anche il sindaco di Kiev e il ministro degli Esteri di Mosca. Confido che nell’incontro tra loro possano nascere messaggi ai loro Stati, che oggi sono divisi da una guerra di cui ora si parla poco. Abbiamo invitato anche sindaci degli Stati del Mediterraneo, da Israele fino al Marocco e sono convinto che con loro possiamo affrontare tema convivenza dei popoli in quest’area, molto cara a La Pira».

All’incontro ha partecipato anche Massimo Toschi, instancabile ambasciatore di pace dalla regione Toscana, che ha ricordato come il primo grande discorso di La Pira sulle città sia del 1954 a Ginevra, al convegno della Croce Rossa, a pochi anni dalle bombe atomiche del 6 e 9 agosto di Hiroshima e Nagasaki. «Cambiava il mondo», ha osservato. Da quel momento si era sul «Crinale apocalittico: o il tempo della pace o il tempo della guerra. Proprio per questo La Pira parla di città come comunità viventi che hanno il diritto di vivere come primo fondamentale diritto».

«Se le città possono contribuire a costruire la pace – ha detto Toschi rivolto ai giovani – anche voi potete contribuire. E in modo ostinato e incessante. Senza la pace non c’è bene comune. Papa Francesco ha detto a più riprese che siamo nel periodo della terza guerra mondiale fatta a pezzi. Per fare la pace ci vuole anche intelligenza, un’intelligenza che supera i problemi. Il sindaco di Firenze chiamando tanti sindaci del mondo si è preso una bella responsabilità e tante grane.. Ci vuole intelligenza, non solamente retorica per fare la pace. Per questo spero che voi sarete a Firenze e darete una mano, perché è un grande lavoro collettivo». E rivolto al Sindaco ha ricordato come sia «possibile fare la pace a condizione che al primo posto ci siano le persone più fragili, i poveri».

Dopo la visita del Sindaco di Firenze, che al termine del suo intervento ha risposto alle tante domande dei giovani, stasera al Campo internazionale arriva il card. Giuseppe Betori, che celebrerà l’eucarestia. Ieri, invece, i giovani e i loro accompagnatori avevano partecipato all’udienza generale di Papa Francesco nell’Aula Paolo VI. Saputo che tra loro vi erano anche dei profughi nigeriani, ospiti da alcuni mesi della Comunità del Seminario di Fiesole, Papa Francesco li ha voluti salutare uno per uno al termine dell’udienza, assieme alla direttrice del Campo, Valentina Brocchi e all’imam di Firenze, Izzedin Elzir. L’imam, che è ormai una presenza fissa di questo Campo internazionale, aveva partecipato lunedì scorso a «La Vela» ad un incontro interreligioso con il rabbino capo di Firenze, Joseph Levi e a suor Costanza Pagliai. Filo conduttore anche di quell’incontro, il ruolo delle città come costruttrici di pace, nella tradizione delle grandi religioni abramitiche.