Toscana

La febbre del gioco

In Italia il 58% della popolazione adulta tenta la fortuna. Lo dimostra l’indagine Eurispes secondo cui il volume di affari da gioco è in forte espansione, tanto che, solo tramite Internet, raggiungerà i 10 miliardi di dollari nel 2002. Inoltre, l’apertura delle sale Bingo (ne sono previste 700-1000) frutterà allo Stato oltre 2 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Partendo dalla domanda: come mai tanti italiani tentano la fortuna? che cosa si cela dietro la voglia di giocare pur sapendo che si perde fino all’indebitamento?, la rivista della San Paolo «Famiglia oggi» ha dedicato un proprio numero, il 4, a «Giochi e lotterie.

Come difendersi dalla dipendenza» con una serie di importanti contributi e un dossier su «Storia dell’azzardo più amato dagli italiani». Grazie al Lotto e al Superenalotto, alle numerose lotterie, al Totocalcio, al Bingo al Gratta e vinci circa l’80% delle persone hanno provato, almeno una volta, l’ebbrezza di tentare la fortuna.

«Per un certo verso, gli italiani – come si legge nell’editoriale di “Famiglia oggi” – si sono trovati spiazzati di fronte all’improvvisa impennata dell’offerta di azzardo, nata e sostenuta per soddisfare la crescente domanda e insieme per risanare il bilancio statale. Tuttavia, nel nostro Paese manca una vera cultura del gioco. Mancando tale cultura, anche a causa dei congeniti ritardi legislativi che conducono a situazioni mai chiare e spesso contraddittorie, la mania del gioco tende a svilupparsi disordinatamente favorendo gli illeciti, il vizio, la dipendenza con gravi ripercussioni sul tessuto familiare. Ne è un esempio eclatante il videopoker.

Il giro d’affariAttualmente in Italia sono operanti quattro casinò, tutti dislocati nel nord del Paese: Saint Vincent, Campione d’Italia, Venezia, Sanremo.

Quello di Saint Vincent, con oltre 90 tavoli e 440 slot machine, è il più frequentato e raggiunge poco meno di 800 mila visitatori ogni anno a fronte di Campione d’Italia che ne conta poco più di 650 mila e Venezia e Sanremo attestati entrambi a circa 300 mila. Il totale dei giocatori (ma sarebbe più corretto parlare del numero di ingressi in quanto la stragrande maggioranza ci torna più volte) si attesta ogni anno a quota 2 milioni per un incasso di quasi 650 miliardi di vecchie lire. Un forte attivo che testimonia come al casinò sia più facile perdere che vincere. Infatti i miliardi spesi ogni anno nei casinò sono addirittura più di 3 mila.

Ma gli italiani sembrano ben disposti a spendere per qualsiasi gioco d’azzardo tanto che nel 1999 hanno «buttato» 19.544 miliardi di vecchie lire nel Lotto, 6.114 nel Superenalotto, 1.202 nel Totocalcio, 824 nel Totogol, 4.671 nelle scommesse ippiche, 206 nelle lotterie, 1.167 nel Gratta e vinci, 103 nel Totosei per un totale di quasi 35 mila miliardi. Eppure la possibilità di azzeccare un 13 al Totocalcio è pari a 1 ogni 1.594.323, un 8 al Totogol 1 ogni 5.852.925, un miliardo di lire al Gratta e vinci 1 ogni 40 milioni.

A fianco del gioco d’azzardo legalizzato, è fiorente in Italia anche quello clandestino, arricchito dalla scommesse, per un giro d’affari ipotizzabile in 4-5 milioni di euro all’anno.

Sembrano soldi, ma sono gettoni… d’oroDi televisione ancora non si parlava, l’oro era un miraggio per moltissimi italiani, ma il regio decreto 1933 del 1938, già fissava le norme per la corresponsione delle vincite nei concorsi a premi, escludendo tassativamente la corresponsione di somme in denaro. Unica eccezione il lotto e le lotterie gestite dallo Stato.

Nel dopoguerra nascono i concorsi radiofonici, primo tra tutti «Botta e risposta» di Silvio Gigli, andato in onda per la prima volta il 4 gennaio 1946 da Radio Firenze. Distribuiva premi da dopoguerra: saponette, profumi, cappelli offerti da una ditta di Montevarchi, ma di soldi, né di gettoni d’oro, ancora niente. È con l’avvento di «Lascia e raddoppia» nel 1955 che si comincia a parlare di somme in denaro: la vincita massima del primo telequiz di Mike Buongiorno era di 5 milioni 120 mila lire; se lasciava prima del fatidico raddoppio finale al concorrente spettava una Fiat 600 come premio di consolazione.

Nel corso degli anni è aumentata la componente spettacolare dei telequiz e le somme distribuite ai vincitori sono diventate parte integrante dello spettacolo e sempre più consistenti, ma il regio decreto vige ancora: niente denaro, solo gettoni d’oro. Quanto vale un gettone d’oro? Un milione nominale vale circa 600 mila lire, più o meno 300 euro, secondo quanto scrive Aldo Grasso nella «Enciclopedia della televisione». Anzi la regola è stata riaffermata con la legge 430 del 2001 che cambia alcune regole, escludendo però la corresponsione di somme in denaro. Ovviamente, ancora premi in gettoni d’oro, e ora anche immobili o biglietti della lotteria, come avveniva ai tempi delle prime Canzonissima. Niente soldi, dunque, ma il reddito nominale è tassato alla fonte, 25 per cento, come se fossero soldi (articolo 30 del testo unico che disciplina le imposte e tasse). Dopo tutto, è sempre una consolazione…. (Ennio Cicali)

Una settimana da 45 milioni di euroQuella appena trascorsa è stata una settimana che con i giochi proposti dalla Sisal, con «Superenalotto» e «Totip più», ha messo in palio poco meno di 45 milioni di euro tra montepremi di concorso e jackpot. Il «Superanalotto», con il 6 assente da 20 settimane, ha messo a disposizione per l’estrazione di mercoledì 10 luglio quasi 27 milioni di euro. In precedenza, il primo luglio, lo stesso gioco aveva distribuito poco meno di 4 milioni di euro.

Domenica 7, il «Totip più» ha invece premiato 9 vincitori con 12 punti ognuno dei quali ha portato a casa 9.732, 87 euro. Con chi ha realizzato 11 e 10 punti sono stati distribuiti in totale 350 mila euro. Domenica 14 il jackpot disponibile per chi centrerà il «14» a «Totip più» salirà a circa 260.000 euro. «Formula 101», il gioco abbinato alla Formula 1, ripartirà domenica 21 luglio con il Gran premio di Francia sul circuito di Magny-Cours a Nevers e metterà in palio per chi azzeccherà il massimo punteggio un jackpot di 85 mila euro. Domenica scorsa, in occasione del Gran premio d’Inghilterra, i vincenti per la categoria «oro» sono stati 2 ed hanno vinto ognuno più di 37 mila euro. Ancora 2 i vincitori per la categoria «argento» con una vincita di 9 mila euro e un solo vincitore per la categoria «bronzo» che ha a sua volta portato a casa 1.861 euro. E il caso vuole che queste cifre siano comparse a pochi giorni del convegno che il Dipartimento delle dipendenze dell’Azianda Usl 2 d Lucca ha organizzato in collaborazione con la Regione Toscana per discutere sul gioco d’azzardo patologico.

All’incontro, tra l’altro finanziato attingendo al fondo nazionale per la lotta alla droga (e questo la dice lunga sul tipo di dipendenza da gioco), hanno partecipato operatori saniatri e sociali. Il gioco d’azzardo, è stato detto, rappresenta un comportamento sempre più diffuso, tollerato e in molti casi incentivato. Se per molti si tratta soltanto di un divertente passatempo, per qualcuno il gioco può assumere un carattere compulsivo e patologico e, come tale, deve essere adeguatamente trattato. Questa patologia fra l’altro può essere all’origine di gravi problemi personali e sociali, quali difficoltà finanziarie, legali, lavorative, mediche e psicologiche. Chi soffre di questa forma di dipendenza risulta inoltre più soggetto a disturbi come l’insonnia, l’ipertensione arteriosa e cefalea, problemi di carattere gastrointestinale e cardiaco.

Casinò, in Toscana ci provano in tre