Toscana
Lavoro a rischio per quindicimila
È la fotografia impietosa del sistema industriale toscano, secondo i dati presentati dalla Cgil Toscana. Un’analisi vera, non per campioni, un lungo elenco con il nome delle aziende e il numero reale, non percentuali, dei lavoratori interessati. Un elenco che comprende nomi noti e altri meno, aziende grandi, ma anche tante, la maggioranza, medio piccole le tanto citate «pmi» fiore all’occhiello dell’economia regionale.
Le difficoltà maggiori permangono nei due settori chiave dell’economia regionale: tessile, con 163 aziende in crisi, e metalmeccanico con 135. «Nel metalmeccanico osserva il segretario generale della Cgil Toscana, Luciano Silvestri la nostra regione è in controtendenza rispetto al dato nazionale, che ha registrato un aumento delle esportazioni e della produzione». Una selezione che colpisce soprattutto le aziende delle fasce medio basse, quelle che non sono riuscite, o non hanno potuto, innovare il prodotto. Le difficoltà dell’apparato produttivo contribuiscono alla precarizzazione del lavoro, dimostrata dal forte ricorso ai lavoratori atipici.
La crisi dell’industria riguarda tutta la Toscana. I punti più critici sono nelle province di Firenze (211 aziende in difficoltà) e Prato (64). I numeri poi variano da Lucca (25), Arezzo (22), Carrara (20), Livorno (15), Pisa (14), Pistoia (9), Siena (8) e Grosseto (5). I settori più colpiti, l’abbiamo già detto, tessile- abbigliamento e metalmeccanica, piccoli numeri, anche se importanti per l’aspetto sociale, negli altri comparti. Non mancano gli esempi positivi: aziende che la Cgil Toscana indica come casi di eccellenza per crescita dimensionale, innovazione del prodotto, nuove assunzioni e stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
Che fare? La mancanza di infrastrutture è tra le cause principali, esempio: le difficoltà, spiega Silvestri, per chi da Prato deve arrivare a Livorno. È l’accumularsi dei fattori esterni alle imprese, dice, che mina la vita delle stesse. Un grido di allarme viene anche dall’altissimo numero di abbandoni scolastici.
Un rischio per il territorio, secondo Silvestri, una minaccia per la tenuta della qualità della vita. A questo proposito cita i bassi salari che colpiscono i più giovani, molti dei quali laureati. Qualcosa per il futuro si può e si deve fare, attraverso l’utilizzazione dei nuovi fondi comunitari 2007-2013. Fondi da distribuire con criteri selettivi ad aziende che investano in prodotti innovati e tendano a contratti a tempo indeterminato. Fare presto, è la raccomandazione di Silvestri: è appena esaurita la prima ondata di concorrenza per prodotti di fascia medio bassa da parte di paesi emergenti, dall’India alla Russia. Tra poco arriverà una seconda ondata, peggiore della prima, giocata sulle fasce medio-alte. Sarà una sfida per tutto il sistema produttivo regionale, per vincerla occorre investire in innovazione di prodotti e di processo.
Pisa: Siemens (meccanica) 400 addetti circa. Vanni s.r.l. (legno) 30 addetti circa
Prato: Gruppo Colb (tessile) 120 addetti circa. Best (tessile) 100 addetti circa
Siena: Gruppo Novartis Biotecnologia (chimica) 1000 addetti circa. Camper Trigano (camper) 400 addetti circa. Wirpool Congelatori (metalmeccanica) 400 addetti circa
Lucca: Gruppo So.Fi.Del – Regina (carta) 700 addetti circa. Henreaux (settore marmo) 150 addetti circa. F.lli Rossi (nautica) 110 addetti circa
Livorno: Benetti (nautica) 110 addetti circa
Arezzo: Rosato (orafo) 40 addetti circa. Sirio Panel (elettronica) 180 addetti circa
Firenze: Sammontana (agro-alimentare) 900 addetti circa. Nuovo Pignone (metalmeccanica) 3000 addetti. Gruppo Giunti (editoria) 370 addetti in Toscana. Targetti (meccanica) 350 addetti circa. G. K. N. (meccanica) 480 addetti circa
Pistoia: Bardi s.p.a. (legno) 80 addetti circa
Grosseto: Tyoside (chimico) 268 addetti.