Toscana

Legambiente, la Toscana al 6° posto per gli ecoreati

In quello che il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani, non esita a definire il «rapporto della svolta», perché finalmente, dopo 23 anni (il primo fu nel 1994) e grazie all’entrata in vigore della legge 68/2015, a livello nazionale si può constatare una diminuzione nel numero dei reati accertati (-7%) e un aumento dell’opera di contrasto (sequestri, denunce, arresti), i segnali che vengono dalla Toscana rimangono allarmanti. Come fa notare Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente toscana, se come territorio, popolazione ed economia la Toscana «pesa» per un 6,5% sul piano nazionale, sul fronte degli ecoreati registra un 6,9% con 1.722 infrazioni accertate.

In linea generale, quest’anno si registra un decremento nel settore del cemento illegale (scende dal 6° al 7° posto) e in quello del racket degli animali (dall’8° al 9°), frutto anche di una crescente sensibilità animalista. Rimane sostanzialmente invariato il settore dei rifiuti dove la Toscana mantiene il 6° posto nella classifica generale, con il 5,7% sul totale. In negativo peggiora il settore delle archeomafie (cioè la sottrazione e il commercio clandestino dei reperti archeologici e delle opere d’arte) e degli incendi dolosi. Per quest’ultimi sono state ben 377 le infrazioni accertate nel 2016 (l’8,1% su base nazionale, con 43 denunce e 22 sequestri. «Non oso immaginare i dati dell’anno prossimo» – chiosa Ferruzza – visti i tanti incendi che in questi primi sei mesi hanno devastato la Toscana, così come il resto d’Italia.

Il Rapporto («Ecomafia 2017. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, ed. Ambiente 2017) è stato presentato a livello regionale oggi a Firenze, con una conferenza stampa alle «Giubbe Rosse» alla quale hanno preso parte oltre a Ferruzza e Ciafani, anche il colonnello Alessandro Bottacci, del Comando regionale Carabinieri forestali della toscana e don Andrea Bigalli, referente regionale di Libera, che da tempo collabora con Legambiente a questo strumento di conoscenza degli ecoreati.

L’edizione 2017, oltre ad indagare su smaltimento rifiuti, cementificazione abusiva, racket animali, incendi e archeomafie,  pone l’attenzione, come ha rimarcato Ciafani, su due nuove filiere: quella della corruzione ambientale (320 gli arresti tra quanti avrebbero dovuto vigilare sull’ambiente e si sono invece fatti corrompere) e quello della vendita degli shopper illegali. Quest’ultimo è un caso sintomatico – come l’ha definito don Andrea Bigalli, della «capacità evolutiva delle mafie». Una legge nazionale , entrata pienamente in vigore solo nel 2012, vieta l’utilizzo dei sacchetti di plastica. L’Italia aveva il primato europeo di vendita di questi sacchetti, che poi costituivano una grossa fonte di inquinamento ed un serio problema per il trattamento dei rifiuti. Oggi, grazie a quella legge, la vendita degli shopper si è dimezzata (-55%). Ma tra quelli che ancora circolano una buona metà sono illegali. Inchieste della magistratura hanno provato come in Campania la camorra faccia produrre ancora sacchetti con materiale plastico tradizionale (che sarebbero proibiti) e poi li impone anche come «pizzo» ai commercianti, costretti ogni mese ad acquistarne per 2-3 mila euro. Legambiente ha calcolato che ancora oggi con questo sistema viene immessa nell’ambiente plastica per 40 mila tonnellate con una perdita economica netta per la filiera legale degli shopper compostabili pari a 160 milioni di euro, oltre a 30 milioni di evasione fiscale e a costi alla collettività pari a 50 milioni per l’inquinamento provocato.

Un maggior controllo del territorio periferico della regione è stato auspicato dal colonnello Alessandro Bottacci. La Toscana «appare» infatti come una regione tranquilla, lontana da quelle ad alta densità mafiosa, come la Campania o la Calabria. E proprio per questo è particolarmente appetibile alle ecomafie per agire indisturbate con reati come lo sversamento di rifiuti industriali nei campi. Da questo punto di vista il passaggio del Corpo forestale dello Stato all’Arma dei Carabinieri, avvenuto dal 1° gennaio scorso, se per certi versi può aver fatto emergere qualche problema di coordinamento e di competenze (alcune, ad esempio, sono passate ai Vigili del fuoco), alla lunga potrebbe essere d’aiuto estendendo la rete di monitoraggio del territorio. Tre le direzioni auspicate dal colonnello Bottacci: quella normativa (ad esempio, servirebbe snellire le procedure per abbattere gli ecomostri), quella del personale che controlla il territorio e quella della formazione ed educazione civile.