Toscana

Livorno, Lucca e Pisa tre province che cambiano

DI ENNIO CICALITrasformazioni molto intense hanno interessato l’area interprovinciale costituita dalle province di Livorno, Lucca e Pisa, nel decennio intercorso tra il censimento del 1991 e quello 2001, incidendo significativamente sugli equilibri territoriali, demografici e socioeconomici. La popolazione ha subito una variazione relativamente modesta perdendo solo 16 mila unità. Perdita moderata dovuta al rilevante apporto della componente migratoria allo sviluppo demografico ed economico dell’area.

La provincia di Livorno ha perso ben 10 mila delle 16 mila unità della popolazione residente perdute dall’area interprovinciale, mentre praticamente irrilevanti risultano le perdite della provincia di Pisa.

Da notare il declino demografico dei capoluoghi e dei rispettivi hinterland. La crescita della popolazione dei comuni limitrofi, pur rilevante, è stata insufficiente a contrastare il forte declino demografico dei capoluoghi che complessivamente nelle tre province hanno perduto circa 25 mila individui, ossia ben 2.500 persone in media l’anno. Tuttavia, il calo demografico dei sistemi urbani non è sinonimo di declino economico e sociale, poiché molte funzioni si spostano nel territorio circostante.

Il declino demografico acquista rilevanza economica e sociale in alcune realtà locali, condizionandone fortemente le possibilità di ripresa. Fenomeno rilevabile in strutture per età particolarmente invecchiata, due tipici esempi di tali realtà sono la Garfagnana e la Val di Cecina interna. Nella Val di Cornia, invece, la flessione della popolazione è la conseguenza dei riflessi occupazionali, dopo la grave crisi del settore industriale.

La componente migratoria è un importante elemento di sostegno dello sviluppo economico oltre che della crescita demografica. E’ quello che accade nella Val di Cecina costiera, Versilia, Valdera e Valdarno inferiore, gli assi portanti dello sviluppo demografico ed economico dell’area interprovinciale.

La rilevante ridistribuzione territoriale della popolazione ha alterato significativamente gli equilibri preesistenti. La Val di Cecina interna ha perduto nel decennio circa 2500 individui, mentre la Val di Cecina costiera ne ha guadagnati quasi altrettanti. La valle del Serchio (Garfagnana e Media Valle) ha perso circa 2700 residenti e la Versilia ne ha guadagnati grosso modo la stessa quantità.

L’aumento della popolazione residente della Val di Cecina costiera e dell’Arcipelago è riuscito ad arginare solo in minima parte le perdite dell’Area livornese e della Val di Cornia. I guadagni della Versilia riescono a compensare, come si è visto, le perdite della valle del Serchio, ma non quelle, rilevanti, dell’Area lucchese. L’incremento di popolazione della Valdera e del Valdarno compensa invece quasi integralmente la diminuzione dell’Area pisana e della Val di Cecina interna.

Cambia la popolazione e con essa, in maniera rilevante, i diversi gruppi di età. La diminuzione di 16 mila individui è in realtà la risultante di una diminuzione di quasi 50 mila persone con meno di 60 anni e l’aumento di circa 30 mila persone con più di 60 anni. Circa 1/3 del secondo gruppo è costituito da ultraottantenni. La stragrande maggioranza del primo gruppo è composta invece da giovani con meno di 20 anni. Ogni anno, nell’intera area si sono perdute in media circa 5000 persone in età pre-lavorativa e lavorativa e si sono acquistate 3000 persone in età post-lavorativa o prossime a quell’età. Il gruppo dei giovani (fino a 20 anni) ha accusato la più rilevante flessione, mentre quello dei grandi anziani (oltre 80 anni) ha registrato il più forte incremento. Poche cifre che riassumono efficacemente l’intensità del processo di invecchiamento della popolazione nell’area.

L’indice di vecchiaia, ossia il rapporto tra le persone anziane (con oltre 65 anni) e le persone giovani (con meno di 15 anni), dell’area interprovinciale ha raggiunto nel 2001 il valore di 2 anziani per ogni giovane. Il valore più basso dell’indice – circa 3 anziani ogni 2 giovani – si osserva nel Valdarno inferiore, quello più alto (circa 5 anziani ogni 2 giovani) è nella Val di Cecina interna e nella Val di Cornia. Da questi dati si deduce che le dimensioni dell’invecchiamento sono davvero imponenti, in particolare in alcune realtà locali. Tutto questo è naturalmente denso di conseguenze perché la popolazione anziana, particolarmente quella molto anziana, esprime una domanda di assistenza sanitaria e sociale molto elevata.

Meno famiglie numerose e più donne soleUn altro aspetto molto importante del mutamento sociale registrato dal censimento 1991-2001 riguarda la dinamica delle famiglie e, in particolare, la loro evoluzione per tipologia. Da notare che, a fronte di una diminuzione della popolazione, si è avuto nell’area interprovinciale Livorno – Lucca – Pisa un significativo incremento del numero dei nuclei familiari (circa 36 mila, ossia più 9,4%). Da ciò deriva un ulteriore assottigliamento della dimensione media della famiglia, scesa nel 2001 a 2,5 componenti. C’è stato un aumento di oltre 50 mila famiglie di piccole dimensioni (fino a 2 componenti) e una diminuzione di circa 20 mila famiglie con 4 e più componenti. Il maggior incremento relativo (+43%) si è avuto nelle famiglie unipersonali, mentre sono notevolmente diminuite (-45%) quelle di grandi dimensioni (con 6 componenti ed oltre). Attualmente una famiglia su quattro è costituita da persone che vivono sole (in prevalenza donne anziane).