Toscana

Livorno discute sul nuovo ospedale

di Nicola Sangiacomo

Di costruire un nuovo ospedale a Livorno se ne parla da almeno trent’anni, ma questa volta sembra si voglia fare davvero sul serio. L’attuale struttura (nella foto), che ha quasi 80 anni (è stata inaugurata nel 1931) è l’unica ancora attiva in Toscana che sia stata costruita prima della guerra e negli anni più recenti i lavori di manutenzione per adeguarla alle necessità della sanità di oggi sono costati in media 10 milioni di euro all’anno. Partendo da questi due dati e da altre analisi che hanno definito l’inadeguatezza della situazione attuale, l’Azienda Sanitaria locale e l’Amministrazione Comunale livornese hanno varato l’iter per arrivare alla costruzione di una nuova struttura sanitaria. Nei prossimi giorni si dovrebbe arrivare alla firma del protocollo di intesa tra tutti gli enti competenti per definire l’avvio del progetto.

Sarà un’opera che condizionerà molto il futuro sviluppo urbanistico ed economico della città di Livorno, sia per la nuova ubicazione che è già stata individuata, sia per i capitali che muoverà. Al momento si ipotizza una spesa di 280 milioni di euro, di cui 130 provenienti dai fondi regionali destinati allo scopo.

Tuttavia sulle prime ipotesi di lavoro presentate alla cittadinanza si sono levate già molte critiche: innanzitutto sulla localizzazione del sito su cui dovrebbe sorgere il nuovo ospedale, ai piedi della collina di Montenero, quella ben nota ai toscani per la presenza del famoso Santuario intitolato alla patrona della Toscana, che si colloca nella zona sud della città, tra i quartieri di Ardenza e di Antignano. Si critica in particolar modo questa scelta per i problemi che possono derivare dai collegamenti stradali in una zona residenziale con un flusso di traffico già notevole; su questo aspetto si è già espresso anche il Prefetto di Livorno, Domenico Mannino, che ha raccomandato ai responsabili del progetto di risolvere, prima della costruzione della nuova struttura, i problemi legati alla viabilità della zona, che appare da ripensare radicalmente. Chi critica l’ipotesi di nuova ubicazione suggerisce di progettare la nuova struttura in altre parti della città più periferiche, dove poter progettare un nuova viabilità adeguata ai bisogni; il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, dal canto suo, è molto convinto dell’area scelta, confortato dai pareri che ha ricevuto dai tecnici e dalla circostanza che i terreni su cui dovrebbe sorgere il nuovo ospedale sono già di proprietà comunale: questo consentirebbe di semplificare l’iter burocratico e di rendere meno costoso il progetto.

Altre critiche riguardano sia le caratteristiche geologiche e ambientali dell’area scelta, sia la riconversione della vecchia struttura su cui molto si è speso negli ultimi anni e nella quale, secondo le prime indicazioni, dovrebbero trovare collocazione residenze sanitarie assistite, scuole e altre edifici pubblici. Una parte della stessa dovrebbe essere invece destinata a nuova edilizia residenziale per poter finanziare parte del progetto. La costruzione del nuovo ospedale quindi, oltre a comportare la rivoluzione urbanistica di una zona molto conosciuta, provocherà a catena variazioni notevoli in gran parte della città.

Nel progetto presentato fino ad oggi alla cittadinanza, si punta a costruire una struttura moderna che sia in linea con le più moderne esigenze sanitarie e che possa ospitare 400 posti letto, meno di quelli attualmente presenti nel nosocomio livornese. La direttrice generale del Asl livornese, Monica Calamai, che sostiene con determinazione l’esecuzione del progetto fin dal suo arrivo a Livorno, circa sei mesi fa, nel descriverne le linee guida, sottolinea che è necessario puntare su un numero inferiore di letti, ma dotati di tutte le strumentazioni tecnologiche più avanzate, sulla realizzazione di  strutture che garantiscano meglio la privacy del paziente e che favoriscano lo sviluppo della ricerca medica.

Anche l’assessore regionale alla sanità Enrico Rossi, in una recente visita in città, ha appoggiato il progetto di costruire un nuovo ospedale a Livorno, auspicando che questo punti sulla qualità dei servizi per giungere ad un razionale e produttivo utilizzo delle risorse. Sembra quindi che si sia giunti ad un accordo di massima tra tutte le Istituzioni coinvolte in questo progetto; meno scontato, invece, appare, almeno fino a oggi, il consenso della cittadinanza dove, tra l’altro, si è anche  costituito un comitato che si oppone con forza all’iniziativa.

La direttrice Calamai ha già annunciato anche una data, il 2016, in cui il nuovo ospedale livornese dovrebbe essere pronto: sei anni per vincere una sfida che potrebbe cambiare in parte il volto della città, una sfida che è appena cominciata.

E Monsignor Giusti vara un’inchiesta nelle parrocchie«Dotare la città di un nuovo e moderno ospedale è di per sé un fatto positivo, tanto più quando si prevede una rivalutazione dell’attuale presidio. Non possiamo però ignorare le critiche e le perplessità di tanti cittadini, diretti interessati della questione. La costruzione del nuovo ospedale dovrà essere veramente un processo partecipativo di tutta la città, ed in questo anche la Diocesi vuol fare la sua parte, per questo motivo ho chiesto al giornale diocesano “La Settimana – Toscana oggi” di occuparsi dell’argomento, realizzando un’inchiesta in tutte le parrocchie della Diocesi, magari attraverso i tanti giornali parrocchiali che vengono diffusi in tutte le famiglie, per far emergere pareri e suggerimenti».

È questa l’idea di monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, a proposito del progetto per il nuovo ospedale cittadino. Un invito all’ascolto della cittadinanza, ma anche una disponibilità alla collaborazione con le istituzioni ed in particolare con l’Azienda Sanitaria Locale, con la quale da più di un anno il Pastore della Chiesa livornese porta avanti un progetto significativo: il «tavolo dell’oggettività». Si tratta di un luogo di incontro ragionato e oggettivo tra il Vescovo ed i primari dell’ospedale: una sorta di spazio libero in cui confrontarsi pacatamente in particolare sui temi legati alla vita. L’idea che si ripete ormai con scadenza quasi mensile è nata nell’ambito del Progetto Culturale diocesano ed ha riscosso oltre ad un’ottima partecipazione larghi consensi in tutta la regione.

Chiara Domenici LA SCHEDAEntro il 2013 il sistema sarà a regime«Nel 2013 in Toscana non avremo più un ospedale che non sia stato ristrutturato o chiuso per riaprirne uno nuovo». Parola dell’assessore regionale alla salute, Enrico Rossi durante la recente audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi regionali. Rossi ha sottolineato che la sanità deve essere considerata non solo una spesa ma volano di investimenti e la politica deve prendersi le sue responsabilità quando si tratta di riorganizzazione, «chiudendo per esempio i piccoli ospedali. Decisione che comporta sempre una reazione nella popolazione che non è positiva».

Proprio per favorire gli investimenti in questo settore, sono stati firmati nei giorni scorsi dei protocolli – per ora uno per l’area fiorentina ed un altro per quella di Massa Carrara – tra l’assessorato regionale, le Asl, Unioncamere Toscana e le relative Camere di commercio. Lo scopo è quello di ottimizzare tutte le opere sanitarie, i tempi e i costi, con appalti assegnati più velocemente e pagamenti più rapidi.

Nel triennio 2008-2010 in tutta la Toscana sono stati finanziati oltre 1600 milioni di euro e un altro milione per il completamento delle opere già in corso. Di tutti questi soldi, oltre 375 milioni riguardano la Asl 10, oltre 475 milioni l’azienda ospedaliero universitaria di Careggi e quasi 87 milioni e mezzo l’ospedale pediatrico Meyer. Il protocollo fiorentino impone a Asl 10, Careggi e Meyer, così come alla Asl di Empoli, di stilare bandi di gara in modo omogeneo e più accessibile, espletandole in tempi rapidi. La Regione insieme a Unioncamere Toscana dovrà vigilare perché le aziende rispettino progetti e tempi. La Camera di commercio farà da tramite con le imprese: le informerà sulle gare di appalto in corso, aiuterà le più piccole a riunirsi in associazioni per poter partecipare ai bandi, organizzerà corsi di formazione e farà in modo di convincere le imprese che vincono gli appalti a trovare una soluzione stragiudiziale in eventuali contenziosi. In questo modo, spiega l’assessore Rossi, non si dovrebbero più verificare casi come quelli recenti di Careggi, in cui due cantieri già partiti al Cto e al reparto di maternità son rimasti bloccati per sei mesi per colpa di un contenzioso.

Per favorire la costruzione di quattro nuovi ospedali – quello delle Apuane che ne sostituirà due, e quelli di Lucca, Prato e Pistoia – nell’agosto scorso la giunta regionale ha stanziato 400 milioni di euro per incrementare il fondo di rotazione e anticipare alle aziende sanitarie risorse provenienti da alienazioni. Il 19 ottobre è stato firmato, invece, l’accordo per la ristrutturazione dell’Ospedale di Grosseto. 45 milioni di euro per riammodernare la struttura esistente e costruire un nuovo edificio, su circa 6 ettari di terreni ad est dell’attuale fabbricato. Nel padiglione troveranno posto l’intero blocco delle 12 sale operatorie, le terapie intensive e subintensive, le degenze della chirurgia generale. I lavori dovrebbero partire a fine 2010. Sono invece iniziati il 19 novembre scorso quelli per il nuovo ospedale di Pistoia, che dovrà essere pronto per il 2012. Quattrocento posti letto con 51 dedicati alle degenze a ciclo diurno, potenziamento dell’area operatoria, 3 sale parto, una per il parto in acqua e due per il parto naturale, sono alcune delle caratteristiche della nuova struttura. E un grande parco urbano, che riqualificherà anche dal punto di vista paesaggistico l’intera area.

C.T.