Toscana

Loppiano, la cittadella dei miracoli

di Andrea FagioliIn una giornata dalle previsioni pessime, un sole imprevisto ha bucato anche la nebbia che in questo periodo spesso invade il Valdarno. Fatto sta che il triangolo dorato della torre campanaria della nuova chiesa di Loppiano, dedicata a Maria Theotòkos, Madre di Dio, sabato 30 ottobre luccicava come non mai, tirato a lucido da centinaia di operai e di volontari che fino all’ultimo hanno lavorato per sistemare anche l’ultima pietra del grande piazzale sul quale la chiesa si affaccia presentandosi «come un piano inclinato, verde, che scende da una parte dal triangolo dorato e dall’altra sale verso di esso, quasi una continuazione del prato e della terra rialzata, simbolo della maternità di Maria che accoglie Dio nel suo discendere verso la terra e accompagna noi nel salire verso di Lui». Parola del cardinale Ennio Antonelli, che alle competenze teologiche affianca quelle di esperto d’arte e d’architettura. Ed è stato proprio lui a presiedere (di fronte a numerose autorità) la solenne concelebrazione con la quale è stata inaugurata la chiesa e sono stati celebrati i 40 anni di Loppiano (la prima delle 33 cittadelle fondate dal Movimento dei Focolari), dopo che il vescovo diocesano Luciano Giovannetti, titolare di Fiesole, aveva provveduto la sera prima alla dedicazione e la mattina stessa alla traslazione in chiesa delle spoglie di Renata Borlone, per anni costruttrice e corresponsabile di Loppiano, di cui è ora in corso la causa di beatificazione.

Nel saluto che Giovannetti ha fatto all’inizio della Messa (presenti altri 15 vescovi tra cui sei toscani e decine di sacerdoti), ha parlato di grande gioia per i tre momenti attuali (la dedicazione, la traslazione e l’inaugurazione), ma anche e soprattutto per i tre momenti storici che hanno caratterizzato la vita della Chiesa fiesolana. «La gioia della nostra diocesi – ha spiegato Giovannetti – è stata determinata all’inizio del primo millennio dal primo vescovo e martire Romolo; all’inizio del secondo millennio dalla presenza di San Giovanni Gualberto e all’inizio del terzo millennio dalla Mariapoli di Loppiano, sorta su questo bellissimo altipiano e oggi arricchita da questa chiesa».

«Hanno compiuto una sorta di miracolo – ha ribadito nel corso dell’omelia il cardinale Antonelli, che aveva visitato il cantiere pochi giorni prima –. Ma il vero miracolo di Loppiano – si è affrettato a precisare l’arcivescovo di Firenze – è un altro: qui sono 40 anni che abbiamo la fortuna di contemplare un certo riflesso e anticipo della Celeste Gerusalemme. Qui abitano uomini e donne di popoli, razze, lingue e culture diverse, ma uniti nella fraternità e nella gioia. Qui si lavora, si studia e si sviluppa un fecondo scambio interculturale; si è assidui alla preghiera personale e comunitaria; si ha il gusto della ricreazione e della festa; si accolgono premurosamente i singoli ospiti e le folle di visitatori. Qui, come in ogni città di questo mondo, si soffre e si muore, ma in pace; e il cimitero è un giardino curato amorevolmente, dove tutto parla di vita e di resurrezione, dove la memoria dei morti diventa colloquio di famiglia».

Antonelli ha voluto raccontare anche l’aneddoto dell’autista di un pullman che anni addietro lo aveva accompagnato a Loppiano ed era stato costretto per un guasto a recarsi nella locale officina. «Ma in che mondo sono capitato?», si domandava l’uomo: «Qui tutto è diverso!». E raccontava del calore e della gentilezza delle persone.

«In che mondo sono capitato? Si può ben rispondere – afferma il cardinale –: nel mondo futuro, anticipato per quanto è possibile nel nostro mondo! In una comunità dove la carità fraterna è vissuta in modo radicale e la presenza di Gesù Risorto diventa sperimentabile e quasi visibile».

Almeno duemila le persone presenti all’inaugurazione, molte delle quali (tra cui numerosi africani con i loro costumi tradizionali) non sono nemmeno riuscite ad entrare nella pur grande chiesa (un migliaio di posti a sedere) ed hanno seguito la liturgia dall’esterno grazie ad alcuni schermi televisivi e ad un impianto d’amplificazione dal quale sono risuonate, oltre ad una gran quantità di saluti di esponenti religiosi di varie confessioni, le parole del messaggio del Papa inviato a Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari, anche lei forzatamente assente, «ma presentissima spiritualmente».

Giovanni Paolo II ha ringraziato «per il bene da 40 anni diffuso a Loppiano» augurando ai focolarini e a chi frequenterà la nuova chiesa, soprattutto in quest’anno speciale dedicato all’Eucarestia, di attingere «dalla sosta davanti al Tabernacolo una sempre più profonda conoscenza del mistero di Cristo».

«Nei trascorsi quattro decenni – ha ricordato inoltre il Papa – sono passate da Loppiano tante persone di ogni cultura e di diverse religioni, che hanno potuto intessere fra loro, sotto lo sguardo amorevole della Vergine Santa, un dialogo di carità, primo indispensabile passo di ogni autentico cammino teso a giungere alla pienezza della Verità salvifica, rivelata in Cristo crocifisso e risorto. Auguro di cuore che questo sforzo prosegua, confortato dalla protezione della Tuttasanta Madre di Dio».

Chiara Lubich, con un altro messaggio, ha voluto a sua volta ringraziare tra gli altri il vescovo di Fiesole, che «ha benedetto, appoggiato e promosso di persona il sogno di dotare Loppiano di una chiesa», e la Conferenza episcopale italiana, «che è stata lo strumento della Provvidenza che ne ha reso possibile la realizzazione».

Un ringraziamento particolare anche al cardinale Telesforo Placido Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della Conferenza episcopale indiana, che ha concelebrato con Antonelli e con gli altri vescovi. Dall’India, tra l’altro, arriva il quadro della Madonna con il Bambino, benedetto nei giorni scorsi dal Papa prima di essere collocato in questa suggestiva nuova chiesa di Maria Theotòkos. Una chiesa tutta al femminile, non solo perché dedicata alla Madre di Dio, ma anche perché interamente progettata e arredata da donne: tutte quelle che fanno capo al Centro Ave, équipe internazionale di artiste, architetti e designers che opera in Italia dal 1961, che si ispira alla spritualità focolarina e che ha i suoi studi proprio a Loppiano. Del resto anche lo statuto del Movimento vuole che alla guida dei Focolari vi sia sempre una donna.

Vescovi e autoritàSabato 30 ottobre alla solenne concelebrazione per l’inaugurazione della nuova chiesa di Loppiano presieduta dall’arcivescovo di Firenze, il cardinale Ennio Antonelli, hanno partecipato 15 vescovi (tra cui i toscani Mansueto Bianchi, Rodolfo Cetoloni, Luciano Giovannetti, Fausto Tardelli, Bruno Tommasi e l’abate Michelangelo Tiribilli) e decine di sacerdoti. Tra le autorità erano presenti il sindaco di Incisa Valdarno Fabrizio Giovannoni, il presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, i consiglieri regionali Franco Banchi, Marco Carraresi e Lucia Franchini, il consigliere del presidente della Giunta regionale Massimo Toschi, il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta e l’onorevole Massimo Grillo. Quarantamila visitatori ogni annoCostruire una cittadella che rispecchi il proprio pensiero è stato spesso il sogno di chi ha dato vita a nuove correnti filosofiche, ideologiche o spirituali. È stato così anche per Chiara Lubich che, visitando nel 1962 l’abbazia benedettina di Einsiedeln, uno dei centri di irradiazione della civiltà cristiana europea, ha l’intuizione che sarebbero nate nel mondo cittadelle moderne con case, scuole, fabbriche. Loppiano, nel 1964, fu la prima. Adesso più di 40 mila visitatori passano ogni anno dalla cittadella. Insieme a chi vi abita, contribuiscono a comporre quel disegno di unità sul quale la cittadella si fonda. Maria Theotókos, la Madre di DioIn occasione di questo anniversario, giunge al traguardo anche la Chiesa della cittadella dedicata a Maria Theotókos, la «Madre di Dio». La solenne concelebrazione d’inaugurazione si è svolta sabato 30 ottobre. «Ci pareva che la chiesa in pietra sarebbe dovuta venire dopo aver dato una testimonianza collettiva d’unità realizzata tra pietre vive», ha detto Chiara Lubich in occasione della posa della prima pietra della chiesa, il 15 maggio 2003. Non stupisce, dunque, che la chiesa giunga a compimento solo oggi, dopo le case, i luoghi di lavoro, le scuole: «Arriva per ultima come suggello, come punto culmine della cittadella, simbolo di quanto si cerca di vivere in essa». Grande struttura su tre livelliRealizzata dallo studio di progettazione Centro Ave che ha sede a Loppiano – formato da una scultrice, 3 donne architetto e 3 pittrici – la chiesa si staglia delicatamente sulle colline: un ampio piano inclinato nasce dal terreno e sale al culmine della costruzione. È coronata dalla torre campanaria, coperta da una falda triangolare dorata, la cui forma chiara lascia trasparire il riferimento trinitario. Al primo piano è situata anche la cappella ecumenica. Mentre nell’interno della chiesa, al centro del presbiterio, una grande vetrata in una molteplicità di azzurri fa da sfondo al tabernacolo dorato. «Desideravo esprimere attraverso la forma – spiega Ave Cerquetti, scultrice e ideatrice dell’edificio – la grandezza di colei che, Madre di Dio, grande oltre ogni immaginazione come la Chiesa l’ha confermata nei primi concili, è come un dolce piano che va dalla terra al cielo, a Dio». Il progetto è stato realizzato con il contributo della Conferenza episcopale italiana (fondi otto per mille). Sotto la chiesa nascerà un auditorium di 1.200 posti. Un quadro dall’India e le spoglie di RenataAd onorare Maria in questa chiesa non sono solo i cristiani: è arrivato dall’India un grande quadro impreziosito da lamine d’oro e tempestato da pietre semipreziose, opera di un artista indù, che la raffigura assieme al bambino. La nuova chiesa, dal giorno dell’inaugurazione, ospita inoltre le spoglie di Renata Borlone (1930-1990), per anni costruttrice e corresponsabile di Loppiano, di cui è ora in corso la causa di beatificazione. Nel nome di Lionello BonfantiNell’anno del 40° di Loppiano sono iniziati anche i lavori di costruzione del polo imprenditoriale «Lionello Bonfanti». 5.615 azionisti ne sostengono la costruzione, attraverso la società di gestione «E. di C. S.p.A.» costituitasi nel 2001. Nel mondo sono operativi o nascenti altri poli in Brasile, Argentina, Stati Uniti, Portogallo, Francia e Belgio, nati per dare visibilità al progetto dell’Economia di comunione, che ispira la gestione di 270 aziende di produzione in Italia e complessivamente 800 nel mondo. Con l’avvio dei lavori di costruzione del polo «Lionello Bonfanti» si realizza anche per l’Italia l’idea originaria di Chiara Lubich : «… che nelle cittadelle di testimonianza sorga un vero settore imprenditoriale cui far convergere le varie aziende della zona o della nazione, perché nell’unità e nella comunione si sentano meglio sostenute nell’impresa». Si pensa al polo come ad una «casa», un luogo di incontro, di scambio, di condivisione, di «polarizzazione». Un’idea nata da 700 imprenditoriL’idea della realizzazione di un «polo» italiano è sorta nel corso di un congresso sull’Economia di comunione, svoltosi a Castelgandolfo (Roma) nell’aprile 2001, che vedeva la partecipazione di circa 700 imprenditori ed operatori economici. A seguito dell’interesse suscitato dalla proposta si è costituito un gruppo di esperti, con il compito di approfondire il progetto. Già nel mese di giugno in un incontro tra i responsabili del Movimento dei Focolari delle zone italiane ed alcuni membri delle commissioni dell’Economia di comunione vengono approfonditi gli argomenti riguardanti la forma giuridica dell’iniziativa, le linee guida a cui si dovrà uniformare l’iniziativa, la localizzazione che sarà nei pressi della cittadella del Movimento dei Focolari di Loppiano; sempre nel corso dell’incontro viene anche deciso di chiamare il costituendo «Polo Lionello» in onore di Lionello Bonfanti, uno degli artefici della costruzione della cittadella di Loppiano. Cos’è l’Economia di comunioneL’Economia di comunione è un progetto che coinvolge imprese dei cinque continenti. I proprietari di aziende che liberamente aderiscono al progetto, decidono di mettere in comunione i profitti dell’azienda secondo tre scopi e con pari attenzione:– aiutare le persone in difficoltà, creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità, iniziando da quanti condividono lo spirito che anima il progetto;– diffondere la «cultura del dare» e dell’amore, senza la quale non è possibile realizzare un’Economia di comunione;– lo sviluppo dell’impresa, che deve restare efficiente pur se aperta al dono. Efficienza e solidarietàL’Economia di comunione, spiegano i responsabili, nasce da una spiritualità di comunione, vissuta nella vita civile;coniuga efficienza e solidarietà; punta sulla forza della cultura del dare per cambiare i comportamenti economici; non considera i poveri principalmente come un problema, ma come una risorsa preziosa. La scheda:I focolarini, un movimento a tutto campoIl Movimento dei Focolari è un movimento di rinnovamento spirituale e sociale, fondato da Chiara Lubich a Trento, nel 1943, suscitato dalla spiritualità dell’unità radicata nel Vangelo. È diffuso ora in 182 Paesi nei 5 continenti tra oltre due milioni di aderenti e simpatizzanti con una irradiazione su milioni di persone. Abbraccia persone di ogni età, categoria, razza, cultura, vocazione e credo, coinvolte nell’unico progetto di contribuire a sanare divisioni, traumi e conflitti ai vari livelli della società, per contribuire a comporre in unità, nella fraternità, la famiglia umana.

Vie privilegiate all’unità i 4 dialoghi: all’interno della propria Chiesa, tra le Chiese, le religioni e le persone di buona volontà senza un riferimento religioso. Molteplici le concretizzazioni nel mondo culturale, economico, politico, umanitario tra cui: case editrici, cittadelle di testimonianza, opere sociali, adozioni a distanza, progetto per una Economia di comunione, il Movimento politico per l’unità, «NetOne» per il mondo della comunicazione, che imprimono nei vari ambiti la dimensione della comunione, dell’unità.

Nel mondo, i focolarini hanno dato vita a 33 cittadelle. Le chiamano «città-bozzetto di società nuova», con case, scuole, aziende, la cui legge è l’amore reciproco, legge del Vangelo, con la conseguente piena comunione di ogni ricchezza culturale, spirituale e materiale. A Loppiano, prima delle 33 cittadelle fondate dai focolarini, hanno sede anche i noti complessi internazionali Gen Rosso e Gen Verde.

La storiaTino e Agnese: «Noi, la prima famiglia arrivata sul posto»Correva l’anno 1964 quando l’avanguardia dei focolarini, nell’ottobre, giunse a Loppiano per prendere possesso di un terreno donato da Vincenzo Folonari, rampollo della nota famiglia di produttori vinicoli, tragicamente scomparso il 12 luglio di quello stesso anno.

Loppiano, sulle colline di Incisa Valdarno, non lontano da Firenze, sarebbe diventata la prima delle 33 cittadelle del Movimento dei Focolari sorte in ogni parte del mondo. Realtà in cui la legge è l’amore reciproco, la legge del Vangelo, con la conseguente piena comunione di ogni ricchezza culturale, spirituale e materiale.

Di quell’esperienza pionieristica sono oggi testimoni viventi Tino e Agnese Piazza, i primi, con la loro nidiata di figli, ad insediarsi come famiglia a Loppiano. Li incontriamo nel piazzale della nuova chiesa. Tradiscono l’emozione. «Quarant’anni fa, qui, c’era da mettersi le mani nei cappelli – racconta Tino, all’epoca impresario edile che lasciò Bergamo per Loppiano –. L’idea di una cittadella sembrava impossibile. Non c’era nemmeno l’acqua».

«Arrivammo qui con i nostri 5 figli, mentre ero incinta di un altro – racconta Agnese –. La provvidenza ha voluto che nascesse qui, segno che Dio voleva le famiglie in questo luogo. Del resto una città senza famiglie non ha senso».«In realtà – spiega Tino – non ci siamo stabiliti subito qui. Io ero nel Movimento dei Focolari dal 1960 e avevo sentito parlare che sarebbe nata la cittadella di Loppiano in un incontro in Piemonte. Facendo l’impresario ho pensato: “Vado io a costruirla”. Nel 1965 sono infatti venuto con una squadra di operai e poi, nell’estate dello stesso anno, ho portato qui per la prima volta anche la famiglia. Siamo venuti in vacanza. Poi siamo tornati una seconda volta nel 1967. È in quell’anno che ci siamo sistemati in una colonica semidiroccata, ma con accanto una cappellina dove veniva custodito il Santissimo. Dovevamo ripartire quando abbiamo scoperto i nostri ragazzi a pregare perché ci convertissimo a rimanere a Loppiano. Dapprima ci siamo fermati altri due mesi, poi un altro anno e mezzo. Infine… eccoci qua, siamo ancora qui. Questi quarant’anni sono stati stupendi. È stato meraviglioso vedere questa cittadella crescere fino ad avere una chiesa come questa».Sposati dal 1957, Tino e Agnese hanno poi avuto un altro figlio portando così il numero complessivo a sette (2 maschi e 5 femmine). Di questi una si è consacrata (attualmente è in un focolare in Messico), mentre gli altri sei hanno sposato altrettanti membri della comunità. I nipoti di Tino e Agnese sono già 18 e la famiglia ha così raggiunto quota 33.

«La grazia che ci ha dato Dio – dice Agnese – è di avere tutti qui nipoti e figli, a parte una, quella in Messico. Fra l’altro con tre figlie e dodici nipoti abitiamo nella stessa casa».

Oltre a questa particolarmente numerosa di Tino e Agnese, Loppiano ospita in questo momento altre quaranta famiglia, ma la popolazione complessiva si avvicina al migliaio grazie alla presenza soprattutto di giovani provenienti da 70 nazioni.A.F.

Il sito di Loppiano

Il sito dei Focolari