Toscana

LoppianoLab: manager italiani a scuola di economia civile

Il coraggio di intraprendere una imprenditoria nuova, di rompere con modelli economici che perseguendo esclusivamente le logiche utilitaristiche e la massimizzazione del profitto, hanno drammaticamente fallito facendo sprofondare l’Italia in una crisi senza precedenti. La voglia di reagire, di cambiare rotta, rimettendo al centro dell’agire economico l’uomo, il bene comune, le relazioni, la sostenibilità. È questa la spinta, anzi il “sogno” che sta dietro alla “Scuola di economia civile”. È stata inaugurata ieri a Loppiano, nella cittadella internazionale del Movimento dei focolari come un “luogo della speranza”, “una buona notizia per l’Italia”. Un progetto nato da un’intuizione degli economisti Stefano Zamagni e Luigino Bruni ma che nel tempo ha saputo coinvolgere tanti altri studiosi e accademici che da anni approfondiscono i temi legati all’economia civile e attorno ai quali si sono raccolte istituzioni, operanti nei più diversi settori dell’associazionismo economico e non solo. In particolare Acli, Banca popolare etica, Federcasse, Economia di comunione, Istituto universitario Sophia. “Una scommessa per il futuro”. La scuola si propone come un laboratorio di formazione permanente per imprenditori, dirigenti e quadri direttivi. “Una scommessa per il futuro – ha detto Stefano Zamagni l’economista dell’Università di Bologna e presidente del Comitato scientifico della scuola – che noi vogliamo raccogliere: vedere se è possibile invertire il corso del modo di fare e pensare l’economia, reintroducendo nel discorso economico la filia e l’agape”. Tre le parole chiave che caratterizzano la proposta educativa rivolta a manager e dirigenti di impresa: “la centralità della persona, la finalità del bene comune, la capacità di fare impresa”. Ma perché puntare ai manager? “Perché – risponde Silvia Vacca, giovane imprenditrice torinese e presidente della Sec – è la fascia più esposta al modello liberista e sono coloro che più di tutti possono invece essere efficaci nel proporre il cambiamento”. “Il capitale umano e sociale”. L’offerta formativa della scuola (www.scuoladieconomiacivile.it) si articola in corsi avanzati e specialistici, pensati per chi lavora con moduli di due giorni o anche corsi intensivi. Nel programma didattico ci sono anche convegni e seminari aperti, laboratori e ricerche sui temi dell’Economia civile. Non dunque l’ennesimo “centro studi” né un “laboratorio di addestramento” ma “un luogo dove la ricerca e la diffusione del pensiero sono congiunti”. Si rivolge – spiega l’economista Luigino Bruni – soprattutto ai dirigenti dell’economia sociale e delle cooperative perché governare una cooperativa non è la stessa cosa che dirigere una multinazionale o un’impresa capitalistica, speculativa”. Alla inaugurazione della scuola ieri ha partecipato anche il ministro del LavoroEnrico Giovannini che nel salutare l’iniziativa ha detto: “tornare a guardare al capitale umano, sociale e naturale, vuol dire riacquistare la capacità di guardare al futuro”. “Perché allora celebrare la nascita di una scuola?”. “Perché gli italiani hanno smesso di studiare, il Paese ha smesso di studiare e ci stupiamo che abbiamo perso la strada”. La sfida quindi è rimettersi a cercare modelli economici diversi “perché quello che sapevano non ci ha portato dove pensavamo” e “se non cambiamo la metrica continueremo a fare gli stessi errori”. “Risana”: un esempio di economia a misura di persona. La Sec si trova al piano terra del Polo Lionello Bonfanti, un enorme capannone di 9.600 metri quadrati a due passi da Firenze. Un polo imprenditoriale che ospita 26 imprese tra negozi, laboratori, aziende di produzione e servizi, studi professionali di consulenza e formazione. Inaugurato nel 2006, il Polo Lionello accoglie aziende che aderiscono alla Economia di comunione (sono 230 in Italia), un progetto nato dal carisma dei focolari che coniuga economia e comunione, efficienza e solidarietà. Tra le aziende presenti nel polo industriale, c’è anche il poliambulatorio “Risana” con un reparto di odontoiatria e igiene dentale e specialità diverse, dalla cardiologia alla fisioterapia. Un’équipe stabile di 20 persone e un bacino di circa 7500 pazienti del territorio. “Tutto nasce – spiega Maria Teresa Fumi, presidente della Cooperativa Risana – dal desiderio che accomuna le persone che lavorano qui, di avere cioè un’attenzione globale alla persona e dare visibilità ad un modo di lavorare non con un approccio frazionato ma aperto al confronto”. E in tempo di crisi c’è anche lo sforzo di “coniugare la qualità con l’accessibilità economica della cura”. “Un obiettivo – aggiunge Fumi – che costa fatica. Certo, non ci si arricchisce, ma sicuramente dà gioia e ci si realizza”.