Toscana

MAREMOTO, SRI LANKA: LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA DEL VESCOVO DI COLOMBO

Un viaggio “inenarrabile”, chi non ha visto con i propri occhi la disperazione della gente e la devastazione di quei luoghi non può capire cosa sta vivendo il nostro paese. L’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Gomis, è tornato ieri nella capitale dopo aver trascorso 3 giorni a visitare alcune delle zone dello Sri Lanka più colpite dal maremoto. Raggiunto telefonicamente da AsiaNews ha raccontato la sua “discesa agli inferi”: Paiyagala, Negombo, Trincomalee, Galle e Matara, lo spettacolo di morte e distruzione “peggiorava man mano che procedevamo verso sud”.

Quando la mattina del 26 le onde tsunami si sono abbattute sulle coste dello Sri Lanka e di tutto il sudest asiatico, mons. Gomis era a celebrare le funzioni natalizie a Chilaw (nord di Colombo), ma “appena appresa la notizia sono partito immediatamente”. Prima tappa Paiyagala, dove 5 chiese sono state distrutte. Qui è un tempio buddista ad ospitare i superstiti. “Quello che ho avvertito nel viaggio e anche qui a Colombo – ha detto il vescovo – è un forte spirito di collaborazione interreligiosa. Ho diversi amici buddisti e sono tutti molto impegnati nei soccorsi e nell’assistenza. Sono stati i primi, insieme ai missionari cristaini ad offrire alla gente un tetto sotto il quale dormire e del cibo per nutrirsi”.

Il viaggio di mons. Gomis è continuato a Negombo, dove i danni sono enormi e la disperazione “palpabile”. “Le persone sono terribilmente terrorizzate: rimpiangono quello che avevano, ma allo stesso tempo devono guardare avanti”. “Per farlo – sottolinea il vescovo – abbiamo bisogno di aiuti immediati”. Mons. Gomis si rivolge ai paesi occidentali e ai governi locali, che procedono a rilento con i soccorsi: “l’acqua pulita è il bene più urgente, ma servono immediatamente cibo, latte in polvere per i bambini e medicine”. A Trincomalee, costa est, la distruzione continuava e “forse è peggiore”. “L’onda andava proprio in questa direzione, e si pensa che la zona fosse quella a più alta densità di abitanti di tutto il sud est asiatico”. Il vescovo racconta anche della paura “negli occhi” di suoi fedeli cattolici, perché “il dolore è uguale per ogni uomo, di ogni religione”. L’unico conforto, sembra essere la solidarietà reciproca: “anche i superstiti sono impegnati nei soccorsi e in molti arrivano anche dall’interno del paese”.

Sulla costa ovest, verso il sud , la città di Galle è “completamente devastata; ci vorrà molto tempo per ricostruire tutto”. “Corpi e automobili ovunque, non posso spiegarlo se non lo avete visto”. Il vescovo ricorda che la tragedia è avvenuta durante le feste natalizie, quando la gente va al mare e arrivano i turisti. A Matara, ultima tappa del viaggio, “ho visto corpi sui prati vicino al monumento principale della città”. Il 26 dicembre, racconta il vescovo, si stava tenendo una cerimonia religiosa sotto la statua miracolosa di Nostra Signora di Matara, molto venerata non solo dai cattolici, ma da tutta la popolazione locale. “Con l’arrivo della prima onda la gente ha cominciato a scappare; quando il mare si è ritirato i preti e i fedeli sono tornati indietro, ma allora è arrivata la seconda onda a travolgerli”.

Domani a Colombo si terrà un’ora di preghiera interreligiosa, che vedrà uniti cattolici, buddisti e tutti leader dei partiti politici. In tutto lo Sri Lanka lo tsunami ha ucciso oltre 22.700 persone e ferite più di 8.800.Asianews

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