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MEDIO ORIENTE, ATTACCHI PALESTINESI CONTRO SDEROT, ISRAELE MINACCIA DI COLPIRE CAPI HAMAS

Almeno 10 razzi Kassam sono stati sparati nelle ultime ore dai miliziani palestinesi contro la città di Sderot, al confine con la Striscia di Gaza. Complessivamente, da venerdì almeno 54 di questi ordigni sono stati lanciati contro la città israeliana, dove risiede tra gli altri il ministro della Difesa Amir Peretz, ferendo un paio di persone e provocando danni materiali e molto panico tra i civili. Gli attacchi rappresentano una forma di rappresaglia per l’uccisione, da parte dell’aviazione israeliana, di una famiglia di sette persone, tra cui due bambini, venerdì scorso su una spiaggia a nord di Gaza.

Dopo gli attacchi israeliani di ieri, che hanno provocato altri tre caduti tra i miliziani intergralisti palestinesi, il ministro della Difesa Peretz ha imposto alle forze armate un periodo di attesa di 48 ore prima di dare il via a una massiccia campagna d’aggressione contro i gruppi integralisti che lanciano missili contro il territorio di Israele. In pratica, si tratterebbe di una sorta di ultima possibilità concessa a Hamas e al suo braccio armato, prima di scatenare un’offensiva che, almeno stando alle parole del parlamentare di Kadima Tzachi Hanegbi, potrebbe portare Tel Aviv a colpire addirittura il primo ministro palestinese di Hamas, Ismail Haniyeh, o altri alti dirigenti del gruppo radicale.

Di diverso avviso da Peretz, sulla tregua momentanea, è però il sindaco di Sderot, Eli Moyal, che ha chiesto al governo interventi drastici: “Se non sarà distrutta la località palestinese di Bet Hanun, Sderot si trasformerà in una città fantasma” ha detto il primo cittadino, chiedendo al governo di Tel Aviv “di fare una scelta” tra le due località. Dal settembre 2005 la città di Sderot è stata fatta bersaglio di circa 500 razzi Al Kassam, sparati solitamente da una distanza di una decina di chilometri, dal territorio palestinese.

Hamas non sembra però intenzionato a fermare gli attacchi: “È un diritto del popolo della Palestina difendersi dai crimini del nemico” ha detto Khaled Meshal, uno dei principali esponenti del gruppo radicale. Intanto c’è attesa per il nuovo incontro, che potrebbe svolgersi domani, tra il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, e il primo ministro di Hamas, Haniyeh, sulla questione del referendum convocato sabato scorso dal capo dell’Anp per il prossimo 26 luglio, con i cittadini palestinesi chiamati a pronunciarsi sul documento di intento nazionale noto come ‘documento dei prigionieri’” (chiamato così perché messo a punto da alcuni dirigenti detenuti nelle prigioni israeliane), che prevede la costituzione dello Stato palestinese nei territori della Cisgiordania e della Striscia di Gaza precedenti all’occupazione di Israele del 1967 e che, di fatto, riconosce l’esistenza dello Stato ebraico, ipotesi finora risolutamente respinta da Hamas. L’incontro servirà per cercare di raggiungere un difficile accordo sullo svolgimento del referendum, fortemente avversato da Hamas, che non lo ritiene legale.Misna