Toscana
MEDIO ORIENTE, PER CROCE ROSSA, VIOLATE CONVENZIONI DI GINEVRA; IN LIBANO MANCANO ACQUA E CIBO
Il presidente della Croce Rossa Italiana ha aggiunto che volontari italiani si trovano ancora a bordo della nave ‘San Giorgio’ (il mezzo della marina malitare con cui il governo italiano nei giorni scorsi ha inviato aiuti per la popolazione libanese) al largo di Beirut, dove l’ospedale da campo non è ancora stato installato a causa dell’incisurezza. Pur dicendosi soddisfatto della decisione di aprire un corridoio umanitario, il presidente della Croce rossa ricorda che non ci sarebbe bisogno di questo se venissero rispettate le convenzioni di Ginevra, se non si sparasse come è stato fatto sulle ambulanze della croce rossa libanese o dei camion della mezzaluna rossa degli Emirati Uniti” ha sottolineato Barra.
Niente acqua da bere, scorte alimentari ormai agli sgoccioli, linee elettriche saltate, cadaveri insepolti che giacciono nelle strade, ma sopratutto un numero imprecisato di civili, impossibili da contare, che si nascondono in rifugi improvvisati per il terrore dei bombardamenti: è lo scenario allarmante denunciato da una delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) al rientro da una missione nel sud del Libano che ha toccato i villaggi di Bent Jbeil, Aitarun, Kfar Kila, Hula, Meiss el Jebel, Blida e Rmeish, al confine con Israele, dove l’offensiva israeliana è proseguita senza sosta per almeno due settimane.
Le condizioni sanitarie, idriche e alimentari sono allarmanti si legge in una nota che insiste principalmente sulla mancanza di acqua. Le autocisterne non riescono più a rifornire molti centri abitati e le pompe non funzionano perchè non c’è energia elettrica né carburante…servono anche i farmaci generici, soprattutto quelli per il trattamento di patologie croniche prosegue il documento sottolineando che è estremamente difficile sapere con esattezza quante persone ancora vivono in questi villaggi e quante sono scappate in altre zone per trovare riparo. Per tutti la sicurezza è la prima preoccupazione. In molti villaggi la gente si nasconde fin dall’inizio delle operazioni militari. Gli sfollati sono ospitati nelle scuole e i pazienti sono relegati negli ospedali in attesa di essere evacuati.