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MEDIO ORIENTE: SENZA ARAFAT IL PIANO DI PACE DI BUSH

Cambiare la leadership palestinese per ottenere entro 3 anni la creazione di uno Stato indipendente, a condizione che finisca ogni forma di terrorismo. E’ questa la proposta-richiesta presentata dal presidente americano George W. Bush, che invita il popolo palestinese a sostituire l’attuale presidente Yasser Arafat con “nuovi leader, democraticamente eletti e non compromessi con il terrorismo”. Il capo della Casa Bianca non ha mai citato esplicitamente Arafat, ma ha spiegato che la visione di due Stati, israeliano e palestinese, che vivano uno accanto all’altro “in pace e sicurezza”, non potrà essere perseguita fino a quando “tutte le parti non combattano il terrorismo”. Bush ha indicato chiaramente la sua visione per il Medio Oriente : “La pace – ha detto – richiede una nuova e diversa leadership palestinese che consenta la nascita di uno Stato palestinese”. Per realizzare questo percorso, l’Amministrazione americana chiede il rispetto di alcune condizioni: elezioni, prima locali, poi nazionali e necessità di una Costituzione. La via dell’autonomia prevederebbe una tappa con dei “confini provvisori”, nella prospettiva di tornare a quelli precedenti l’occupazione militare di Israele del 1967. Ma la ‘conditio sine qua non’ che il presidente Usa indica a chiare lettere come condizione preliminare a qualsiasi sostegno da parte degli Stati Uniti è che i vertici palestinesi non siano compromessi con il terrorismo e si impegnino, anzi, a combatterlo “in modo determinato”. Per imprimere una svolta decisiva al processo di pace, Bush ha indicato anche alcune condizioni per Israele, che deve “congelare” la creazione di nuovi insediamenti nei territori occupati. A Israele gli Stati Uniti chiedono anche il ritorno sulle posizioni occupate il 28 settembre 2000, cioè prima dell’inizio della Nuova Intifada, e l’impegno a non strangolare l’economia palestinese, “scongelando” i beni e i redditi del popolo di Arafat. Tra i primi commenti al discorso di Bush, c’è stato quello del dirigente palestinese Saeb Erekat, che ha definito “inaccettabile” l’appello del presidente americano a scegliere nuovi leader. Poco dopo, tuttavia, un comunicato diramato a Gaza dichiara che la direzione dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e lo stesso presidente Arafat hanno accolto favorevolmente “le idee” avanzate da Bush. Il leader e la direzione dell’Anp hanno rilanciato l’apertura di “discussioni bilaterali con l’amministrazione americana e con i fratelli arabi per studiare i dettagli che possono permettere l’applicazione di tali idee”. Sul fronte israeliano invece, l’intervento di Bush ha suscitato ampia soddisfazione, soprattutto per la richiesta di un rinnovo ai vertici della dirigenza. Una richiesta che il governo di Tel Aviv e il premier Sharon, da sempre acerrimo nemico del Rais, perseguono da tempo Misna