Toscana

Medio Oriente, in vigore il cessate-il-fuoco

Partita da Brindisi la San MarcoE’ partita nella notte del 15 agosto dal porto di Brindisi la nave San Marco della Marina militare italiana con un carico di aiuti umanitari destinati alla popolazione libanese: si tratta di circa 500 tonnellate di generi alimentari, di prodotti per l’infanzia e di materiale sanitario. Gli aiuti sono stati accuratamente catalogati e selezionati, e messi a disposizione da diversi enti (oltre al dipartimento della Protezione Civile, il ministero degli Affari Esteri, l’ambasciata del Libano, il WFP, l’Oms, la Croce Rossa Italiana) e da tutte le regioni d’Italia. L’arrivo di nave San Marco nel porto a Beirut è previsto per sabato mattina. Tutto il materiale sarà distribuito dalle autorità locali e da organizzazioni umanitarie. La tregua tieneLa “cessazione delle ostilità” chiesta dalla Risoluzione dell’Onu 1701 – cominciata alle 7 ora italiana (8 in Libano e Israele) di lunedì 14 agosto, sembra sostanzialmente rispettata da oltre 10 ore da entrambe le parti, se si escludono due Hezbollah uccisi dalle forze armate israeliane e l’esplosione ritardata di una bomba nel Libano del sud. (Dal nord della Striscia di Gaza giunge intanto notizia che tre persone della stessa famiglia palestinese sono state uccise in un raid israeliano a Beit Hanun, dopo il lancio di un razzo verso Israele). Sono finiti in gran parte in mare o sono stati strappati dai rari passanti sul lungomare gli ultimi volantini israeliani di propaganda bellica lanciati stamani su Beirut.

E’ comunque una situazione di calma ancora tesa in cui le armi tacciono ma la vita riprende a fatica, soprattutto per le centinaia di migliaia di sfollati, parte dei quali ha cominciato a muoversi verso i luoghi da cui erano stati costretti ad allontanarsi per sfuggire alla violenza delle armi. Dalle macerie di alcuni edifici di Beirut sud, distrutti ieri da cannoneggiamenti dal mare e dal cielo, sono stati recuperati 15 corpi.

“QUESTA GUERRA è stata una tragedia, una tragedia per tanti civili, una tragedia politica” ha detto il ministro italiano degli Esteri Massimo D’Alema dopo aver visitato i quartieri meridionali di Beirut ripetutamente bombardati dal mare e dal cielo nei 34 giorni di guerra. D’Alema, dopo alcuni incontri con esponenti del governo libanese, prosegue la sua missione al Cairo. “Le guerre – ha aggiunto – purtroppo non producono nulla di buono e anche questa non ha prodotto nulla di nuovo” sottolineando che ora è indispensabile impegnarsi per uscire rapidamente dal clima di odio e andare oltre il cessate-il-fuoco e ricordando l’impegno italiano diplomatico e umanitario con la Conferenza di Roma sul Libano del mese scorso, prima iniziativa di pace pochi giorni dopo l’inizio del conflitto e con gli aiuti inviati via nave sin dai primi giorni.

Incontrando brevemente D’Alema nel cortile del palazzo del governo libanese, il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – inviato speciale di Benedetto XVI in Libano per una visita di carattere “essenzialmente religioso” – ha detto “Vengo anche io da Roma…. Siamo in missione di pace qui”. “Siamo in missione di pace” ha risposto D’Alema, scambiando ancora qualche parola con il cardinale che poi, con i giornalisti ha definito “un vecchio amico”.

Rimbalzano nel frattempo, da una riunione del parlamento israeliano, notizie di difficoltà politiche per il primo ministro Ehud Olmert e per i ministri degli Esteri e della Difesa intorno ai quali sembra addensarsi una probabile tempesta politica. Altri echi di commenti e reazioni giungono perfino da Teheran che, al di là delle colorite provocazioni verbali – effettive o amplificate dalla propaganda – invita a rispettare la tregua. (Fonte: MISNA) Dalle 7 di lunedì 14 è treguaAlle 7 di lunedì 14 agosto è entrato in vigore come previsto il cessate il fuoco stabilito dalla risoluzione Onu 1701 dell’11 agosto. “A parte locali incidenti, il cessate il fuoco entrato in vigore da stamattina sta venendo rispettato” ha dichiarato alle 14 il ministro della difesa israeliana Peretz. L’esercito israeliano ha cominciato ad arretrare, mantenendo però il controllo delle posizioni strategiche, pronti a prendersi l’intero Sud del paese se la tregua dovesse fallire. Il ministro della difesa ha messo in guardia Hezbollah, annunciando reazioni durissime ad ogni atto di violazione della tregua. Intanto gli sfollati libanesi cominciano a rientrare verso le loro case.

Negli ultimi combattimenti notturni avevano perso la vita 7 libanesi e due riservisti israeliani. Resta ancora in vigore il blocco aereo, navale e terrestre contro gli Hezbollah. Tre palestinesi sono rimasti uccisi in un nuovo raid sulla Striscia di Gaza, due Hezbollah dopo la fine della tregua.

L’annuncio di Annan: tregua dalle 7 del 14 agostoIsraele e Libano cesseranno le ostilità alle 7 di lunedì 14 agosto (ora italiana, le 8 ora locale). Lo ha annunciato il segretario generale dell’Onu Kofi Annan. L’ora per la cessazione delle ostilità – ha precisato Annan – è stata concordata dai primi ministri di Libano e Israele, Fuad Siniora e Ehud Olmert. L’annuncio del segretario generale dell’Onu è intervenuto 24 ore dopo l’approvazione, all’unanimità, della risoluzione 1701 da parte del Consiglio di sicurezza. Kofi Annan: troppi ritardi“Mentirei se non vi dicessi che sono profondamente dispiaciuto dal fatto che il Consiglio di Sicurezza non sia riuscito ad accordarsi molto, molto prima”: ha detto il segretario generale Kofi Annan riferendosi alla risoluzione approvata durante la notte dell’11 agosto per “una cessazione delle ostilità” in Libano.

Dopo essere congratulato per la risoluzione e aver evidenziato che “adesso è assolutamente vitale che i combattimenti abbiano fine”, il Segretario dell’Onu ha ribadito che il dispiacere e la “frustrazione” per le lungaggini con cui il Consiglio ha approvato il documento “sono condivisi da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo”.

“Per settimane io e molti altri abbiamo chiesto una cessazione immediata delle ostilità, per il bene della popolazione civile di entrambe le parti, costretta a sofferenze terribili, terrore non necessario e perdite” ha aggiunto Annan. “Tutti i membri del Consiglio devono considerarsi avvisati riguardo al fatto che la loro incapacità ad agire in tempi più brevi ha gravemente scosso la fiducia del mondo nella autorità e integrità del Consiglio” e dell’Onu, ha sottolineato con forza Annan.

Il Segretario dell’Onu ricorda che dal 12 luglio, Israele e il Libano sono sprofondati in una spirale di guerra, morte e distruzione”. “Secondo il governo libanese oltre 1000 persone sono state uccise e 3600 ferite. Quasi un quarto dell’intera popolazione nazionale è stata sfollata. I bombardamenti israeliani hanno trasformato in rovine migliaia di abitazioni. Una devastazione come questa sarebbe tragica in qualsiasi momento. Il fatto che sia stata inflitta al popolo libanese proprio mentre stava tentando di compiere reali progressi verso una riforma politica e progressi economici ha reso il tutto ancora più tragico” ha detto ancora Annan, ricordando che “gli israeliani si sono svegliati con una minaccia a cui, giustamente, ritenevano di essere scampati”.

“Quasi 41 israeliani sono morti e centinaia di migliaia hanno visto distrutte le loro vite” ha detto ancora Annan, sottolineando che i danni di questo mese di violenze non si limitano a Israele o al Libano. Questa ennesima crisi ha “ulteriormente infiammato una regione che avrebbe difficilmente potuto sopportare un nuovo capitolo di violenza”, ha detto riferendosi al Medio Oriente. “Nuove munizioni sono state date agli estremisti” ha aggiunto. “Il Libano – ha proseguito Annan – è stato una vittima per troppo tempo. Perso in una trasformazione politica incompleta dalla fine della guerra civile, è rimasto un’arena in cui attori locali e regionali hanno potuto mettere in pratica i piani per i loro tornaconti. Tale livello di sfruttamento di un paese così debole è semplicemente vergognoso e ha minato gli sforzi lodevoli della maggior parte dei civili libanesi impegnati a rafforzare il proprio paese come stato sovrano, indipendente e democratico”.

“Il Libano e la sua gente meritano di meglio” ha detto ancora, sostenendo che l’Onu deve dare tutto il suo sostegno ai libanesi perché possano “rompere le catene causate da interferenze esterne e litigi interni”. “Una regione fragile, tesa e attraversata da forti crisi (e oggi probabilmente più complessa e difficile di quanto non lo sia mai stato in passato), com’è diventato il Medio Oriente, attraversa cambiamenti, spostamenti e riallineamenti che hanno dimensioni e una valenza strategica che non si registravano da quando nella seconda guerra mondiale le potenze coloniali ritirarono le proprie truppe” dice ancora Annan tornando a parlare del quadro regionale.

La risoluzione, conclude, “è solo un passo avanti verso quello che realmente serve: un approccio più generale”. Per questo, conclude il Segretario dell’Onu, il “Consiglio di Sicurezza non può rilassarsi neanche un minuto… prima che la situazione sul terreno sfugga ancora da ogni controllo”.Misna Il testo della risoluzione 1701Ecco, nella traduzione offerta dall’agenzia Misna, il testo pressoché integrale della risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu in cui si chiede una “cessazione delle ostilità” in Libano.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu.

“Esprimendo la massima preoccupazione per la continua escalation delle ostilità in Libano e in Israele”

“sottolineando la necessità di mettere fine alla violenza… ma anche di risolvere urgentemente le cause che hanno portato alla crisi corrente, incluso il rilascio dei soldati israeliani rapiti”,

“conscio della delicatezza della questione dei prigionieri e incoraggiando gli sforzi per risolvere con urgenza la questione dei prigionieri libanesi detenuti in Israele”,

“felicitandosi degli sforzi del primo ministro libanese e dell’impegno del governo libanese, nel suo piano in sette punti, a estendere la propria autorità su tutto il territorio attraverso le forze armate legittime”,

“determinato ad agire per il ritiro delle forze israeliane dal sud del Libano il prima possibile”,

“felicitandosi per la decisione per la decisione unanime di dispiegare una forza di 15.000 uomini dell’esercito libanese nel sud del paese” e dopo aver “preso atto che la situazione in Libano costituisce una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”

Il Consiglio

“1. chiede un’immediata cessazione delle ostilità, basata, in particolare, sull’immediata cessazione da parte di Hezbollah di tutti gli attacchi e la cessazione immediata da parte di Israele di tutte le operazioni militari offensive”

“2. Dal momento della cessazione delle ostilità, chiede al governo libanese e alla Unifil (forza temporanea dell’Onu in Libano, ndr)…di dispiegare insieme le loro forze in tutto il Sud e chiede al governo israeliano, nel momento in cui tale dispiegamento comincerà, di ritirare in parallelo tutte le sue forze dal Libano meridionale”;

“3. Sottolinea l’importanza del fatto che il governo libanese estenda la sua autorità all’insieme del territorio libanese…in modo da esercitare integralmente la sua sovranità e da far sì che nessuna arma vi si trovi senza il consenso del governo libanese e che nessuna autorità vi sia esercitata al di fuori di quella del governo”

“4. Riafferma il suo fermo appoggio al pieno rispetto della Linea blu”

“5. Riafferma anche il suo fermo attaccamento … alla integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza politica del Libano all’interno delle frontiere internazionalmente riconosciute come previsto dall’accordo di armistizio del 1949”

“6. Chiede alla comunità internazionale di adottare misure immediate per estendere il soccorso umanitario e finanziario al popolo libanese, in particolare facilitando il ritorno degli sfollati… riaprendo porti e aeroporti…”

“7. Afferma che tutte le parti sono tenute a controllare che non sia condotta alcuna azione contraria al paragrafo 1 che potrebbe pregiudicare la ricerca di una soluzione a lungo termine, all’accesso degli aiuti umanitari, inclusi passaggi sicuri per i convogli umanitari, e il ritorno sicuro degli sfollati nelle loro case”

“8. Chiede a Israele e al Libano di sostenere un cessate il fuoco permanente e una soluzione a lungo termine fondata sui principi e sugli elementi che seguono:

– stretto rispetto delle due parti della linea blu;– dispositivo di sicurezza che impedisca la ripresa delle ostilità, in particolare la creazione, tra la Linea blu e il Litani, di una zona in cui non sia dispiegato personale armato se non quello del governo libanese e della missione Onu come autorizzato al paragrafo 11 – piena applicazione delle disposizioni comprese negli accordi di Taef e nelle risoluzioni 1559 e 1680 che esigono il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano – nessuna presenza di forze straniere in Libano senza il consenso del suo governo – divieto di vendere o fornire armi e materiale militate al Libano, a meno che non ci sia l’autorizzazione del governo libanese– comunicazione all’Onu delle Carte dei campi minati presenti in Libano e ancora in possesso degli israeliani.

Nei punti successivi (9, 10) il Consiglio chiede poi al segretario generale (Kofi Annan) di “appoggiare gli sforzi miranti a ottenere al più presto accordi di principio da parte del governo libanese e di quello israeliano in vista di una soluzione a lungo termine” e di “mettere a punto, in coordinamento con le parti internazionali interessate, proposte per attuare gli accordi di Taef e le risoluzioni 1559 e 1680”, inclusi, “la delimitazione dei confini internazionali del Libano, specialmente in quelle aree in cui il confine è conteso o incerto, includendo anche l’area delle fattorie di Shebaa”. Annan viene invitato a presentare delle proposte in materia entro 30 giorni.

Al punto 11 poi il Consiglio “decide di autorizzare un incremento degli effettivi dell’Unifil fino a un massimo di 15mila uomini”. I compiti di questa forza, prosegue la risoluzione, saranno: “controllare la cessazione delle ostilità”, “accompagnare e aiutare le forze armate libanesi nel loro dispiegamento nel Sud, fino alla Linea blu, mentre Israele ritira le sue forze dal Libano”; “fornire assistenza per assicurare aiuti umanitari alla popolazione civile”, “assistere le forze armate libanesi nella realizzazione dell’area a cui ci si riferisce nel paragrafo 8” e “assistere il governo libanese nel portare avanti il paragrafo 14”, ovvero quello relativo alla “messa in sicurezza dei suoi confini e dei punti di accesso al proprio territorio, per evitare l’ingresso senza il suo consenso di armi o materiale connesso”.

Anche i punti 12 e 13 sono relativi alla missione Onu e sostanzialmente autorizzano la Unifil “ad adottare tutti i provvedimenti necessari nel suo settore di competenza perché il suo teatro di operazione non sia utilizzato per attività ostili di qualsivoglia natura, e di resistere ai tentativi di impedirle di assolvere ai suoi impegni secondo il mandato Onu” e chiedono al segretario generale di prendere “misure che assicurino che la Unifil sia capace di svolgere i compiti previsti nella risoluzione” e che “gli stati membri facciano contributi appropriati alla missione”.

La risoluzione chiede poi a tutti gli Stati di prendere misure “adeguate a impedire” che propri cittadini vendano o forniscano armi a persone singole o entità in Libano. La risoluzione si conclude con la proroga del mandato della Unifil fino al 31 agosto 2007 (punto 16), l’invito ad Annan a “rendere conto, al massimo tra una settimana e poi a intervalli regolari, dell’applicazione della presente risoluzione” (punto 17), sottolineando infine (al 18esimo e ultimo punto) “la necessità di instaurare una pace globale, equa e duratura in Medio Oriente”.

Il testo originale in inglese della risoluzione 1701