Toscana

«Meno convegni e più opere: la prima emergenza è il lavoro»

Una crisi profonda che richiede risposte importanti?

«In Italia, dal periodo del fascismo, non si è mai vissuta una crisi come quella attuale per quanto riguarda il lavoro, l’occupazione e tutto quanto ne consegue. Quindi davanti a tempi seri e impegnativi normalmente la Chiesa ha sempre fatto qualcosa. Su questo fronte io vedo ancora poche iniziative concrete sia in Italia che in Toscana. È importante che da questa Settimana partano proposte per iniziative nuove. Se invece diventa un convegno come gli altri che finisce con l’applauso collettivo abbiamo fallito l’obiettivo».

E allora da dove ripartire per dare nuovo slancio concreto all’economia?

«Per prima cosa bisogna sbloccare il credito da parte delle banche che è completamente fermo e costituisce un blocco importante per le aziende. Tante Diocesi hanno un ruolo effettivo negli istituti bancari del territorio: è questo il settore dove devono spendersi, dove devono fare di più, facendo nascere per esempio dei fondi privilegiati. Nei momenti di crisi più profonda la Chiesa non ha fatto discorsi, ma ha contribuito a far nascere le Casse Rurali. Poi, per i laici, è necessario dare maggiore impulso al tema del lavoro, creando nuove cooperative. Iniziative che creino lavoro nei campi del bene comune, dell’arte, dell’ambiente. In sostanza, vorrei vedere più protagonismo concreto da parte dei cattolici. Tradotto: meno convegni e più opere».

La cooperazione è allora la via per questo rilancio?

«La cooperazione è sempre stata una grande risposta nei tempi di crisi perché in questi momenti mentre mancano i capitali ci sono molte persone che cercano lavoro. Allora la cooperativa fatta di persone è la risposta ideale. Però bisogna metterle in moto. E per fare questo c’è bisogno di protagonismo».

Dal paese emerge una forte richiesta di giustizia sociale. Come fare per riequilibrare la società?

«C’è una bella frase di Pertini degli anni Settanta: “La libertà senza giustizia sociale è solo la libertà di morire di fame”. Se noi non coniughiamo la giustizia sociale con il libero mercato noi non abbiamo futuro. Non solo un futuro etico ma anche economico: infatti, senza giustizia non abbiamo abbastanza lavoro e domanda di prodotti per tenere in piedi le strutture dei ricchi. Il tema della minore disuguaglianza tra le persone è un tema centrale. Il mercato non dura se non cresce insieme alla democrazia».

Oltre a sbloccare il credito e a fare opere concrete di cosa c’è bisogno?

«Del pensiero. Oggi i cattolici devono creare nuovo pensiero alternativo e critico rispetto a quello dominante. La Chiesa è di fatto rimasta l’unico luogo di pensiero indipendente e forte. La sinistra è in una crisi profonda dopo che ha abbandonato l’ideologia: la sinistra senza marxismo non ha senso se non si traghetta verso un modello come quello di Obama negli Usa. Ma non fa parte della nostra storia. E a destra il pensiero è stato sempre molto fragile. La Chiesa ha quindi una grande responsabilità».

Come fare?

«C’è bisogno di far nascere centri studi, di potenziale le università che ci sono e di farne nascere altre. Dobbiamo rimetterci a fare alta cultura. Se non facciamo questo, non abbiamo abbastanza forza per creare le opere».

La Settimana sociale dei cattolici toscani sarà anche una tappa di avvicinamento alla Settimana sociale nazionale di Torino che avrà al centro il tema della famiglia…

«In un tempo di grande crisi non avrei scelto il tema della famiglia. Il lavoro, l’economia, la crisi sono i temi centrali oggi. La famiglia è importante e fondamentale. Ma ci sono delle priorità che dobbiamo rispettare nei tempi storici che viviamo. Al centro del dibattito oggi dobbiamo mettere il lavoro».

Quale spera sarà il ruolo dei delegati toscani a Pistoia?

«I delegati delle diocesi toscane a Pistoia hanno una grande responsabilità. Sono i protagonisti assoluti di questi tre giorni: la Settimana non è infatti un convegno di intellettuali dove parlano professori e vescovi ma un convegno popolare di persone che hanno a cuore il bene comune. Se mancherà il loro protagonismo dal basso l’appuntamento è destinato a fallire in partenza».