Toscana

Mulini a vento da recuperare

di Marco Lapi

Li abbiamo già incontrati sulle pagine di Toscanaoggi, nel numero 45 del 17 dicembre scorso, dove, a pagina 11, Carlo Lapucci recensì il libro di Roberto Baldini e Massimo Casprini «Mulini a vento in Toscana. “Machine artificiose” poco diffuse in Italia». Ed è proprio seguendo le indicazioni contenute in questo prezioso volume edito da Pagnini che siamo andati a verificare lo stato di salute dei quattro situati attorno a Pontassieve. Che è ottimo per quello di Monterifrassine, il più a nord, un tempo ridotto a un moncone e dal 2001 perfettamente restaurato, tanto da presentarsi ai visitatori come l’unico mulino a vento funzionante – anche se solo a scopo dimostrativo – di tutta l’Italia settentrionale e centrale. Nessun problema, scendendo verso sud, anche per il mulino di Poggiolino, situato proprio di fronte al suggestivo scenario del castello e della villa di Nipozzano e inglobato in un’abitazione privata, di cui, con la sua struttura cilindrica, costituisce una curiosa appendice. Un discorso diverso va invece fatto per i due situati dall’altra parte dell’Arno, a Volognano e Torre a Cona, entrambi nel territorio comunale di Rignano. Soprattutto il primo (foto a sinistra) versa in una condizione di abbandono preoccupante, presentandosi tuttora integro (compresa la scala interna) ma con una vistosa crepa verticale che sembra minarne la struttura. Miglior salute gode certamente l’altro (foto a destra), situato sulla cima del Poggio della Merlaia, proprio di fronte alla stupenda villa di Torre a Cona (che a sua volta, quando era un castello – come testimonia un antico disegno – ospitava sulle sue torri angolari almeno tre mulini a vento), e trasformato nell’ottocento in un’elegante torretta merlata di gusto romantico, a disposizione dei signori del luogo. Qui manca solo, all’interno, l’ultimo tratto di scala, con gradini in legno, che conduceva alla terrazza sommitale e che potrebbe essere facilmente ripristinato. Entrambi i mulini a sud, se debitamente restaurati e resi accessibili in sicurezza (con tanto di porte d’ingresso, oggi mancanti), potrebbero costituire un’attrattiva turistica interessante – pur restando privi delle pale e delle macine – anche per il panorama che da essi si gode. Ma il di là di questo, anche il semplice restauro conservativo ne garantirebbe quantomeno la sopravvivenza, come curiosa testimonianza storica di un genere di molitura alternativo in una terra dove l’acqua era la forza naturale per macinare cereali, castagne o biade. Il libro di Baldini e Casprini, a questo proposito, dà notizia di una tesi di laurea del 1996 sul consolidamento e ripristino del mulino a vento di Volognano. Il progetto quindi ci sarebbe già: speriamo ci sia anche il modo di metterlo in pratica, magari grazie all’interessamento del comune di Rignano sull’Arno.