Toscana

NAVE DEI VELENI A LIVORNO, AUDIZIONE IN CONSIGLIO REGIONALE: SCIOGLIERE OGNI DUBBIO

“Sciogliere ogni dubbio” sulle rivelazioni che ipotizzano la presenza di navi di veleni sui fondali livornesi. Questa la prima, vera emergenza da affrontare secondo il presidente della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale della Toscana Erasmo D’Angelis (Pd). Emergenza emersa nel corso dell’audizione delle commissioni Ambiente e territorio e Sanità congiunte in una seduta dedicata a questo tema. tutta dedicata al tema che da settimane tiene banco in tutti gli organi di stampa locale e nazionale. “Il caso dell’affondamento di almeno 30 navi dei veleni nel Mediterraneo – ha detto D’Angelis – almeno una al largo della costa livornese, stando alle rivelazioni del pentito Francesco Fonti, deve essere chiarito nel più breve tempo possibile per fugare qualsiasi sospetto ed evitare ogni allarmismo”. Allo stesso tempo, tecnologie e risorse adeguate “devono essere messe a disposizione dal Governo perché non possiamo accettare che nei nostri mari ci possa essere il solo sospetto di smaltimento di sostanze altamente tossiche ed inquinanti”. “La Toscana – ha continuato il presidente della commissione Ambiente – si è da sempre contraddistinta per la battaglia contro le ecomafie che è e rimane una priorità del nostro impegno politico”.“La vicenda nave dei veleni – ha detto il presidente della commissione Sanità Fabio Roggiolani (Verdi) – deve essere l’occasione per guardare e affrontare a tutto tondo le problematiche relative allo smaltimento dei rifiuti industriali che sono 7.5 milioni di tonnellate l’anno nella sola Toscana, e l’inquinamento dell’ecosistema marino. Occorre spingere su semplificazione e tracciabilità dei rifiuti” e “avviare una collaborazione con tutti i soggetti coinvolti”. Da qui la proposta che le due commissioni Territorio e Ambiente lavorino per “trasformare i pescatori in una rete di potenziali ‘vedette’ del mare. Nel corso della loro attività, spesso rinvengono rifiuti di ogni genere – ha chiarito Roggiolani – trovando forme di agevolazione per i materiali che raccolgono, è possibile smaltirli in piena sicurezza e conoscere provenienza e tipologia”.Dall’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini, l’assicurazione che “acqua e prodotti pescati, non presentano alcuna anomalia. Sgombriamo ogni dubbio e ogni allarmismo in questo senso”, ha chiarito l’assessore mentre ha garantito che si attiverà presso la procura di Livorno per “capire quale contributo utile possiamo dare. Stiamo affrontando una situazione straordinaria” ha detto, “occorre muoversi ognuno secondo le proprie competenze per non rischiare di creare confusione e complicare il quadro di indagini tutt’ora in corso”. Dall’assessore anche la consapevolezza che le “verifiche devono essere immediate ma occorrono mezzi e risorse adeguate” e che “oltre la denuncia, è necessario lavorare per un’impiantistica che oggi è insufficiente. L’Italia esporta il 90 per cento di rifiuti speciali che produce con costi altissimi. In Toscana si fatica a trovare siti per impianti per smaltire rifiuti industriali”. Secondo l’assessore, la “politica tutta e le istituzioni, devono affrontare il problema” perché “più rifiuti viaggiano, più si riduce la capacità di controllo”.“A partire dalla seconda metà di ottobre effettueremo ricerche mirate su quei fondali, ma abbiamo bisogno di aiuto: sono necessarie risorse economiche adeguate”, ha detto nel corso dell’audizione l’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, direttore marittimo della Toscana. “Siamo dotati di un’unità scientifica equipaggiata di strumenti idonei – ha spiegato Dell’Anna – una motovedetta provvista di un sonar agganciato allo scafo in grado di riprodurre immagini del fondale fino a 300 metri. Non siamo in grado di andare oltre a quella distanza per questo è necessario un supporto al nostro lavoro, che, diversamente, potrebbe risultare vano”. Dall’ammiraglio, anche i dati delle navi in transito nei porti della Toscana: “Nel 2008 – ha detto – sono entrate 7.198 navi a Livorno, 2.248 a Piombino e 467 a Massa Carrara per un totale di oltre 10mila navi. La nostra giurisdizione, copre una superficie di oltre 11mila Km quadrati”.Sulla necessità di svolgere una corretta indagine ecotossica per individuare elementi potenzialmente pericolosi per la fauna e quindi per l’uomo è intervenuto Silvano Focardi, professore di ecologia e rettore dell’Università di Siena che ha riassunto così il problema. “Interesse primario – ha spiegato – è quello di individuare i relitti per capire cosa contengano e quali danni possano provocare. Danni, che, a quanto ne sappiamo potrebbero essersi già verificati. Al di là delle indagini sulle acque (che servono a poco in quanto il target finale spesso non è solo l’acqua) è importante uno studio di tipo eco-tossicologico e di tipo preventivo nelle aree potenzialmente a rischio per capire se le sostanze pericolose sono penetrate o meno negli organismi che popolano il mare e di conseguenza sull’uomo. Per questo solitamente vengono utilizzati dei biomarkers su alcune specie di pesci che meglio si prestano a queste analisi”.Controlli quindi, come ha sottolineato anche la direttrice dell’Arpat Sonia Cantoni evidenziando l’importanza dell’agenzia che ha come compito, tra gli altri, proprio quello di esaminare la salubrità delle acque marine. “La nostra conoscenza del mare – ha detto – risale agli anni Settanta. È quindi piuttosto ampia e riguarda il controllo della balneazione la qualità dell’acqua, la misurazione di parametri microbiologici, il monitoraggio delle acque marino-costiere”. Dalla direttrice anche alcuni numeri: “I rinvenimenti in mare riguardano per lo più plastiche (oltre il 50 per cento) e vetro (oltre il 20 per cento)”.La collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, chiesta da più parti, è stata accolta anche dall’ingegnere Carlo Chiavacci del Corpo forestale di Portoferraio (Li): “La questione riguarda anche il nostro territorio. Forme di cooperazione possono essere un grande valore aggiunto”.Michele Cocco del Parco nazionale dell’Arcipelago, ha ribadito la necessità di “fare squadra nell’ambito di un coordinamento ancora da costruire. Dal canto nostro, mettiamo a disposizione le nostre tecniche già collaudate che nascono da una sinergia di tecnologie molto avanzate”.Roberto Manai, Federpesca, ha espresso “grande preoccupazione per la situazione” da un lato per “un’economia a rischio”, dall’altro per il “materiale che i nostri operatori rinvengono nel corso del loro lavoro. La qualità delle acque, incide ovviamente sulla qualità dei prodotti. Occorre prestare più attenzione anche per salvaguardare l’immagine del nostro territorio”.Nave dei veleni e non solo. “Il problema – ha sottolineato il consigliere Mario Lupi – è che spesso non abbiamo chiaro dove vengono sversati molti rifiuti delle navi. Il nostro mare è vita non può essere un luogo di smaltimento della Mafia con la complicità d’industrie eticamente improponibili”. “Chiediamo – ha aggiunto Lupi – di adottare sistemi che permettano di conoscere da dove viene il carico, da quale porto e da quale sito produttivo, e conoscere la rotta delle navi. Attuabile sarebbe la tracciabilità dei materiali, anche tramite satellite e radar”. Una immediata risposta del Governo l’ha chiesta invece la consigliera Bruna Giovannini (Pd) che ha sottolineato “L’urgenza di indagini serie”. “Dopo aver saputo dell’eventualità dell’esistenza di navi dei veleni al largo delle nostre coste – ha aggiunto Giovannini – il Governo deve approntare un piano per individuarle e quindi smaltirle. Inoltre, a livello locale è necessaria una maggiore sinergia in materia”. Cosa transiti e come sia possibile che in porto entri ed esca “qualsiasi cosa“ è invece quello che ha evidenziato il vicepresidente della commissione Ambiente e territorio Andrea Agresti (An-Pdl) nel suo intervento. “Lo spazio aereo è costantemente controllato. Esiste una tracciabilità di cosa transita nei nostri mari? Senza controlli ci troviamo necessariamente ad affrontare solo le emergenze. Il Governo si deve impegnare a fornire risposte concrete, ma anche la Comunità tutta. Dobbiamo chiederci cosa si possa fare affinché non si verifichino tali situazioni che potrebbero comportare anche un grosso danno economico. Basti pensare ai settori della pesca e del turismo”. Sulla necessità di uno snellimento delle procedure per quanto riguarda in particolare lo smaltimento dei rifiuti si è espresso il consigliere Luca Paolo Titoni (Udc) che ha sottolineato quanto “le barche dei pescatori possano rappresentare una grande risorsa per conoscere il mare e per tracciare una “mappatura” dei rifiuti ordinari”. “Dobbiamo evidenziare – ha detto il consigliere Marco Cellai (An-Pdl) – come il nostro dibattito debba essere suddiviso in due diversi filoni: uno sui rifiuti “ordinari” e l’altro sui situazioni di straordinarietà come quella della nave dei veleni in questione”. “Rispetto a quest’ultima problematica chiedo – ha aggiunto – ad oggi, cosa ci sia, e cosa si intenda fare di concreto”.“Deficit di impianti? L’assessore dice il giusto ma la mancanza di risultati efficaci riscontrabili da un aumento scarso della raccolta differenziata, la pressoché inesistenza di un mercato del riciclo e del riuso, l’aumento dei costi, in Toscana sono la conseguenza di politiche decennali sbagliate”.Così il presidente della commissione Speciale sul ciclo dei rifiuti Paolo Marcheschi (Fi-Pdl) a margine dell’audizione tutta dedicata alla nave dei veleni, commenta le dichiarazioni dell’assessore all’Ambiente Anna Rita Bramerini. Per l’assessore, è infatti “necessario lavorare per un’impiantistica che oggi è insufficiente” e che vede la Toscana in sofferenza per lo smaltimento dei rifiuti industriali”. Da qui l’invito perché “istituzioni e politica tutta affrontino il problema”. “La ricetta messa in campo dalla Regione – ha rilevato Marcheschi – si scontra con una realtà regionale che conserva privilegi e non riesce a dare risposte. Le preoccupazioni di un anno fa, prima della legge di riordino, sono aumentate. Senza uno slancio di politica regionale il rischio emergenza è altissimo”.Secondo il presidente della commissione Speciale, “ha ragione l’assessore a richiamare tutti i soggetti a non scaricare su altri colpe e responsabilità che sono proprie. Ognuno deve fare la sua parte sapendo di essere attore su tutta la catena del ciclo e non solo su un singolo anello”. “La raccolta differenziata non serve se non si recupera e si va ancora a smaltire in discarica”. “La Regione – ha concluso Marcheschi – non può limitarsi a stabilire una governance dei rifiuti con una legge. Deve piuttosto intervenire con decisione in un sistema di irresponsabilità diffuse che produce costi per smaltire ancora il 65 per cento in discarica. Fa bene a richiamare tutti al dialogo ma farebbe meglio ad intervenire in fretta su un settore ad alto rischio”. (cs)