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NIGERIA, ARCIVESCOVO ABUJA CHIEDE DI FAR CHIAREZZA SUI MORTI DI KADUNA

“La comunità islamica deve prendersi la responsabilità per i morti e le chiese bruciate a Kaduna. Fino ad ora né i leader musulmani né il governo hanno voluto accettarla: ma qualcuno lo deve fare, perché noi vogliamo sapere chi c’è dietro quello che è accaduto”. Non usa mezzi termini monsignor John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja: attraverso la MISNA chiede di far luce sulle violenze che hanno insanguinato la città del nord della Nigeria, teatro di gravissimi disordini nei giorni scorsi. “Sono state ammazzate più di 200 persone e date alle fiamme molte chiese – incalza il presule – chiediamo che i colpevoli vengano individuati e puniti. E non si dica che sono bande di ragazzi fuori controllo”.

A Kaduna, epicentro degli scontri scatenati dalle proteste degli integralisti islamici per il concorso di Miss Mondo, sono state arrestate centinaia di persone. Tra loro, i musulmani verranno giudicati dalle corti islamiche, secondo quanto prevede la sharía, la legge coranica in vigore nello Stato di Kaduna: “Chi ha ucciso per le strade della città – insiste l’arcivescovo di Abuja raggiunto telefonicamente dalla MISNA – deve essere portato davanti a un tribunale della federazione nigeriana, non possiamo ammettere il giudizio di una corte islamica”.

Monsignor Onaiyekan, che è anche presidente dei vescovi della Nigeria, usa parola dure: “E’ ora di finirla con questi episodi di ferocia. Chi pagherà per la morte di centinaia di persone? Chi farà ricostruire le chiese distrutte? – si interroga – Simili violenze non scoppiano all’improvviso. I leader musulmani devono garantirci che d’ora in avanti questi episodi non accadranno più. Questa gente non scende in piazza a saccheggiare e a devastare senza ragioni. E’ chiaro che sono stati fomentati, qualcuno ha detto loro che cosa dovevano fare”. Tra giovedì e sabato scorso Kaduna è stata squassata dal furore degli integralisti islamici, che si sono scontrati con i cristiani. “Ho incontrato moltissimi musulmani che si vergognano per quanto è accaduto – aggiunge monsignor Onaiyekan -. A causa di un gruppo di estremisti ora la comunità internazionale ha avuto l’immagine della Nigeria come di un Paese dove non c’è tolleranza né religiosa né sociale”. Il presidente dei vescovi dell’ex colonia britannica, indipendente dal 1960 ma che negli ultimi 16 anni è passata attraverso una serie di regimi militari, punta il dito contro la sharía: “E’ completamente inaccettabile e irresponsabile perché non ci permette di vivere in pace – rampogna il presule – finché non ci accorderemo per togliere la legge coranica negli Stati che l’hanno adottata continueremo a incoraggiare questo fanatismo”. Chi doveva impedire che la sharía entrasse nel sistema giuridico della Nigeria? “Il governo – risponde secco l’arcivescovo – ma non ne è stato capace”. Sir