Toscana

Nel silenzio di Montedomini: «Così stiamo proteggendo i nostri anziani»

Di solito li chiamiamo ospizi o case di riposo, in questi giorni abbiamo imparato a usare il termine più burocratico: Rsa, residenze sanitarie assistenziali. Sono l’anello debole nella diffusione del contagio da coronavirus, i luoghi ai quali affidiamo i nostri anziani e di cui spesso invece giornali e tv parlano come gli ambienti più a rischio. A fronte dei casi drammatici, che fanno più rumore, c’è però anche una normalità che va avanti e che riesce a reggere l’urto della pandemia.

«Quello che mi colpisce, da un mese a questa parte, è il silenzio dei nostri corridoi». Emanuele Pellicanò è il direttore di Montedomini: una parola che a Firenze, da secoli, è sinonimo di accoglienza per i bisognosi, e gli anziani in particolare. Oggi Montedomini è un’azienda che assiste quasi 300 anziani in 4 Rsa, due nuclei per persone autosufficienti, un modulo a bassa intensità e vari appartamenti diffusi nella città. E da alcune settimane, anche un nucleo per anziani positivi al Covid19. «Abbiamo risposto a una richiesta che ci è stata fatta – spiega Pellicanò – e abbiamo aperto questo nucleo con 34 posti, in una struttura distaccata dalle altre, in convenzione con l’Asl Toscana centro. Alla cooperativa che gestisce la Rsa abbiamo chiesto di occuparsi anche di questo reparto, e la cooperativa ha individuato nel proprio personale chi, su base volontaria, era disponibile a lavorarci». Il nucleo Covid di Montedomini così è diventato la «valvola di sfogo» che ha permesso di risolvere le situazioni critiche di altre Rsa in un’area che comprende Firenze, Prato e Pistoia, portando qui gli anziani contagiati per separarli dagli altri. Molti ospiti sono arrivati in queste settimane da diverse strutture, mentre finora non c’è stato bisogno di trasferire nel reparto Covid nessuno degli ospiti dell’azienda Montedomini.Siamo lontani anni luce insomma dalle notizie che arrivano dalla Lombardia: «Non posso dare giudizi su quello che è successo altrove, i problemi li abbiamo avuti anche in Toscana e dobbiamo sempre essere vigili. Però devo dire che da noi per fortuna è stato messo in chiaro che spetta al sistema sanitario farsi carico degli anziani positivi al Covid, senza lasciare sole le Rsa. Anche in questa situazione poi ha funzionato la collaborazione tra le strutture pubbliche, la protezione civile, il volontariato organizzato».Ma com’è in questi giorni la vita dentro Montedomini? «Una cosa faticosa – racconta il direttore – è stata passare dagli sforzi per rendere Montedomini un luogo aperto alla città, di inclusione sociale, dove si organizzavano attività di ogni tipo, alla necessità di chiudere e isolare. Vedere i nostri anziani con la mascherina, senza poter ricevere visite, mentre gli operatori si prendono cura di loro con guanti e tuta, tenendosi il più possibile a distanza, è una cosa alla quale non riesco a fare l’abitudine». Fin dall’inizio della pandemia, a Montedomini è iniziato l’uso dei dispositivi di protezione, viene misurata la febbre a ospiti e personale due volte al giorno, viene fatta costantemente la sanificazione degli ambienti, lavarsi le mani col gel dopo ogni intervento è diventato un tormentone. Sono stati sospesi alcuni servizi, come la mensa e il centro diurno. Sono state sospese le visite dei familiari, e gli operatori si danno da fare per mantenere contatti telefonici quotidiani. Chi ha un genitore o un nonno in Rsa ovviamente è preoccupato, ed è importante dare ogni giorno informazioni e rassicurazioni. Resta attivo, e anzi potrebbe essere potenziato, il servizio di telecare, l’assistenza telefonica agli anziani soli. «Facciamo grandi sforzi per rispettare le istruzioni che arrivano da Oms, servizio sanitario nazionale, decreti governativi, ordinanze della Regione. E su questo non finirò mai di ringraziare tutti, i nostri operatori ma anche chi si occupa di pulizie e sanificazione, chi prepara i pasti, i fornitori… C’è un esercito di persone che lavora ogni giorno, in maniera nascosta, con grande dedizione per prendersi cura dei nostri anziani». L’emergenza purtroppo sembra avere tempi lunghi: «Stiamo pensando a come affrontare l’estate, indossare tute e mascherine non sarà facile. Ma affronteremo anche quello».