Toscana

Non autosufficienza, la classifica della Toscana

In una scala tra 0 e 1 (dove 1 rappresenta il risultato migliore), quella Grossetana è la zona-distretto con la maggiore capacità di presa in carico delle persone anziane non autosufficienti, arrivando ad un punteggio di 0,80, seguita dalla Bassa Val di Cecina (0,78) e da altre tre zone (Valdinievole, Piana di Lucca e Pratese) con lo stesso punteggio di 0,72. Seguono Valdarno (0,66), Lunigiana (0,65), Pisana (0,60). Le zone meno performanti sono la Val di Chiana Senese (0,56) e Firenze che chiude la classifica con lo 0,47.

Questi alcuni dei risultati di una ricerca realizzata dalla Fnp-Cisl Toscana in collaborazione con la Fondazione Zancan, mirata a misurare la capacità di risposta delle zone-distretto rispetto alla presa in carico delle persone anziane non autosufficienti, che è stata presentata stamani in un convegno a Firenze, presso l’auditorium della Cisl. Una sorta di “tagliando” per la legge regionale 66 del 2008 che ha posto la Toscana all’avanguardia ma che oggi ­– a causa dell’invecchiamento della popolazione e della crisi economica – rischia di non rispondere ai bisogni degli anziani toscani e delle loro famiglie.

“In Toscana – ha detto il segretario generale della Fnp-Cisl Toscana, Mauro Scotti – nonostante le difficoltà di tipo economico, i tagli dei trasferimenti e l’azzeramento del Fondo Nazionale, siamo riusciti a mantenere il Fondo regionale per la non autosufficienza, anche se è evidente, che le risorse sono inadeguate a rispondere ai bisogni dei cittadini non autosufficienti. L’indagine, tuttavia, evidenzia che le performance sono migliorabili e che, a parità di risorse, è possibile fare qualche sforzo in più per migliorare la capacità di presa in carico.”

Le politiche sociosanitarie e il sistema dei servizi si reggono sulla responsabilità congiunta di istituzioni e soggetti della società civile. E se le prime sono titolari delle funzioni di governo e di amministrazione, i secondi sono sempre più parte attiva nella ricerca di risposte ai bisogni del territorio. “Ma per evitare che la partecipazione rimanga un fatto meramente formale – ha spiegato Scotti – occorre che la società civile acquisisca e rafforzi le proprie competenze tecniche su governo dei servizi sociosanitari, qualità e efficacia delle risposte, capacità di lettura dei bisogni delle fasce più deboli della popolazione”.

Da questa consapevolezza è nato il percorso di ricerca della Fnp toscana, che si è articolato in tre fasi, ognuna delle quali ha avuto l’obiettivo di porre l’attenzione sui tre elementi fondanti il modello disegnato dalla Legge regionale sulla non autosufficienza: i Punti Insieme, che hanno la funzione di garantire ai cittadini l’accesso al sistema dei Servizi; le Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM), che rappresentano il punto di accoglienza ed elaborazione della risposta al bisogno; i percorsi di presa in carico per le persone anziane non autosufficienti, con particolare riferimento alle situazioni di emergenza-urgenza e di continuità assistenziale. La rilevazione, condotta fra ottobre 2012 e maggio 2013, ha focalizzato l’attenzione su 10 delle 34 zone-distretto della Toscana.

Dopo aver considerato gli aspetti singolarmente, l’indagine  – presentata stamani dalle due curatrici Francesca Ricci (Ufficio studi Fnp Cisl Toscana) e Elena Innocenti (Fondazione Zancan) ha guardato in modo complessivo alla capacità delle zone di prendere in carico le persone anziane non autosufficienti del loro territorio. A questo scopo, le variabili ritenute più significative nel determinare la capacità zonale sono il numero di utenti potenziali dei Punti Insieme, la copertura oraria e l’accessibilità dei Punti Insieme; le ore settimanali degli operatori delle Unità di Valutazione Multidimensionale, la presenza del medico di medicina generale e del geriatra nell’Uvm, la presenza dei familiari, le ore operatore per anziano non autosufficiente, il numero di piani assistenziali per anziano non autosufficiente; la copertura oraria della presa in carico in condizione di emergenza-urgenza.

Dei risultati della ricerca hanno poi discusso in una tavola rotonda Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, Rossella Bugiani, segretario Usr Cisl Toscana, Luciano Bartolini, sindaco di Bagno a Ripoli e rappresentante dell’Anci Toscana, Massimo Toschi, consigliere del presidente della Giunta regionale per la difesa dei diritti delle persone disabili e il segretario generale Fnp Cisl Mauro Scotti. Bugiani, che ha avuto parole di apprezzamento per la legge 66, si è detta però preoccupata per il riordino del sistema sanitario toscano, deciso dall’assessore Marroni con la delibera 1235 del 28 dicembre 2012. Ad oggi – ha osservato – non sappiamo come saranno queste “Case della salute” che dovrebbero portare alla riduzione dei posti letto negli ospedali. Bartolini ha invece sottolineato l’importanza della prevenzione. Si deve fare di tutto per ritardare il più possibile l’arrivo della non autosufficienza, puntando su attività fisica, educazione alimentare e socializzazione. In questo percorso  è centrale il coinvolgimento della “comunità”. In questi cinque anni – ha osservato ancora Bartolini – le risposte che si è in grado di dare ai bisogni degli anziani non autosufficienti sono aumentate, come il monitoraggio a distanza (cioè qualcuno che telefoni o visiti regolarmente gli anziani), il tutoraggio per le badanti e quello per gli stessi familiari. Sul sistema sociale, ha detto ancora, si investe troppo poco, mentre tutte le risorse disponibili – sempre meno – vengono buttate nel sanitario. Occorre un riequilibrio oltre ad un controllo di come vengono spesi i soldi pubblici. Toschi ha invece contestato il termine stesso di “non autosufficienza” ritenendolo ambiguo, mentre bisognerebbe parlare più in generale di disabilità, per la quale c’è ancora poca o scarsa attenzione, anche da parte dei sindacati.

“Il sostegno alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie – ha detto da parte sua Scotti – rappresenta uno degli obiettivi strategici della Fnp, che nel corso degli anni Duemila ha svolto anche in Toscana un ruolo di primo piano nel promuovere il dibattito culturale e politico che ha condotto all’approvazione della legge regionale n. 66 del 2008. Ma l’impegno della nostra Federazione è proseguito anche negli anni successivi, con la consapevolezza che spesso l’approvazione di una buona legge non rappresenta un punto di arrivo, ma un nuovo punto di partenza”.

“Con tale consapevolezza – ha aggiunto il segretario Fnp della Toscana – abbiamo realizzato e promosso sul territorio una serie di iniziative, che hanno contribuito in maniera significativa a diffondere la conoscenza e l’informazione sui percorsi di assistenza e di sostegno disegnati dalla normativa regionale. E con tale consapevolezza ci siamo posti l’obiettivo di monitorare lo stato di attuazione della normativa a cinque anni di distanza dalla Legge”.

Ecco in sintesi i risultati dell’indagine sui tre indicatori presi in esameLa rilevazione sui Punti Insieme – L’indagine evidenzia che si distribuiscono sul territorio in modo molto diverso.E’ soprattutto il carico di utenti potenziali a differire molto da una zona all’altra: i valori più contenuti nel rapporto tra over 75enni e Punti Insieme si hanno nella Piana di Lucca (659 anziani per Punto Insieme) e in Val di Chiana Senese (910); le situazioni più critiche nella zona Pisana 84.587 anziani per Punto Insieme) e soprattutto a Firenze, con un valore superiore alle 10 mila persone.Anche il numero di ore settimanali in cui viene erogato il servizio è molto variabile, il 44 dei Punti Insieme è aperto non oltre le 4 ore settimanali e quasi la metà di essi è aperto per un solo giorno a settimana. Un’altra criticità è la scarsa reperibilità di informazioni sui Punti Insieme, soprattutto su internet.

L’indagine sulle Unità di Valutazione Multidisciplinare – Si riscontra una composizione delle UVM molto differenziata da zona a zona, in termini di risorse professionali (medico di medicina generale, geriatra, neurologo, fisiatra, psichiatra) e di coinvolgimento dei familiari, sempre presenti in Bassa Val di Cecina, spesso nel Pratese, mai in Val di Nievole, Grossetana e Firenze. Per quanto riguarda la tipologia di intervento le risorse si concentrano in particolare sugli interventi residenziali temporanei o permanenti (37,7%) e su quelli domiciliari (45,8%), molto meno su titoli d’acquisto e contributi economici (10,4%) e su inserimenti semiresidenziali (6,5%). Ma anche in questo caso esistono forti differenze tra zona e zona, così mentre nella zona Grossetana, in quella Pratese e nella Bassa Val di Cecina agli interventi delle ultime tre tipologie (che mantengono il soggetto nella propria casa) vengono destinate tra l’80 e il 90% delle risorse,in quella di Firenze ci si ferma al 41%, con quasi il 60% delle risorse destinate a strutture residenziali.

I percorsi di presa in carico in emergenza-urgenza e in continuità assistenziale – Su questo fronte si riscontra una tendenziale omogeneità nei percorsi di presa in carico ordinaria, a fronte di una maggiore eterogeneità nelle altre situazioni.Un aspetto particolarmente critico riguarda la copertura oraria e settimanale dichiarata dalle zone, normalmente limitata agli orari ordinari di ufficio. Sembrano quindi mancare forme di risposta organizzata per le emergenze e le urgenze che si verificano al di fuori dell’orario di ufficio dei servizi.