Toscana

ONU, SANTA SEDE RILANCIA CULTURA DELLA PACE

“La pace è sopra ogni cosa per coloro che sono abbastanza realisti da riconoscere che, nonostante le debolezze della natura umana e della società, la pace è possibile. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per raggiungerla. Perciò, la pace deve essere voluta, guadagnata e condivisa come un bene comune per l’umanità”: lo ha detto monsiglior Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo ieri alla 58esima sessione dell’assemblea generale dell’Onu sulla cultura della pace. “Se guardiamo ai focolai delle guerre nel nostro tempo, non possiamo non chiederci come i mass media, i politici e le pubbliche autorità raffigurino le realtà attorno a questi conflitti – ha proseguito il presule -. I media a cui queste popolazioni colpite sono esposte propongono la pace? Le dichiarazioni pubbliche e i commenti parlano di pace? I libri di scuola insegnano le vie della pace? Le conversazioni che i giovani hanno con le loro famiglie e i loro coetanei li preparano alla pace?” “Le ragioni che vengono fornite per giustificare i conflitti devono essere debitamente affrontate, prima, durante e dopo che sono avvenuti – ha aggiunto monsignor Migliore –. La necessità di imporre una difesa armata per dissuadere l’altra parte dal diventare un nemico deve essere controbilanciata con prudenza e attenzione con un’uguale necessità di tendere una mano all’altra parte, oltre ogni presunta o sospetta inamicizia, lasciando sempre aperta la porta a tutte le possibili soluzioni pacifiche. Di conseguenza, quando coloro che hanno la responsabilità e l’obbligo di difendere la pace e l’ordine sono chiamati a decidere se adottare o no una legittima difesa, la loro decisione deve essere soggetta a rigorose condizioni date entro l’ordine morale perché queste azioni possono essere giustificate solo quando è stato dimostrato che tutti i mezzi per risolvere la crisi sono impraticabili, inefficaci o impossibili. A differenza della cultura della guerra, la cultura della pace implica un approccio etico alla vita. Mostra il giusto e sicuro cammino che porta al rispetto della vita. La guerra ‘distrugge le vite delle persone innocenti, getta nello scompiglio anche le vite di quelli che uccidono e lascia dietro di sé una scia di risentimento e odio, rendendo così più difficile trovare una soluzione ai reali problemi che hanno provocato la guerra’ (Giovanni Paolo II, ‘Centesimus Annus’, 52)”.

Secondo l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu “La pace è un’impresa della giustizia. Alla radice della guerra, e in particolare del terrorismo, un tipo di aggressione armata che abbiamo tristemente sperimentato nella nostra attuale epoca, troviamo gravi ingiustizie che devono ancora essere affrontate dalla comunità internazionale: torti subiti, legittime aspirazioni frustrate, estrema povertà, discriminazione, intolleranza e sfruttamento di moltitudini di disperati che non hanno alcuna speranza reale di migliorare le proprie vite. Queste spingono incitano alla violenza e ogni ingiustizia porta alla guerra”. In conclusione monsignor Migliore ha sottolineato che “la pace, che può essere definita ‘la tranquillità dell’ordine’ è un dovere fondamentale per ognuno. Tuttavia, la pace si costruisce sulla fiducia reciproca e la fiducia può essere ragiunta solo con la giustizia e l’onestà. La pace richiede la correzione delle violazioni, la riparazione degli abusi, la riabilitazione delle vittime e la riconciliazione delle parti colpite. (…) Se sviluppo è il nuovo nome della pace, allora la guerra e la proliferazione delle armi devono essere considerate le principali nemiche dello sviluppo dei popoli. Mettendo fine alla corsa alle armi può iniziare un vero processo di disarmo, con accordi basati su autentiche e funzionali salvaguardie. La ridistribuzione dell’economia e delle altre risorse dalla corsa alle armi alle necessità umanitarie, come l’assistenza sanitaria di base, l’educazione per tutti e il rafforzamento della famiglia, davvero promuoverà e rafforzerà la cultura della pace”.

Monsignor Migliore ha concluso il suo intervento citando un passaggio dell’enciclica ‘Pacem in Terris’ di Papa Giovanni XXIII, di cui si celebra quest’anno il quarantesimo anniversario. “Il mondo non sarà mai la dimora della pace finché la pace non avrà trovato una casa nel cuore di ogni persona”.Misna