Toscana

Occupazione in Toscana: le molte facce di un problema

di Ennio Cicali

Tempo determinato, part time, lavoro interinale. In una parola flessibilità, una rivoluzione che ha rovesciato il mondo del lavoro, un arcipelago vero e proprio dove è difficile districarsi. Ci prova la Regione Toscana con quattro ricerche che interessano giovani, donne, lavori atipici e l’impiego di nuove forme di flessibilità da parte delle aziende toscane. Temi e problemi che si ritrovano nelle quattro ricerche come flessibilità e lavoro atipico. La Toscana è tra le regioni italiane che più ricorrono a forme di lavoro non standard, in particolare per quanto riguarda il part-time e il lavoro parasubordinato, che dipende in gran parte dalle esigenze produttive e organizzative delle imprese. Così il part-time è quasi esclusivamente diffuso nei servizi – nel commercio, nei servizi pubblici e in quelli alle imprese – mentre il lavoro a termine, che include l’interinale, è diffuso nell’industria, dove coinvolge soprattutto gli uomini. Da notare che nel 2001 è diminuito il ricorso al lavoro atipico, dopo una crescita ininterrotta dal 1993, anche se nel 2002 si intravede una sua ripresa. Comunque, nel 2001 le assunzioni a tempo determinato sono state 266 mila 528 su un totale di 354 mila 732 assunzioni. Un dato positivo: il 40% dei contratti di lavoro «atipici», ovvero a tempo determinato, si trasforma in «posto fisso» nel giro di un anno. Le caratteristiche dei lavoratori atipici sono piuttosto differenti. Il part-time occupa soprattutto donne, adulte con titoli di studio bassi, in prevalenza impiegate e operaie. Gli occupati con contratto a termine sono invece soprattutto giovani – oltre la metà ha meno di 30 anni – in possesso di titolo di studio medio-alto, in posizione professionale iniziale. Queste forme di lavoro a termine sembrano caratterizzarsi come un modo di primo inserimento lavorativo, quasi un sostituto del tradizionale apprendistato.In Toscana il lavoro interinale riguarda soprattutto uomini giovani e, in misura crescente, le donne adulte con diploma di scuola media superiore da inserire in posizioni operaie o tecniche nell’industria e impiegatizie nel terziario. Il lavoro parasubordinato è in prevalenza maschile e interessa persone adulte qualificate che sembrano aver scelto questo percorso professionale, la maggior parte di loro è particolarmente concentrata nella provincia di Firenze. Il lavoro part-time è in larga parte «volontario», preferito o scelto per conciliare l’occupazione con altre attività extralavorative, rimane però oltre un quarto di occupati part-time involontari, soprattutto tra le donne più giovani e meno scolarizzate. Il tasso di involontarietà nel lavoro a termine è più elevato e aumenta con il crescere dell’età. Tra le donne il tasso di involontarietà è molto più elevato che tra gli uomini.Il lavoro atipico è diffuso in tutta la Toscana. Nelle province costiere è maggiormente utilizzato il part-time, in quelle più industrializzate il lavoro a tempo determinato, mentre nella provincia di Firenze è più diffuso il lavoro parasubordinato. La provincia di Prato è quella che presenta il tasso più basso di flessibilità. Una maggiore stabilità contrattuale è segnalata nelle province di Arezzo, Firenze, Pistoia e Pisa. Le province costiere sono quelle che hanno presentato un minor ricorso alla stabilizzazione del rapporto di lavoro.Cosa pensano i giovani toscani del lavoro? Una delle ricerche è basata su questa domanda. Uno degli aspetti più importanti è la retribuzione; al secondo posto, ma a grande distanza, si collocano l’ambiente di lavoro e i rapporti con i colleghi e superiori. Per quanto riguarda la preferenza a lavorare come dipendenti o in proprio, quelli a favore di un lavoro autonomo sono più del doppio di chi preferirebbe lavorare come dipendente. La maggioranza dei giovani toscani è convinta che nel lavoro fa strada chi se lo merita, poco meno della metà sostiene che conta di più la fortuna. Relativamente alle nuove forme di lavoro ed alla flessibilità, il 72,7% dei giovani toscani preferirebbe lavorare di più per guadagnare di più e l’81% sarebbe disposto a lavorare a stipendio ridotto per un anno pur di fare esperienza. Più del 45% degli intervistati ha svolto «lavoretti», considerati utili solo a fini economici per il 60% e ai fini professionali nel 33,7% dei casi Gli studenti hanno deciso di proseguire gli studi soprattutto per trovare un lavoro migliore e adeguato alle attese e ai fini di un più generale accrescimento culturale. Inoltre, il lavoro che gli attuali studenti sarebbero disposti ad accettare deve essere coerente con quanto appreso a scuola; segue, a grande distanza, il rafforzamento delle competenze.