Omicidio Idy Diene, alla cerimonia funebre l'imam Izzedin, il cardinale Betori e il rabbino Spagnoletto
«Firenze saluta Idy, uomo buono e innocente che amava la nostra città». Lo ha detto il sindaco Dario Nardella alle Cappelle del commiato, dove si è tenuta la cerimonia funebre per Idy Diene ucciso il 5 marzo scorso sul Ponte Vespucci. Alla cerimonia hanno partecipato l’imam di Firenze Izzedin Elzir, il cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, il rabbino Amedeo Spagnoletto.

«Firenze era la sua città, dove ha costruito relazioni umane, amicizie e dove lavorava. La comunità fiorentina esprime il proprio cordoglio per la morte di Idy e si stringe al dolore profondo di sua moglie Rokhaya e dei suoi fratelli. Oggi è un giorno di lutto in cui piangiamo Idy, ma anche un giorno in cui troviamo una speranza di comunità e di una vita migliore». Così Nardella h a ricordato Idy Diene. Per la giornata il sindaco Nardella ha proclamato il lutto cittadino, e nelle scuole si è svolto un minuto di silenzio, con l'invito agli insegnanti di dedicare una riflessione con gli studenti a questo tragico evento.
La cerimonia si è svolta alla presenza del Gonfalone della città di Firenze ed è terminata con lo squillo delle chiarine. Insieme alla comunità senegalese, con la presidente dell’Associazione dei senegalesi di Firenze e Circondario Diye Ndiaye, erano presenti anche la vicesindaca Cristina Giachi, gli assessori Sara Funaro, Federico Gianassi, Stefano Giorgetti, Lorenzo Perra, Alessia Bettini e Andrea Vannucci, la presdiente del Consiglio comunale Caterina Biti, alcuni consiglieri comunali.
«Il fatto assurdo e tragico che ha portato alla morte di Idy ha riaperto una ferita che stiamo affrontando tutti insieme - ha continuato il sindaco Nardella -. Firenze in questi giorni ha dimostrato grande dignità, grande senso di umanità e grande unità e compattezza contro ogni tentativo di divisione e di odio”. “Ringrazio in particolare la comunità senegalese che ha dimostrato attaccamento alla città - ha aggiunto - e trovo molto significativa la presenza del cardinale Betori e del rabbino Spagnoletto perché di fronte alla morte c’è solo il valore dell’uomo senza alcuna distinzione. Il rapporto tra la vita e la morte ci rende tutti uguali e ci fa capire quali siano le cose che davvero contano». «Credo che da questa settimana durissima e dolorosa - ha concluso il sindaco - la comunità fiorentina sia uscita più forte, con più speranza e più consapevolezza dei propri valori».
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