Toscana

PACE: DA IRAQ E TERRA SANTA GLI APPELLI DI INIZIO ANNO DI MONS. SLEIMAN E DEL PATRIARCA SABBAH

“Coltivare la speranza per un futuro di pace” è il “forte invito” di mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, rivolto ai fedeli iracheni per il 2006 che è iniziato nel segno delle autobomba, “ben otto, nella sola giornata del 1 gennaio” dice al Sir. “Non dobbiamo perdere la speranza. La situazione ci scoraggia molto, davanti a noi abbiamo un futuro forse ancora buio ma bisogna avere coraggio”. Come quello dimostrato dai fedeli che in gran numero hanno partecipato alle celebrazioni di inizio anno. “La Chiesa in Iraq si trova ad affrontare una grande sfida, quella della sua stessa sopravvivenza e permanenza nel Paese. Siamo una minoranza – conclude – che perde sempre più fedeli che emigrano dal Paese ma anche una benedizione per tutto l’Iraq perché predichiamo pace, speranza e coraggio”.

Parole di pace anche dalla Terra Santa dove nella celebrazione di inizio anno il patriarca latino Michel Sabbah ha ribadito che “le ingiustizie, le violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo, le disuguaglianze tra persone e popoli danneggiano la pace. E il terrorismo non può essere giustificato come reazione alle ingiustizie. Quando non esiste più l’adesione alla trascendenza delle cose, né al rispetto della grammatica del dialogo, che è la legge morale universale, quando lo sviluppo integrale della persona è impedito, quando molti popoli sono costretti a subire ingiustizie come si può sperare nella realizzazione della pace?”. Per Sabbah “bisogna ritrovare la coscienza di avere in comune lo stesso destino”. Di fronte a queste urgenze e sfide, ha concluso, “i cattolici devono intensificare l’annuncio e la testimonianza del Vangelo della pace, essere costruttori di pace nel mondo e soprattutto, in Terra Santa dove c’è bisogno di veri operatori di pace e di giustizia”.Sir