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PAKISTAN, MORTE BHUTTO: FORSE AUTOPSIA, DUBBI SU CAUSE E RESPONSABILI, MANIFESTAZIONI

I crescenti dubbi sulle vere cause della morte di Benazir Bhutto – capo del partito di opposizione Pakistan people’s party (Ppp) e in passato due volte primo ministro prima di un lungo esilio volontario a Dubai – hanno convinto il governo di Islamabad ha annunciare oggi la disponibilità a un’autopsia se richiesta dal Ppp. Nonostante il gran clamore di molti mezzi d’informazione pronti a puntare il dito in ogni occasione contro “al-Qaida”, non è infatti neppure certo in che modo sia morta la Bhutto: dopo le notizie iniziali di colpi d’arma da fuoco alla testa, si è fatta strada la voce che la morte sarebbe invece stata causata dall’aver sbattuto violentemente il capo contro una sporgenza dell’auto blindata dal cui tettuccio si era sporta per salutare la folla. Una possibilità che, lasciando immutata la tragedia della morte, ne modificherebbe non poco il senso politico. Alla notizia della possibile autopsia se ne è aggiunta oggi un’altra: “Il popolo tribale ha i suoi costumi e i capi fondamentalisti non uccidono le donne” ha detto un portavoce di Baitullah Mehsud, comandante dei gruppi filo-talebani del Sud Waziristan, ritenuto dal governo di Islamabad responsabile dell’uccisione di Benazir Bhutto. Interessante la precisazione comparsa oggi sull’agenzia di stampa italiana ANSA: “Da ieri, per necessità di semplificazione e sulla scia delle dichiarazioni fatte da fonti ufficiali pakistane la stampa internazionale ha spesso definito Mehsud ‘leader di al-Qaida’. La stessa stampa, non appena né ha la possibilità, ha proceduto anche ai necessari distinguo, come “il militante pakistano legato ad al Qaida” (agenzia inglese Reuters), o “il leader tribale del Waziristan” (Bbc). La stessa amministrazione americana ha manifestato dubbi sulla precipitosa attribuzione dell’attentato ad al-Qaida. Mehdsud, per bocca del suo portavoce, oggi non ha fatto alcun riferimento a un suo ruolo in al-Qaida. Per l’Ansa rimane valida la dizione di capo tribale filo talebano con legami con al-Qaida”. Non poche fonti, inclusi lo Fbi e la Cia dagli Stati Uniti, hanno nel frattempo continuato a manifestare dubbi sia sulle cosiddette “rivendicazioni”, formulate peraltro con mezzi e in sedi per le meno insolite, sia su qualsiasi possibile attribuzione di responsabilità. «Nei fatti abbiamo contribuito a far precipitare la dinamica che ha portato all’assassinio della Bhutto» ha detto intanto l’ex-ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu John Bolton intervistato da un’emittente americana. Mentre nel paese perdura la tensione, con manifestazioni e scontri nelle principali città, resta sospesa la questione delle elezioni, previste per l’8 gennaio prossimo. Ieri le autorità di Islamabad avevano manifestato l’intenzione di mantenere la scadenza fissata, mentre la commissione elettorale ha dichiarato, senza prendere una posizione ufficiale, che il processo elettorale è stato “sfavorevolmente influenzato” dall’attentato e dalle violenze che ne sono seguite. Nawaz Sharif, esponente di spicco dell’opposizione al presidente Pervez Musharraf, aveva minacciato il boicottaggio, mentre il Ppp ha annunciato che prenderà una decisione entro domani. Oltre 10.000 persone hanno sfilato a Lahore, capitale della provincia orientale del Punjab, considerata una roccaforte dell’opposizione, per protestare contro il governo che – a dire dei dimostranti – non avrebbe protetto a sufficienza la Bhutto. Intanto a Karachi, città costiera considerata il feudo della famiglia Bhutto, cinque persone sono rimaste uccise oggi in scontri, mentre l’esercito, posto in stato d’allerta, è stato dispiegato in 16 distretti della provincia sud-orientale del Sindh, compresa Karachi. Il governo ha divulgato una lista dei danni causati dalle violenze scatenatesi nel paese, secondo cui centinaia di edifici, uffici, banche e distributori di benzina sarebbero stati dati alle fiamme. Anche in considerazione del clima di tensione diffuso, con un messaggio televisivo Musharraf ha mostrato oggi particolare fermezza: ”Quelli che cercano di sfruttare la situazione rubando e saccheggiando saranno trattati con durezza – ha detto – e il governo farà di tutto per garantire la sicurezza dei cittadini”, precisando anche che la decisione finale sulle elezioni farà seguito a consultazioni con i partiti.Misna