Toscana

PAKISTAN: PAUL BHATTI, ECCO CHI ERA MIO FRATELLO

(ASCA) – “Io desidererei che tutti i miei familiari venissero via dal Pakistan. Sono sempre in pensiero per loro”. Questa la preoccupazione, solo qualche settimana fa, di Paul Bhatti, medico specialista in chirurgia d’urgenza, fratello di Shabaz, ucciso in Pakistan. Bhatti è già in viaggio da Treviso verso il suo paese; è partito appena appresa la notizia dell’assassinio. Al settimanale diocesano di Vittorio Veneto, l’Azione, che gli chiedeva se era allarmato per la vita di suo fratello ministro, Paul rispondeva: “Sì, abbastanza. In questo periodo in Pakistan si sta discutendo molto della legge sulla blasfemia, che è una legge pericolosa, perché chiunque può denunciare qualcun altro. In un Paese dove il 70% della popolazione è analfabeta è facile che si faccia confusione e qualcosa venga detto o inteso in modo sbagliato. Per questa legge mio fratello ha fatto una proposta di cambiarla,che è stata accettata dal parlamento. Ma ci sono contro di lui minacce di talebani e fanatici”. Anche Paul Bhatti era stato a suo tempo minacciato. “Una notte, era nel 2003, la mia casa è stata circondata da un gruppo di persone che hanno cominciato a tagliare la recinzione per entrare. Ho chiamato la polizia. Alle 3 di notte ho provato anche a chiamare un politico che abitava nella zona, che per fortuna ha sollecitato anche lui la polizia che è intervenuta e dopo un breve scontro ha fatto allontanare quelle persone. Ma quella volta ho deciso di lasciare il Pakistan, perché non mi sentivo più sicuro”. L’interesse per la politica di Shabaz Bhatti si espresse fin da quando era ragazzo. “Lui era molto impegnato in parrocchia, con l’animazione, con le attività caritative. Poi, quando è stato proposto che per chi era cristiano fosse prevista una carta d’identità di colore diverso, lui ha deciso di impegnarsi per evitarlo, e ci è riuscito. Lui iniziò negli anni ’80 con un partito cattolico, mentre ora è impegnato in un partito, l’Apma, l’Alleanza delle minoranze religiose del Pakistan, dove oltre ai cattolici ci sono anche induisti, un minoranza islamica e altri. E si sta impegnando – spiegava tempo fa il fratello a Treviso – proprio per ottenere che ci sia il riconoscimento dei diritti e della libertà alle minoranze. Per questa sua azione ha trovato appoggio personale in tanti Paesi occidentali, dal Parlamento europeo”.