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PALESTINA, HAMAS HA IL CONTROLLO DELLA STRISCIA DI GAZA; PRESIDENTE ANP SCIOGLIE GOVERNO E INDICE ELEZIONI

Da ieri sera Hamas sembra avere il pieno controllo della Striscia di Gaza. I suoi militanti hanno espugnato il palazzo presidenziale, roccaforte di al Fatah, spingendo il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas) a sciogliere il governo di unità nazionale, proclamare lo stato di emergenza, mettendo fuorilegge le milizie di Hamas, e ad annunciare il ricorso a elezioni anticipate. Nella notte i combattenti hanno festeggiato la vittoria sparando colpi di kalashnikov dai tetti di Gaza esultando per la “liberazione” del territorio dal partito al Fatah, ritenuto “collaboratore” di Usa ed Israele. La settimana di violenze ha lasciato sul campo almeno 100 morti.

Per molti analisti si sta sempre più accentuando la divisione tra la Striscia di Gaza, in mano ad Hamas e la Cisgiordania, dove al Fatah ha ancora il controllo, tanto che si ipotizza una possibile “separazione”. L’ex premier del governo di unità nazionale, Ismail Haniyeh ha, però, subito rassicurato: “La Striscia di Gaza è una parte indissociabile della patria e i suoi abitanti costituiscono una parte indissociabile del popolo palestinese. No, quindi, a uno Stato nella Striscia solamente, perché lo Stato è un insieme che non può essere diviso”. Il politico, esponente di Hamas, ha poi definito “precipitose” le decisioni di Abbas e ha annunciato che nella Striscia non applicherà lo stato di emergenza, continuando a lavorare con i suoi ministri. Il primo ministro ha imputato ai sostenitori di al Fatah l’ultima ondata di violenza, cominciata il 7 giugno, accusandoli “di aver commesso crimini e di aver ucciso alcuni cittadini a causa della loro appartenenza politica e di averne giustiziati altri dopo averli rapiti”. Haniyeh se l’è presa in particolar modo con il generale Rashid Abu Shbak, il capo della sicurezza interna, accusandolo di aver minato l’azione dei diversi ministri dell’interno che sono succeduti nel governo da lui presieduto.

Intanto da Gaza arrivano drammatiche testimonianze. “Da lunedì non si sente altro che il rumore degli spari. Siamo chiusi in casa e costretti a muoverci a carponi per evitare proiettili che possono attraversare le finestre”, ha dichiarato all’Agenzia Sir Bandalay El Sayegh, direttore del centro medico della Caritas a Gaza. L’ambulatorio, vicino al quartiere generale di Fatah, ora in mano ad Hamas, è chiuso e la Caritas ha invitato i suoi operatori a restare a casa fino a quando non siano ripristinate le condizioni di sicurezza. Secondo quanto riferisce la Caritas oggi a Gaza è tutto fermo, istituti scolastici, negozi, uffici, con l’eccezione di qualche scuola i cui studenti sono impegnati negli esami di fine anno. A questo riguardo l’organismo cattolico ha raccolto alcune voci di studenti intenzionati a lasciare Gaza al più presto se gli scontri non cesseranno. C’è anche chi, riferisce la Caritas, ha sfidato i proiettili per scendere in piazza e chiedere la pace. Centinaia di intellettuali, studenti e lavoratori hanno marciato dalla zona Est di Gaza fino alla zona di Rimal, inneggiando alla Palestina e chiedendo ai combattenti di smettere. Raggiunta la zona di sicurezza il corteo è stato affrontato da uomini armati che hanno aperto il fuoco uccidendo un giovane, Shadi al-Ejla.