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PAPA: RESO PUBBLICO IL TESTAMENTO, SCRITTO DAL 1979 AL 2000

“A tutti voglio dire una sola cosa: Dio vi ricompensi'”. Termina così il testamento spirituale di Giovanni Paolo II, il cui testo integrale – in polacco, lingua originale, e nella traduzione italiana – è stato diffuso oggi dalla sala stampa vaticana, e anticipato ad alcune agenzie di stampa internazionali, tra cu il Sir.

Scritto “in diversi momenti del pontificato”, come aveva anticipato ieri il direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls, il “commiato” del Papa – letto per la prima volta ieri durante la quarta Congregazione generale dei cardinali – è lungo quindici cartelle (“a volte di poche righe, a volte riempite a metà, a volte intere”, le parole di ieri di Navarro). La prima pagina porta la data del 6 marzo 1979, secondo anno di pontificato, l’ultima quella del 17 marzo del 2000, anno giubilare.

L’ispirazione è Paolo VI, il sentimento dominante è quello di essere sempre pronto a morire, se questo è nella volontà del Signore, lo “stile” è quello di collegare sempre la “fine” all'”inizio”… Il testamento spirituale di Giovanni Paolo II è composto di diverse parti (dal 1979 al 2000, con citati in particolare gli anni 1980, 1982, 1985, 1990, più un foglio “senza data”), tutte compilate durante i tradizionali esercizi spirituali che il Pontefice compie nel tempo di Quaresima, in Vaticano. Sull’intestazione del primo foglio, quello che porta la data del 6 marzo 1979, compare il motto del pontificato, “Totus tuus ego sum”.

“Durante gli esercizi spiritual – scrive il Papa – ho riletto il testamento del Santo Padre Paolo VI. Questa lettura mi ha spinto a scrivere il presente testamento. Non lascio dietro di me alcune proprietà di cui sia necessario disporre. Quanto alle cose di uso quotidiano che mi servivano, chiedo di distribuirle come apparirà opportuno. Gli appunti personali siano bruciati. Chiedo che su questo vigili don Stanislao, che ringrazio per la collaborazione e l’aiuto così prolungato negli anni e così comprensivo. Tutti gli altri ringraziamenti invece, li lascio nel cuore davanti a Dio stesso, perché è difficile esprimerli”.

Già dal 1979, Giovanni Paolo II pensa alla sua morte e dà disposizioni per le esequie: “Per quanto riguarda il funerale, ripeto le stesse disposizioni, che ha dato il Santo Padre Paolo VI”. E in una nota a margine, datata 6 marzo 1979, aggiunge: “il sepolcro in una terra, non in un sarcofago”. Nel testamento, sono contenute altre due disposizioni sul funerale, che risalgono rispettivamente al 1982 e al 1985. “In connessione con l’ultima fase del mio testamento del 6.III.1979 (“Sul luogo/il luogo cioè del funerale/decida il Collegio Cardinalizio e i Connazionali”) – chiarisco che ho in mente: il metropolita di Cracovia o il Consiglio Generale dell’Episcopato della Polonia – al Collegio Cardinalizio chiedo intanto di soddisfare in quanto possibile le eventuali domande dei suoi elencati”. Poi, il 1° marzo del 1985 Giovanni Paolo II precisa che il Collegio Cardinalizio “non ha nessun obbligo di interpellare su questo argomento ‘i connazionali’; può tuttavia farlo, se per qualche motivo lo riterrà giusto”.

“Come ogni anno durante gli esercizi spirituali ho letto il mio testamento del 6.III.1979. Continuo a mantenere le disposizioni contenute in esso”. La parte del testamento spirituale del Papa datata 2000 riporta all’inizio, al testamento del 6 marzo 1979, che rimane nella sostanza il suo definitivo. “Quello che allora, e anche durante i successivi esercizi spirituali è stato aggiunto – spiega lo stesso Giovanni Paolo II – costituisce un riflesso della difficile e tesa situazione generale, che ha marcato gli anni ottanta”. Ma dall’autunno 1989, sottolinea il Papa polacco, “questa situazione è cambiata. L’ultimo decennio del secolo passato è stato libero dalle precedenti tensioni”, anche se “ciò non significa che non abbia portato con sé nuovi problemi e difficoltà”. In particolare, il Papa ringrazia la “Provvidenza Divina” perché “il periodo della così detta ‘guerra fredda’ è finito senza il violento conflitto nucleare, di cui pesava sul mondo il pericolo nel periodo precedente”.

Dopo la “gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II”, di cui si proclama “debitore”, l’ultima parte del testamento è tutta una sorta di “grazie” a tutte le persone che ha incontrato. “Dai primi anni del servizio vescovile – ricorda il Papa – si è stato dato di sperimentare la fraterna comunione dell’episcopato. Come sacerdote dell’Arcidiocesi di Cracovia avevo sperimentato che cosa fosse la fraterna comunione del presbiterio – il Concilio ha aperto una nuova dimensione di questa esperienza”.

“Quante persone dovrei qui elencare!”, esclama Giovanni Paolo II nell’ultima parte del suo testamento spirituale: “Probabilmente il Signore Dio ha chiamato a Sé la maggioranza di esse – quanto a coloro che ancora si trovino da questa parte, le parole di questo testamento li ricordino, tutti e dappertutto, dovunque si trovino”.

“Nel corso di più di vent’anni – è il ricordo personale del Papa – ho sperimentato la benevola e quanto mai feconda collaborazione di tanti Cardinali, Arcivescovo e Vescovi, tanti sacerdoti, tante persone consacrate – Fratelli e Sorelle – infine di tantissime persone laiche, nell’ambiente curiale, nel Vicariato della diocesi di Roma, nonché fuori di questi ambienti”.

“Come non abbracciare con grata memoria – prosegue il Santo Padre – tutti gli episcopati del mondo, con i quali mi sono incontrato nel succedersi delle visite ‘ad limina Apostolorum’! Come non ricordare anche tanti fratelli cristiani – non cattolici! E il rabbino di Roma e così numerosi rappresentanti delle religioni non cristiane! E quanti rappresentanti del mondo della cultura, della scienza, della politica, dei mezzi della comunicazione sociale”.

Poi la conclusione: “A misura che s’avvicina il limite della vita terrena ritorno con la memoria all’inizio, ai miei Genitori, al Fratello e alla Sorella (che non ho conosciuto, perché morì prima della mia nascita), alla parrocchia di Wadowice, dove sono stato battezzato, a quella città del mio amore, ai coetanei, compagne e compagni della suola elementare, del ginnasio, dell’università, fino ai tempi dell’occupazione, quando lavorai come operaio, e in seguito alla parrocchia di Niegowic, a quella cracoviana di San Floriano, alla pastorale degli accademici, all’ambiente…a tutti gli ambienti…a Cracovia e a Roma…alle persone che in modo speciale mi sono state affidate dal Signore. A tutti voglio dire una sola cosa: ‘Dio vi ricompensi’. ‘In manus Tuas, Domine, commendo spirituum meum’. A.D. 17.III.2000”.

Il testo integrale del testamento spirituale di Giovanni Paolo II(trad. italiana)