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PENA DI MORTE: RAPPORTO AMNESTY; 2390 ESECUZIONI NEL 2008, IL 72% IN CINA

Nel 2008 sono state eseguite più condanne in Asia che in ogni altra parte del pianeta, avendo la Cina da sola messo a morte il 72% del totale (1718 persone su 2390, dati che si temono più elevati poiché le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di Stato). E’ quanto emerge dal rapporto di Amnesty international sulla pena di morte nel mondo, diffuso oggi. Secondo i dati tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state messe a morte almeno 2390 persone in 25 paesi ed emesse almeno 8864 condanne alla pena capitale in 52 paesi. Condanne a morte “al termine di processi iniqui” sono state emesse in Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Nigeria, Sudan e Yemen; Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti d’America e Sudan. “Nel XXI secolo non dovrebbe esserci più posto per decapitazioni, sedie elettriche, impiccagioni, iniezioni letali, fucilazioni e lapidazioni” ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty. La maggior parte dei Paesi del mondo si sta avvicinando all’abolizione della pena di morte: solo 25 dei 59 paesi che ancora la mantengono hanno eseguito condanne nel 2008. Amnesty ammonisce tuttavia che, “nonostante questa tendenza positiva, centinaia e centinaia di condanne a morte continuano a essere emesse in tutto il mondo”. I progressi sono stati anche sminuiti dalla ripresa delle esecuzioni a Saint Christopher e Nevis (Usa) e dalla reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. Il maggior numero di esecuzioni nel 2008 è stato riscontrato in Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere alla pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, e’ stato registrato nella regione Africa del Nord-Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d’America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perché riconosciuti innocenti. Nell’Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362.L’Europa sarebbe una “zona libera dalla pena di morte” se non fosse per la Bielorussia, dove l’uso della pena di morte è avvolto dalla segretezza. Le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell’esecuzione né sul luogo di sepoltura. Le esecuzioni nell’ex Repubblica sovietica sono state 4. In occasione della pubblicazione dei dati relativi al 2008, Amnesty lancia il rapporto “Ending executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus” e un’azione on line per fermare le esecuzioni in Bielorussia. Informazioni e approfondimenti: www.amnesty.itSir