Toscana

Paccosi (Cesvot), “Aumentano bisogni sociali, il volontariato arriva dove il pubblico non riesce”

Paccosi, la pandemia ha inciso, oltre che da punto di vista sanitario, anche da quello sociale. Il Terzo settore e il volontariato come ne hanno risentito?«Il prolungarsi dell’epidemia è uno stress-test anche per il Terzo settore, che è stato colpito al cuore, perché la sua filosofia è la vicinanza sociale, non la distanza. Ancora una volta però il Terzo settore si è dimostrato “reattivo” e capace di adattarsi, capace di farsi carico dei bisogni della cittadinanza, in special modo delle fasce più vulnerabili, spesso ridefinendo le proprie attività. Oltre il 70% degli enti ha dovuto ridurre le proprie attività e il 14,2% ha chiuso o sospeso qualunque tipo di operazione. C’è anche una parte di enti che, al contrario, ha incrementato le attività: sono le organizzazioni di volontariato che operano nel sanitario e nel sociale. Infatti il 57,5% di questi ha svolto attività di risposta all’emergenza, di cui il 19,8% progettando attività nuove».La Toscana ha una tradizione storica dell’attività di volontariato. In questo momento, a molte associazioni mancano i volontari. Perché?«Il volontariato toscano ha raggiunto livelli di affidabilità organizzativa eccezionale, è diventato un partner insostituibile per l’ente pubblico nello svolgimento di alcuni servizi essenziali per la collettività. Ma, su questa strada, spesso si è indebolita la sua capacità attrattiva. Per questo, da due anni, Cesvot ha intensificato le sue azioni in favore della promozione del volontariato presso la cittadinanza. Anche con campagne di comunicazione mirate. “Passa all’azione diventa volontario” ha conseguito risultati al di sopra delle nostre aspettative ed è stata decisiva per avvicinare tante persone a questa esperienza. Dobbiamo sempre ricordarci che la bellezza dell’esperienza volontaria si mostra nella sua meraviglia solo quando la si prova. E nella nostra regione sono tante le persone disponibili a entrare in questa dimensione. Dobbiamo cercarle e accoglierle».C’è bisogno di aiutare gli enti del terzo settore a reindirizzare il proprio impegno?«La riorganizzazione delle attività in sicurezza, la gestione della crisi economica, i nuovi adempimenti previsti dall’attuazione della riforma del Terzo settore, la mancanza di volontari, l’iscrizione al nuovo Registro nazionale – Runts – ci pongono davanti a una riconsiderazione di tutto il welfare. Il volontariato si dichiara pronto a interagire con l’Ente pubblico per ripensare tutto il mondo dei servizi, del welfare, dell’assistenza sociale, per dare ai cittadini toscani una risposta ai bisogni emergenti. Gli istituti di co-programmazione e co-progettazione con i soggetti pubblici aprono a una nuova stagione di protagonismo e di unità del volontariato nelle comunità. Cesvot segue questo passaggio con molta cura».Quali sono le maggiori emergenze sociali da affrontare in questo momento?«Il protrarsi della pandemia ha aggravato il problema della solitudine, soprattutto nelle persone anziane. Ha rallentato la cura delle persone con malattie croniche e importanti, ha ridotto i profili della prevenzione, ha messo in seria difficoltà le persone con disabilità, ha minato profondamente gli spazi ricreativi e i luoghi della socialità. L’aumento della povertà ha aumentato emarginazione e disagio educativo. È sempre più chiaro che nessun soggetto pubblico può rispondere, per estensione e profondità, a tutti i bisogni sociali. Anche da qui l’importanza di proteggere il volontariato».Quale ruolo deve avere il Terzo settore quando finirà l’emergenza Covid per ripartire?«Il Terzo settore dovrà essere in grado di attivare una corretta interpretazione della sussidiarietà cercando un rapporto sempre più paritario e virtuoso con l’ente pubblico. E ciò, come già accennato, anche al fine di evitare che smarrisca, nel servizio, la sua identità più profonda, le motivazioni del suo agire. Il volontariato è una risorsa decisiva per la Toscana, una ricchezza unica, frutto di un’esperienza plurisecolare».Il Cesvot come può aiutare le associazioni e gli enti del terzo settore? Serve maggiore collaborazione?«Cesvot sta per compiere 25 anni. Solo nel 2021 ha erogato 13.360 servizi di cui 3.145 consulenze a 1345 enti del terzo settore, 83 corsi di formazione e seminari ai quali hanno partecipato 1542 volontari per un totale di 13.824 ore. Ha tre Collane editoriali e, negli anni, ha pubblicato 158 volumi. La legittimazione di Cesvot nei confronti dei volontari e delle istituzioni, regionali e nazionali, ha molti riscontri. La vera sfida è non smettere di ascoltare i bisogni, anche rilevandoli in modo scientifico e saper riorientare velocemente le attività quando i contesti lo richiedano. E poi cercare di non trascurare il coinvolgimento degli ets, il sostegno alle associazioni medio-piccole, la promozione del volontariato presso la cittadinanza e saper lavorare in sinergia con pubblico e privato».Cosa chiedete alle istituzioni, alla Regione e al governo nazionale?«Normative che agevolino e promuovano il terzo settore, semplificazione normativa e burocratica, risorse economiche aggiuntive, un reale coinvolgimento nella co-programmazione e co-progettazione: sono queste le priorità che emergono dalle nostre analisi dei bisogni sul territorio. In questa fase così delicata sarà centrale dare continuità alla collaborazione con Regione Toscana, Anci, Fondazioni bancarie, Forum del terzo settore, Università. A livello nazionale, rimane centrale il ruolo di Cesvot in CSVnet – l’associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato – la cui politica nazionale orienta la nostra attività».