Toscana

«Pelagos», il santuario internazionale dei cetacei

Con esso i tre Paesi si sono impegnati a tutelare i mammiferi marini ed il loro habitat, proteggendoli dagli impatti negativi diretti od indiretti delle attività umane. L’Italia è coinvolta con tre regioni: Liguria, Sardegna e Toscana. Nei mesi estivi, si registra una notevole presenza di cetacei, grazie alla grande ricchezza di plancton e di vita pelagica.

È possibile avvistare balenottere comuni e stenelle, capodogli, globicefali, grampi, tursiopi, zifi e delfini comuni. Nell’area, avvertono le autorità, quando si avvista un cetaceo è opportuno adottare un codice di condotta per non recare disturbo: mantenere una distanza di sicurezza, moderare la velocità di crociera, mantenere la rotta costante. Per garantire una maggiore tutela, anche attraverso gli organi preposti alla vigilanza, è stata redatta La Carta di partenariato (2009) con cui i comuni aderenti si impegnano a non compiere attività che creino disagio all’area protetta. Un modo, per esempio, è la «demotonautizzazione» sportiva del territorio marittimo comunale, ovvero l’impegno a non organizzare né consentire lo svolgimento di competizioni di imbarcazioni a motore. Tutti i comuni elbani hanno aderito, anche se, alcuni di essi, non hanno ancora deliberato il rinnovo biennale.

La Toscana ha dato vita all’Osservatorio toscano dei cetacei e delle tartarughe marine. Si tratta di un punto di riferimento per tutti coloro che, nella nostra regione, si dedicano all’analisi e alla tutela dei cetacei. Con l’Osservatorio collaborano l’Arpat, la direzione marittima, i centri di ricerca e le associazioni di categoria delle attività produttive. In particolare, sono coinvolti tutti coloro che studiano e osservano i mammiferi e le tartarughe e quanti si occupano di conservazione della biodiversità.

L’Osservatorio dispone di punti informativi a Capoliveri, Viareggio, Rosignano e Portoferraio (Enfola, sede del Parco dell’Arcipelago). Del Santuario fa parte tutto l’arcipelago toscano. Un gioiello, realmente poco conosciuto se non attraverso le fortune letterarie, è l’isola di Montecristo. Montecristo, che fa parte del comune di Portoferraio, ha una superficie di poco più di 10 kmq e dista 63 km dalla costa continentale. È ricca di testimonianze storiche. Probabilmente era luogo di culto dedicato a Giove in epoca romana e, nel V secolo, accolse San Mamiliano, in fuga dai Vandali. Sede di una comunità monastica fino al 1500, attualmente l’isola è disabitata.

Dal 1971 è Riserva Naturale Integrale e, dal 1988, Riserva Naturale Biogenetica d’Europa. Un presidio è garantito dalla famiglia del guardiano e da due agenti del Corpo Forestale dello Stato, i cui alloggi sono situati nei pressi della Villa Reale di Cala Maestra, unico approdo di Montecristo. Il paesaggio dell’isola si presenta con poca vegetazione fatta di garighe costiere e bassa macchia mediterranea, con pochi lecci. Sono state censite 400 specie fra cui eriche, rosmarini, cisti, elicriso e maro. A livello faunistico, diffusa è la capra di Montecristo. Tra i rettili troviamo il biacco, la vipera e il piccolo tarantolino. Tra gli uccelli, oltre al marangone dal ciuffo, abbiamo la Berta minore, oggetto di particolari progetti di protezione come l’eradicazione del ratto, pericoloso predatore. La vita marina è particolarmente ricca ed integra e frequenti sono gli avvistamenti di balene ed altri cetacei, fra cui, sembra, il raro zifio.

L’accesso a terra è limitato nel numero e gestito direttamente dal Corpo Forestale dello Stato di Follonica. A mare vige il divieto di balneazione e circumnavigazione: la normativa protegge per un miglio intorno all’isola. Le escursioni guidate sono possibili dal 1° aprile al 15 luglio e dal 31 agosto al 31 ottobre per un massimo di mille visitatori l’anno di cui seicento studenti e quattrocento adulti. Le visite sono consentite esclusivamente con l’ausilio del personale del Corpo forestale dello Stato.