Toscana

Pisa: caso «Norlevo», tanto rumore per nulla

di Andrea Bernardini

Se fosse ancora in vita, William Shakespeare ne farebbe una nuova versione della commedia teatrale «Molto rumore per (quasi) nulla». Il collegio arbitrale di medicina generale della Regione Toscana ha reso noto i provvedimenti nei confronti degli otto medici di guardia su cui pendeva l’accusa della Asl 5 di Pisa di aver apposto (o non aver rimosso) dalla porta del presidio di guardia medica del quartiere «I Passi» il cartello recante la scritta «Qui non si prescrive la pillola del giorno dopo. Rivolgersi entro 72 ore a medico di famiglia, privato, pronto soccorso, ginecologia o consultorio familiare» (con tanto di indirizzo). Ovvero: nessun addebito per sette degli otto medici convocati e la proposta di decurtare del 10% la retribuzione di un mese al medico che avrebbe collocato quel cartello.

Sulla vicenda che avrebbero vissuto alcune ragazze, raccontata dal quotidiano «Il Tirreno», noi eravamo stati da subito piuttosto critici, mettendo in evidenza diverse incongruenze. E avevamo ragione: del rifiuto preventivo della prescrizione dato telefonicamente ad una delle due presunte testimoni, nessuna traccia. La questione, dunque, si era spostata sulla domanda: può un medico rifiutarsi di prescrivere il Norlevo? La direzione della Asl 5, a fine 2002, inviò una circolare dove asserì che il Norlevo non è un farmaco abortivo, è prescrivibile a minori; di più: «che l’eventuale rifiuto a minore richiedente potrebbe esporre il sanitario addetto alla continuità assistenziale a responsabilità omissiva».Ora la deliberazione del collegio arbitrale regionale di medicina generale ribalta le affermazioni contenute in quella circolare: e lo fa nelle battute finali del pronunciamento, quando parla di un farmaco somministrato «ove occorrente ed opportuno (giudizio rimesso esclusivamente al sanitario)». Insomma, per dirla con le parole di Aldo Ciappi, giurista, presidente dell’associazione «Scienza & Vita» di Pisa e Livorno «quel pronunciamento riafferma un principio cardine dell’esercizio della professione medica: quello della piena libertà di qualsiasi medico (e dunque anche di una guardia medica) di prescrivere o non prescrivere il Norlevo o altri farmaci, secondo scienza e coscienza, dopo la necessaria anamnesi del paziente».

Alla fine tutto si è ridotto al cartello. A chi spetta vigilare ed eventualmente rimuovere un cartello non autorizzato? Su questo la commissione non ha risposto, e del resto, individuato il capro espiatorio responsabile del gesto, si è stralciata in fretta la posizione degli altri sette. Anche perché, come spiega l’avvocato Giuseppe Mazzotta, difensore di due dei medici deferiti all’organo di disciplina «non si può ragionevolmente pensare che il medico tenga in attesa i propri pazienti per controllare se vi siano cartelli che negano la prescrizione della pillola del giorno dopo o che, per esempio, inneggiano, chissà, al boicottaggio di alcune case farmaceutiche o simili: è evidente che la vigilanza rientra nella responsabilità amministrativa di chi è delegato dalla direzione generale a dirigere il distretto». Insomma, di fronte ad una decisione palesemente politica del collegio arbitrale, i legali sarebbero stati pronti a mettere sotto accusa quella stessa direzione della Asl che aveva deferito i medici.

Dagli atti parrebbe che il cartello «Non si prescrive la pillola del giorno dopo» non avrebbe procurato danno alcuno alle pazienti, e che la continuità del servizio era comunque garantita. Ovvero quel cartello, oltre che non autorizzato, avrebbe contenuto una informazione non corretta, perché tutti i pazienti che entravano – così ha accertato il collegio di disciplina – sarebbero stati presi in carico e, laddove, a giudizio del medico, ne esistevano le condizioni, la pillola sarebbe stata prescritta.

Molto rumore per (quasi) nulla. appunto.

Intanto in Toscana il numero di pillole del giorno dopo vendute in farmacia ha raggiunto cifre preoccupanti. Preoccupanti per lo stesso assessore Enrico Rossi che, in un dibattito organizzato tempo fa dalle Acli di Santa Maria a Monte, aveva così commentato: «Trentamila confezioni di quella pillola vendute nel 2007 sinceramente mi sembrano troppe per parlare di contraccezione d’emergenza». All’assessore si rivolge il capogruppo dell’Udc Marco Carraresi: «Dopo il giudizio del collegio arbitrale di medicina generale della Regione Toscana, che ha riconosciuto il diritto di un medico di non prescrivere il Norlevo – che ha le sue controindicazioni – senza conoscere la storia medica della paziente, sarebbe necessario anche un pronunciamento sulla questione da parte dell’assessorato regionale per il diritto alla salute:  per evitare altri casi di messa alla gogna di medici che, per motivi di coscienza o per ragioni di buona pratica medica, ritenessero di non prescrivere questo farmaco, magari a pazienti vedono per la prima volta; e comunque per evitare che ogni azienda sanitaria regolamenti in futuro l’esercizio del diritto/dovere del medico alla prescrizione in maniera totalmente difforme. Addirittura paventando, come avvenuto in passato, il rischio di possibili denunce penali a carico del medico che ne rifiutasse la prescrizione».