Toscana

Pistoia, muore a 6 anni dopo intervento di tonsille

SETTE AVVISI DI GARANZIA PER I MEDICI. Sette avvisi di garanzia, nei quali di ipotizza il reato di omicidio colposo, sono stati notificati ad altrettanti medici dell’ospedale del Ceppo di Pistoia per la morte di Federico, il bambino di 6 anni deceduto nella notte tra giovedì e venerdì scorsi nel reparto di pediatria del nosocomio pistoiese dopo essere stato sottoposto a un’operazione di tonsille e adenoidi. E’ quanto si apprende dalla direzione dell’azienda sanitaria di Pistoia. Gli avvisi, sempre secondo quanto emerso, sono stati notificati in relazione all’esecuzione di accertamenti tecnici irrepetibili. Gli avvisi riguardano i sanitari che hanno seguito il piccolo Federico nel corso della sua permanenza in ospedale, dal momento dell’intervento fino alle cure prestate l’altra notte quando è poi deceduto. I provvedimenti, si fa notare dalla direzione della Asl, sono un atto dovuto per consentire ai sanitari coinvolti il diritto alla difesa, con la nomina di propri consulenti per assistere agli accertamenti irripetibili che dovranno essere effettuati nell’ambito dell’inchiesta.COMMISSIONE REGIONE: NON EMERSE CARENZE

di Domenico Mugnaini

PISTOIA 14 DICEMBRE. Il suo ritorno a casa era stato rinviato di un giorno, perché aveva un po’ di febbre, scesa però ieri sera quando sembrava che tutto andasse bene. Federico, sei anni, operato di tonsille e adenoidi mercoledì scorso (12 dicembre) all’ospedale del Ceppo di Pistoia, “stava giocando sul letto” quando alle 21, si spiega dalla Asl, sono passati i medici per il controllo. Poche ore dopo il bambino è morto. “Emorragia massiva insorta a distanza di 40 ore da un intervento chirurgico di adenotonsillectomia”, questa la causa del decesso indicata da Riccardo Tartaglia, responsabile del Centro gestione del rischio clinico della Regione Toscana, fra gli esperti al lavoro per chiarire cosa sia accaduto e se ci siano state responsabilità da parte del personale sanitario dell’ospedale.

Le indagini avviate sono più di una: quella della magistratura in primo luogo. Poi gli accertamenti degli ispettori inviati dal ministro della Salute Livia Turco, d’intesa con l’assessore toscano alla sanità Enrico Rossi il quale ha subito attivato anche il Centro gestione del rischio clinico e chiesto alla direzione della Asl di fare immediatamente un’indagine interna. “Voglio la verità” ha gridato il giovane padre di Federico, Pietro Patania. L’uomo ha accusato i sanitari di non essere subito intervenuti quando il figlio ha cominciato a stare male, verso la mezzanotte. Accanto a Federico c’era la mamma che ha poi avvisato il marito. Quando è arrivato in ospedale Piero Patania è stato sopraffatto da una crisi di nervi, ed è stata chiamata anche la polizia. “Hanno lasciato morire un bambino di sei anni – ha detto l’uomo -. Tutti i dottori sono arrivati troppo tardi. Quaranta minuti dopo l’emergenza. Me lo hanno ammazzato”.

I genitori di Federico sono originari di Vibo Valentia da dove si sono trasferiti a Quarrata, nel pistoiese. Hanno anche un altro figlio, di un anno e mezzo.

La Asl di Pistoia ha messo a loro disposizione uno psicologo e una stanza in ospedale dove sono arrivati via via altri parenti. “Ora i medici di pediatria mi dicono che mi sono vicini; non si rendono conto di quello che hanno fatto” ha aggiunto l’uomo, che oggi pomeriggio è tornato a casa con la moglie. La coppia si è chiusa nel dolore. La vicenda sarà seguita ora da due avvocati. Su quanto riferito dal padre l’Asl, che ha tenuto una conferenza stampa, ha spiegato che i medici sono intervenuti immediatamente insieme agli infermieri quando il bambino ha iniziato a star male. L’equivoco sarebbe nato dal tipo di divise ‘colorate’ indossate anche dai medici nel reparto di pediatria.

Tartaglia ai giornalisti ha dato una prima ricostruzione dei tempi di intervento dei sanitari, spiegando che il primo allarme sulle condizioni del bambino sarebbe scattato alle 0.27 e che nel giro di 5 minuti i medici sarebbero arrivati al letto di Federico iniziando subito le manovre di rianimazione. Il piccolo é stato poi dichiarato morto alle 2.05. Resta comunque da chiarire come si sia potuto verificare un evento, definito anomalo dagli esperti, come l’emorragia che ha ucciso Federico. Le complicanze che possono portare alla morte negli interventi chirurgici di adenotonsilectomia, secondo le statistiche, sono di uno su 40 mila casi.

“Assicuro tutto il mio impegno per un rapido e completo accertamento di quanto accaduto”, ha detto il ministro Turco che si è unita al dolore dei genitori. Sulla stessa linea l’assessore Rossi e i vertici dell’Asl che vuole ricercare la verità “nel rispetto dei diritti del bambino che è morto, ma altrettanto nel rispetto dei diritti di chi ha operato per tentare di salvarlo”. Intanto il sindaco di Quarrata ha deciso di proclamare il lutto cittadino. Nella scuola elementare dove Federico frequentava la I classe invece sono stati sospesi tutti i festeggiamenti legati al Natale. (ANSA).

TONSILLECTOMIA, NON SERVE SEMPREINTERVENTO DI ROUTINE, FRA 99 E 2001 TRE MORTI L’intervento chirurgico alle tonsille e alle adenoidi è definito dai pediatri come operazioni di routine, tuttavia non tutte (circa 80 mila l’anno) sono giustificate. Le linee guida nazionali messe a punto nel 2003 da un gruppo di esperti dell’Istituto superiore di sanità definiscono i paletti secondo i quali è pertinente un’operazione. I suggerimenti per una “una buona pratica clinica” riportati nel documento affermano che l’asportazione delle tonsille e adenoidi “è consigliabile nei bambini con sindrome dell’apnea ostruttiva di grado “significativo”; inoltre nelle forme severe di tonsillite acuta ricorrente la tonsillectomia è indicata, sia nei bambini sia negli adulti, in presenza di cinque o più episodi batterici documentati all’anno, invalidanti e tali da impedire le attività normali, con sintomi perduranti per almeno 12 mesi, e dopo un periodo ulteriore di osservazione di almeno 6 mesi. In Italia secondo i dati delle dimissioni ospedaliere riportate dal ministero della salute sulla base delle cifre regionali, nel 2004 sono stati effettuati 50.000 interventi di asportazione delle tonsille in regime di ricovero ospedaliero e 27.000 in day hospital.

Sotto i 14 anni gli interventi sono stati 35.000: in particolare nella fascia di età 1-4 anni i bambini operati sono stati 9.050, le bambine 5.900; nella fascia 5-14 11.600 bambini e 9.800 bambine; tra i 15-24 anni 3000 giovani uomini e 4400 donne; tra i 25-44 anni 3.100 uomini e 3.800 donne. Secondo Cesare Ponticelli, direttore dell’unità operativa di otorinolaringoiatria dell’Asl di Prato le complicanze legate a questi interventi sono di 1 su 40 mila. Il documento degli esperti dell’Iss afferma inoltre che la tonsillectomia si associa a un rischio di morbosità perioperatoria stimato, in Scozia, intorno al 2%.

L’incidenza della mortalità postoperatoria riportata in letteratura si approssima a quella dell’anestesia generale da sola, con 1 decesso ogni 10.000-35.000 casi. Le cause principali di mortalità sono riconducibili alle complicazioni dell’anestesia, all’emorragia e all’iponatriemia (abbassamento del sodio nel sangue). In Italia, nel triennio 1999-2001, sulla base dei dati trasmessi al sistema informativo ospedaliero del Ministero della salute, risultano complessivamente 3 decessi avvenuti in seguito a chirurgia adenotonsillare, pari a 1 caso ogni 95.000 interventi. I dati sono stati confermati da un’indagine ad hoc che non permette peraltro di escludere una possibile sottonotifica degli eventi. (ANSA).