Toscana

Più shopping di domenica? Il dibattito è aperto

di Simone Pitossi

C’è anche un sito internet. «Il primo e unico motore di ricerca – si legge nella home page – che indica le aperture straordinarie in tutta Italia». Lo shopping domenicale – ma anche il solo «gironzolare» davanti alle vetrine – è diventata un’abitudine, purtroppo, sempre più diffusa come dimostrano le pagine online di www.apertodomenica.com. E anche la Toscana non fa eccezione. Ma, dopo un periodo di «deregulation», uno dei principali attori del panorama commerciale – Unicoop – ha riaperto il dibattito. «Vi sono troppe richieste di ulteriore estensione delle aperture domenicali, e crediamo che una ventina di aperture l’anno nell’area metropolitana di Firenze siano più che sufficienti per svolgere un ruolo positivo nei confronti dei consumatori. Andare oltre questa soglia comporterebbe costi economici e sociali eccessivi di cui non c’è bisogno».

A prendere posizione è stato Turiddo Campaini, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop. Tutto nasce dalle aperture domenicali dei grandi outlet come «The Mall» a Reggello, il «Valdichiana Outlet Village» e l’outlet di Barberino. Campaini ha difeso le attuali strategie della sua cooperativa, sostenendo che «un servizio attivo sei giorni su sette per dodici ore, con aperture straordinarie per una domenica al mese e per tutte quelle di dicembre non può essere considerato scadente». Ma il discorso di Campaini si vorrebbe elevare anche al piano etico: «Questa discussione, pur circoscritta, ha un valore simbolico che non bisogna sottovalutare: ci troviamo di fronte a quella che non è solo una crisi finanziaria, ma ancora prima una crisi culturale e di valori. Siamo convinti che trascorrere anche la domenica a fare shopping sia la soluzione migliore per rafforzare i legami famigliari di una società con endemici problemi di coesione?». Campaini ha infine tirato in ballo il mondo politico, «il referente per eccellenza quando occorre stabilire un ponte fra interessi particolari e generali: le istituzioni sono chiamate a valutare se i desideri dei proprietari di due outlet vadano anteposti a quelli dei cittadini toscani, che sono esseri umani prima che consumatori». Nel caso questa risposta non sia quella desiderata, Unicoop sarà però costretta ad adeguarsi: «Seppure a malincuore – ha concluso Campaini – dovremmo aumentare anche noi i giorni di apertura, non potendo consentire simili vantaggi competitivi a nessuno».

In questo dibattito i candidati alla presidenza della Regione si sono schierati, come era prevedibile, su fronti opposti. Enrico Rossi, candidato del Pd e attuale assessore al diritto alla salute, chiamato in causa sulle pagine di «Repubblica», si è affiancato a Campaini. «Senza negare la funzione e il valore economico del commercio e i vantaggi di un’economia di mercato – dice l’esponente Pd – di fronte alla richiesta di aprire i centri commerciali ogni domenica credo si debba avere il coraggio di dire no. Penso anche che i centri commerciali esistenti siano più che sufficienti. Ma che modello di società è quella che scambia l’avere con l’essere, dove la libertà è prima di tutto di consumare?». Per quanto riguarda le regole Rossi spiega che la Regione ha affidato ai Comuni la «possibilità di decidere l’apertura dei negozi nelle domeniche e nei giorni festivi ma solo attraverso il confronto con tutte le associazioni e sulla base di comprovate necessità». «Quindi – conclude – autonomia sì ma con il senso del limite».

Monica Faenzi (candidata Pdl) sta dall’altra parte della barricata: «Finto dibattito e falso problema». «La questione – replica sulle pagine del quotidiano – non nasce certo ora per l’aumento delle aperture domenicali ma dalla cementificazione avviata dalla Regione, resa possibile grazie alla legge Bersani, e realizzata dalla grande distribuzione mettendo in ginocchio la rete di vendita al dettaglio e i centri commerciali naturali». Non solo. «I centri che ci sono devono lavorare ma il territorio è saturo. Oggi – conclude Faenzi – si tenta di correre ai ripari invocando la fine del consumismo sfrenato di cui la sinistra è matrigna e si offende il cittadino privandolo di un’opportunità, quasi non fosse in grado di scegliere cosa fare nel suo tempo libero».

Nel mezzo (ma forse più vicino alla Faenzi) si trova Francesco Bosi, candidato alla presidenza della Regione e parlamentare Udc. «Il problema vero – ci spiega – è che in Toscana, più che in altre regioni, chi ha governato in questi anni ha ecceduto nella concessione di licenze per i grandi centri commerciali e gli outlet. Che, se da un lato, sono utili hanno però avuto l’effetto di mettere in ginocchio il tessuto commerciale rionale delle nostre città». Conseguenza di questo le chiusure dei piccoli esercizi commerciali e degli artigiani che, secondo Bosi, «hanno determinato un impoverimento dei rioni dove svolgevano e tutt’ora svolgono una funzione di presidio sociale e di controllo del territorio». «Tornare indietro ora – sottolinea il candidato Udc – è difficile. La vita purtroppo è cambiata: soprattutto le giovani coppie sono quasi costrette a utilizzare la domenica anche per fare la spesa perché il tempo è sempre meno. Adesso – conclude Bosi – è però il momento di fermarci e ripensare all’importanza della vendita al dettaglio che rende il fare la spesa più a dimensione umana».

LA CHIESA

Sul dibattito «aperture domenicali sì, aperture domenicali no» è intervenuto mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno. «La domenica – osserva – è il giorno da dedicare alla famiglia, alla cura degli affetti, al riposo settimanale e per un cristiano ancora di più: è un giorno sacro, come dice il suo nome “di Dio”, da aprire alla preghiera e alla carità. Certo, per molti non ha questo valore, ma è comunque una giornata di tempo libero per incontrarsi con gli amici e stare insieme». Secondo il Vescovo «l’apertura domenicale dei negozi altera il ritmo della settimana lavorativa, contribuisce a rendere le persone principalmente dei consumatori e inibisce il vivere sociale e comunitario». «Oggi – continua – è necessario affermare il noi e non esasperare l’io, è necessario ricercare il bene comune, in primis quello della famiglia, affermare il primato delle relazioni umane non di quelle commerciali. C’è anche troppo mercato nella nostra società non aggiungiamone altro! Se poi proprio si volesse andare avanti su questa strada allora magari si ricordi che per alcuni, la domenica ha veramente il valore di un giorno sacro e quindi nessuno può essere violato nella propria libertà religiosa, sancita dalla Costituzione Italiana». «Pertanto – conclude il vescovo Giusti – ritengo giusto che, chi volesse far lavorare i dipendenti alla domenica in servizi non essenziali alla collettività come un ospedale, lo potrebbe fare ma solo ed esclusivamente su base volontaria. Il mercato non è tutto e non può tutto: prima di tutto c’è la persona». Anche la diocesi di Prato in questi anni si è sempre impegnata molto sul fronte della sensibilizzazione al riposo festivo. Proprio il vescovo Gastone Simoni, lunedì 15 febbraio, alle ore 21, parteciperà a una trasmissione televisiva di Rtv38 dedicata a questo argomento insieme a Turiddo Campaini, presidente Unicoop, al segretario regionale della Cgil Alessio Gramolati, al responsabile della Mediateca toscana Stefania Ippoliti, al professor Massimo Morisi dell’Università di Firenze, al vignettista Sergio Staino e alla casalinga Elisabetta Santanni.