Toscana

Politiche, Toscana meno rossa

di Claudio Turrini

Dalle politiche del 13 e 14 aprile esce una Toscana decisamente meno «rossa»: vince il Partito democratico, ma crolla la Sinistra Arcobaleno. In regione la coalizione guidata da Walter Veltroni raggiunge il 50,3% alla Camera e il 50,4% al Senato con un ottimo incremento percentuale rispetto alla somma di Ds e Margherita (nel 2006 avevano messo insieme meno del 40%). Al punto di diventare la regione con i risultati migliori di tutta l’Italia. L’incremento varia dai 6 punti percentuali in provincia di Massa Carrara al +1,8 di Lucca. Ma il successo del Pd, che in alcuni comuni toscani supera il 60% dei consensi, va a scapito della Sinistra Arcobaleno che ottiene un modestissimo 4,4% alla Camera e 5,1% al Senato. Siamo ancora a percentuali più alte della media nazionale (appena il 3,0% alla Camera), ma lo spostamento di consensi è davvero notevole. Basti pensare che nel 2006, in Toscana, Rifondazione comunista aveva conquistato l’11,11% e che il «cartello» guidato da Fausto Bertinotti aveva in dote anche il 4,91% di «Insieme per l’Unione» (Verdi e Comunisti italiani), ai quali si aggiungeva la «Sinistra democratica» di Cesare Salvi. Il calo dei votanti, scesi di quasi quattro punti (83,5% al Senato contro l’87,2% del 2006, e 83,6% alla Camera, contro l’87,4%), può spiegare solo in parte questa emorragia di consensi. In due anni la sinistra oggi «Arcobaleno» ha perso quasi 230 mila voti, sui 335 mila che aveva. Sempre in termini di voti assoluti, il Pd ne raccoglie 20 mila in più rispetto all’Ulivo. Ma il saldo dalla sinistra potrebbe essere stato ben maggiore se si considera il calo dei votanti e il travaso che – stando alle prime analisi dei flussi – ci sarebbe stato verso l’Udc. Ipotesi confermata dal risultato decisamente migliore avuto dalla sinistra nelle comunali e provinciali toscane, dove non si trattava di contrastare la vittoria di Berlusconi. Alle provinciali di Massa Carrara, ad esempio, Narciso Buffoni, sostenuto da Sinistra Arcobaleno, ha raccolto il 13,7 dei consensi. Al Comune di Massa il ballottaggio è tra il sindaco uscente per il Pd e l’ex sindaco Roberto Pucci, sostenuto da Sinistra Arcobaleno e un gruppo di civiche, che ha ottenuto il 27,9%. Altri rivoli della sinistra, oltre che alle due formazioni del Partito comunista dei lavoratori (0,82%) e della Sinistra critica (0,6%), potrebbero essere andati verso l’Idv di Di Pietro che passa dal 2,16% al 3,3% e si porta a casa sia un deputato che un senatore (il «girotondino» Pancho Pardi). Anche qui, in termini numerici, i voti sono più che raddoppiati (da 36.299 a 82.919).

Cresce ovunque il Popolo delle libertà, che va in media un paio di punti sopra la percentuale messa insieme nel 2006 da An e Forza Italia (31,5% alla Camera e 32,4% al Senato). Anche in termini assoluti il saldo è positivo con un +10 mila voti. Un aumento in linea con il dato nazionale, ma che per la contemporanea crescita del Pd non lascia intravedere per il momento scenari diversi anche per la regione. Raddoppia quasi i consensi la Lega Nord che per la prima volta conquista un seggio alla Camera, seppure grazie al meccanismo della legge elettorale.

In calo invece l’Unione di centro di Casini e Pezzotta, che passa dal 6,02 al 4,1%, premiata però in termini di seggi alla Camera (2) grazie alla debacle della sinistra estrema. Buono il risultato numerico della Destra di Daniela Santanché che arriva al 2,8% alla Camera e al 2,4% al Senato. Un bel balzo in avanti se si pensa che la «vecchia» Fiamma, nel 2006, era appena allo 0,46%, ma insufficiente per entrare in Parlamento. Spicca comunque il 3,7% raggiunto in provincia di Grosseto.

Risultato negativo anche per il Partito socialista di Boselli che si ferma all’1%, che pure è tra le percentuali più alte in Italia, contro il 2,42% conquistato nel 2006 con la Rosa nel Pugno dove lo Sdi era alleato dei Radicali. Un disastro la lista «Aborto? No, grazie» di Giuliano Ferrara che anche qui in Toscana ha raccolto alla Camera (non era presente al Senato) appena lo 0,3%. Sotto l’1%, e quindi senza anche accedere al meccanismo dei «rimborsi» elettorali, anche il Pli (0,5%), Forza Nuova (0,3%), «Per il bene comune» (0,3%), l’Unione democratica per i consumatori (0,27%) e il Meda (0,12%.)

Per quanto riguarda i seggi la vera novità rispetto alle previsioni è data dal mancato superamento del quorum per la Sinistra l’Arcobaleno sia al Senato che alla Camera. Così per Palazzo Madama se li dividono solo le due coalizioni: 10 al Pd, 1 a Italia dei Valori e 7 al Popolo delle Libertà. Questi quindi i senatori toscani: Partito democratico: Vannino CHITI, Vittoria FRANCO, Achille SERRA, Achille PASSIONI, Marco FILIPPI, Andrea MARCUCCI, Silvia DELLA MONICA, Marco PERDUCA, Massimo LIVI BACCI e Manuela GRANAIOLAPARDIPopolo delle Libertà: Altero MATTEOLI, Sandro BONDI, Gaetano QUAGLIARIELLO, Franco MUGNAI, Paolo AMATO, Achille TOTARO e Massimo BALDINI.

Alla Camera la coalizione di Veltroni ha approfittato della sconfitta della Sinistra Arcobaleno, ottenendo 19 seggi: Dario FRANCESCINI, Michele VENTURA, Rosy BINDI, Giovanni CUPERLO, Paolo FONTANELLI, Antonello GIACOMELLI, Franco CECCUZZI, Ermete REALACCI, Donella MATTESINI, Alberto FLUVI, Lido SCARPETTI, Andrea LULLI, Andrea RIGONI, Raffaella MARIANI, Luca SANI, Silvia VELO, Rosa DE PASQUALE, Maria Grazia GATTI e Rolando NANNICINI. Se Franceschini e Rosy Bindi, presenti anche in altre circoscrizioni, optassero per altri seggi, potrebbero avere via libera anche Susanna CENNI e Tea ALBINI. Per l’Italia dei Valori il seggio guadagnato da Antonio DI PIETRO (capolista ovunque) dovrebbe andare al n. 2 della lista: Fabio EVANGELISTI. Il Popolo delle Libertà ottiene 15 seggi: Silvio BERLUSCONI, Gianfranco FINI, Paolo BONAIUTI, Elio VITO, Riccardo MIGLIORI, Denis VERDINI, Marco MARTINELLI, Deborah BERGAMINI, Massimo PARISI, Flavia PERINA, Riccardo MAZZONI, Roberto TORTOLI, Maurizio BIANCONI, Monica FAENZI e Gabriele TOCCAFONDI. Anche qui le opzioni dei “big” Berlusconi e Fini per altre regioni, farebbe entrare anche Lucio BARANI e Alessio BONCIANI. Un seggio anche alla Lega Nord, con Luca Rodolfo PAOLINI che potrebbe prendere il posto dell’eletto Umberto BOSSI oppure optare per le Marche e dar via libera al n. 3 della lista Antonio VIANNA GAMBETTA. Due seggi infine all’Udc: Pier Ferdinando CASINI e Luisa CAPITANIO SANTOLINI che potrebbero però lasciare il posto a Francesco BOSI e Lorenzo Nedo POLI.

Stravince Silvio Berlusconi

La coalizione guidata da Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni con un ampio margine. Il Popolo della Libertà (assieme a Lega Nord e Movimento per l’autonomia), grazie anche al premio previsto dalla legge elettorale, ha una larghissima maggioranza alla Camera, con 340 deputati contro i 239 della colazione guidata da Veltroni e i 36 ottenuti da Casini. Ma anche al Senato, dove il premio assegnato su base regionale poteva creare qualche problema, il Pdl ottiene una maggioranza solida, con 171 senatori contro 130. L’alleanza di centrodestra ottiene il 47,32% dei voti per Palazzo Madama contro il 38,01% del Partito democratico con l’Italia dei valori. Sono 5 le Regioni che passano dal centrosinistra al centrodestra: Liguria, Abruzzo, Campania e Calabria e Sardegna.

Ancora una volta sono stati così smentiti clamorosamente gli exit poll diffusi subito dopo la chiusura delle urne, che indicavano una differenza di soli due o tre punti percentuali tra Pdl-Lega-Mpa e Pd-Idv. Alla Camera il vantaggio in termini di voti è ugualmente notevole: l’alleanza guidata dal Popolo della libertà ottiene il 46,81% dei voti, quella del Partito democratico il 37,54%. Un distacco che fin dalle prime proiezioni è sembrato incolmabile, tanto che in serata è stato lo stesso Veltroni a riconoscere la vittoria dell’avversario: «Ho telefonato a Berlusconi – ha annunciato il leader del Pd – per augurargli buon lavoro».

Così il nuovo ParlamentoSENATO, in attesa dell’assegnazione dei senatori eletti all’estero: Pd 116, Idv 14, Udc 3, Mpa 2, Lega Nord 25, Pdl 144 e altri 5.CAMERA (non ancora assegnati dodici deputati eletti all’estero): Pd 211, Idv 28, Udc 36, Mpa 8, Lega Nord 60, Pdl 272, altri 3.

Amministrative, quattro ballottaggi in Toscana

L’effetto Berlusconi e, ancor di più l’effetto Pd con la sua scelta di correre da solo, pesa sulle amministrative tenutesi in Toscana il 13 e 14 aprile. La situazione più incerta appare quella di Viareggio (Lu), dove Luca Lunardini – apparentato con UDC, Lega Nord, Stella e Corona, MCL e Pensionati democratici, con il 45,62 % se la vedrà con Andrea Palestini candidato sindaco per il PD, Italia dei Valori e Socialisti, che parte da un modesto 28,54%. Decisivi saranno i voti presi da Milziade Caprili, della sinistra Arcobaleno (12,63) e quelli di Alberto Benincasa, candidato sindaco per «Vivere Viareggio-Per Torre del Lago» con il suo 6,51%. Alla Provincia di Massa l’uscente Osvaldo Angeli (Pd e Idv, 41,5%) è stato costretto al ballottaggio con Sandro Bondi (Pdl, 32,2%): decisiva è stata la concorrenza del candidato della sinistra arcobaleno – e di parte del PD – Narciso Buffoni che ha raggiunto il 13,6% dei consensi. Situazione anomala invece al Comune di Massa, dove il ballottaggio sarà tra il sindaco uscente Fabrizio Neri, candidato del Partito democratico, appoggiato dall’Italia dei valori, socialisti e repubblicani, e dalla lista civica «fare per Massa» che ha ottenuto il 38,7% e l’ex sindaco Roberto Pucci (27,8%), sostenuto dalla sinistra arcobaleno e da una lista personale. Il PDL, con Corrado Nicola Amorese ha invece registrato un crollo (16%). Non ce l’ha fatta al primo turno neanche Marco Filippeschi, candidato a sindaco per il Pd a Pisa (47,57%) e andrà così al ballottaggio con la candidata del Pdl Patrizia Paoletti Tangheroni (32,16%). Buono il risultato dello sfidante della Sinistra Arcobaleno (ma senza il Pdci che ha presentato un proprio candidato) Carlo Scaramuzzino, già assessore negli anni ’80, che ha preso il 9,44% dei voti, quasi il doppio rispetto al dato politico regionale di SA. Filippeschi, deputato uscente del Pd, era sostenuto, oltre che dal Pd, dal Partito socialista, dall’Idv e da una lista civica.

Finisce 6 a 3 per il centrosinistra la partita nei comuni toscani con meno di 15 mila abitanti, che rinnovavano lo scorso 13 e 14 aprile le amministrazioni. Per questi comuni la legge non prevede ballottaggi e si aggiudica il sindaco chi ottiene la maggioranza. Spesso vengono presentate liste civiche e il voto ha una forte caratteristica locale. Il centrodestra comunque conquista Marradi e Monte Argentario. Gli altri sette comuni mantengono maggioranze simili a quelle precedenti. Il quadro comune per comune.