Toscana

Povertà a Lucca: Caritas, la situazione non migliora

«Pensare insieme il contrasto alle povertà» è il titolo del convegno che si terrà venerdì 30 novembre alle ore 15.30 nell’Aula Magna della Curia Arcivescovile (Piazzale Arrigoni, 1) a Lucca. Nel corso del convegno verrà presentato il Dossier «Farsi prossimi» sulle povertà e le risorse nella Diocesi di Lucca – 2011 promosso dalla Caritas e realizzato dallab Fondazione Volontariato e Partecipazione che presenta una lettura approfondita delle tendenze presenti nel territorio diocesano, introducendo molti dati inediti. In questo modo, come ogni anno, la Caritas restituisce al territorio i dati raccolti in un anno di ascolto delle situazioni di povertà che si presentano alla rete degli sportelli.

Il Rapporto 2011 amplia l’analisi e presenta nella prima parte un quadro approfondito della povertà e del disagio sociale in Lucchesia: informazioni sul contesto nazionale e locale, dati aggiornati sul rapporto fra povertà e precarietà abitativa, la situazione del mercato del lavoro, il ruolo dell’istruzione e della formazione. Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi al Palazzo Arcivescovile sono stati presentati il Rapporto e il convegno.

«Una chiesa locale nel suo territorio – ha affermato Vicario Generale dell’Arcivescovo Mons. Michelangelo Giannotti – deve adoperarsi per migliorare la vita di tutti e una Caritas guarda alle necessità sia del territorio con attenzione. Per questo il Dossier è uno strumento importante per poi agire contro le povertà e migliorare la società».

«Il punto di osservazione della Caritas segnala la punta di un iceberg, vediamo di fatto una situazione che stagna con le stesse tendenze dello scorso anno e l’aggravante del fatto che una situazione stagnante è pesante sulla vita delle persone. Abbiamo l’ambizione – ha spiegato la direttrice della Caritas di Lucca Donatella Turri – di far tesoro dei dati che l’osservatorio sulla povertà ci riporta per costruire politiche di contrasto alla povertà e vogliamo utilizzare questo strumento come mezzo di interlocuzione con la città, le sue istituzioni e la società civile, e provare insieme a tutti a progettare le azioni sul territorio. Il Dossier contiene due parti curate in collaborazione con la Provincia di Lucca: l’Osservatorio sulle Politiche Sociali e l’Osservatorio provinciale sul Lavoro per le dinamiche sociali e quelle dell’occupazione. La povertà stagna sul territorio, ma la solidarietà cresce con dei segni concreti. Abbiamo 26 Centri di Ascolto in Rete ed altri due che stanno crescendo. La mensa serale per gli indigenti e i senza tetto è disponibile tutte le sere».

«E’ importante fissare l’attenzione su alcune tendenze che danno uno spaccato di come è cambiata la povertà a Lucca – ha affermato il direttore della Fondazione Volontariato e Partecipazione Riccardo Guidi -. Il numero è cresciuto nel tempo e si è consolidato: al loro interno abbiamo visto chiaramente uno spostamento della quota fra italiani e stranieri, dal 20% degli italiani al 40%, senza che il numero degli stranieri diminuisse. Il secondo punto riguarda i maschi stranieri che sono in crescita. Il terzo aspetto è il titolo di studio: più è alto e maggiore è la capacità di reagire alla crisi. Infine è vero che c’è un problema occupazionale molto chiaro, ma c’è un 25% di utenza che è composta occupati, pensionati e persone con lavori saltuari: una cifra minoritaria, ma molto significativa. Se pensiamo che la Caritas intercetta la punta dell’iceberg, significa che anche chi ha lavoro può cadere nella povertà ed avere bisogno di assistenza».

La situazione non migliora. Il rapporto – che verrà distribuito gratuitamente ai partecipanti al convegno – conferma le tendenze degli ultimi anni. Dai dati, raccolti dagli operatori perlopiù volontari dei Centri d’Ascolto della Diocesi di Lucca e confluiti nell’archivio Mirod (Messa in Rete degli Osservatori Diocesani della Toscana), emerge un quadro complessivamente stabile con la situazione di sofferenza che non rientra: le persone che si sono rivolte ai CdA sono state 1268, 26 in meno rispetto al 2010. La percentuale di italiani rispetto agli stranieri continua a crescere, sfiorando ormai il 40%, mentre non raggiungeva il 20% prima della crisi. 652 sono coloro che si sono rivolti ai Centri per la prima volta, un dato che risalta il grande numero dei ritorni da parte dei soggetti conosciuti in passato. La ripartizione degli afflussi è più omogenea con molte realtà che aumentano i loro livelli di accoglienza di circa 2 punti percentuali (ad esempio nel caso di Borgo a Mozzano e Monte San Quirico), con Castelnuovo di Garfagnana che passa dal 2,55% al 7,26 nel 2011.

Sempre più maschi capofamiglia. Per quanto riguarda la distribuzione delle persone accolte in base al genere, anche per il 2011 si conferma la nuova tendenza che vede aumentata la presenza di maschi (superiore al 37%); la popolazione femminile, pur rimanendo in forte maggioranza, negli ultimi tre anni è diminuita di circa 12 punti percentuali.

Più a rischio la fascia di età adulta. Il peso della crisi e l’aumento del costo della vita colpiscono soprattutto le famiglie con persone adulte (35-64 anni): è in questa fascia di età che si registra la più elevata affluenza ai CdA. Se erano il 60% dei casi nel 2010, nel 2011 hanno raggiunto il 71,36%, registrando un ulteriore aumento del 3,29%. Le donne sembrano trovarsi in situazioni di disagio un po’ prima degli uomini da un punto di vista anagrafico: nella fascia di età compresa tra 25 e 34 anni superano i maschi di più di 4 punti percentuali. Le richieste di aiuto da parte della popolazione maschile, al contrario, si concentrano soprattutto nella fascia di età che va dai 45 ai 54 anni. Tale fenomeno sembra in parte legato alle diverse difficoltà incontrate dai due generi nel mercato del lavoro, nel quale le donne trovano maggiori ostacoli in ingresso e nel reinserimento, in seguito a momentanee interruzioni per esigenze legate alla famiglia e alla cura dei figli.

Le persone sole sono più fragili. Oltre alla sofferenza dei nuclei familiari coesi, un aspetto che emerge con forza rispetto al 2010 è il numero crescente di difficoltà incontrate dalle persone che sperimentano una frattura all’interno del nucleo a seguito di una separazione o divorzio. Non solo le donne, tradizionalmente più a rischio (+ 4,51%), ma anche gli uomini (+ 3,23%). Così come sono in crescente difficoltà i giovani che sono senza lavoro e vivono una situazione di precarietà.

Sempre più stranieri giovani e italiani. La popolazione straniera richiedente aiuto è prevalentemente giovane, l’87,26% ha meno di 54 anni, più del 60% ha un’età inferiore a 44 anni ed è in crescita la quota maschile. Rimane elevato, rispetto al tradizionale flusso degli accessi agli sportelli Caritas, il numero di persone di nazionalità italiana che si rivolgono ai CdA (37,46%), dopo il forte aumento verificatosi nel 2009, evidenziando un ulteriore incremento rispetto allo scorso anno (+ 0,91%). Per quanto riguarda i paesi di provenienza della popolazione immigrata, il quadro è stabile. Tra i cittadini stranieri appartenenti all’Unione Europea (29,13%) la quota più elevata è quella delle persone provenienti dalla Romania che costituisce l’87,88% del totale delle persone che arrivano dai Paesi Ue. Molto numeroso è anche l’insieme di persone emigrate dall’Africa settentrionale, di cui prevalentemente dal Marocco(88,39%).

Donne più istruite, ma penalizzate. Le persone con titoli di studio più bassi sono più esposte alla crisi. Le donne hanno solitamente titoli di studio più elevati rispetto agli uomini: un dato che evidenzia la loro maggiore difficoltà ad inserirsi all’interno del mercato del lavoro a parità di qualifica professionale. Il 73,95% dei maschi ha interrotto gli studi con la conclusione della scuola dell’obbligo, contro il 43,72% delle femmine. Le quali nel 21,48% dei casi hanno conseguito un diploma di scuola superiore e nel 5,53% sono in possesso di una laurea. Gli uomini laureati sono solo l’1,27%. Gli stranieri in media possiedono titoli di studio più elevati rispetto agli italiani, essendo diplomati nel 24,09% dei casi e avendo conseguito una laurea in oltre il 5% delle situazioni. In generale possiamo dire che la figura maggiormente istruita è quella della donna straniera, che però solitamente non riesce a utilizzare a pieno la sua preparazione teorica ed è costretta a cercare occupazioni fortemente dequalificate rispetto alla sua formazione.

Lavoro e casa, le facce della povertà. Quasi il 70% delle persone sono disoccupate. Nella popolazione maschile, tradizionalmente meno esposta a tale fenomeno, i valori, pur registrando una diminuzione di circa due punti percentuali rispetto allo scorso anno, continuano a rimanere superiori al 60%. Aumenta anche il numero di donne che si rivolgono ai CdA svolgendo attività lavorativa come casalinghe (+2,65%).I dati che emergono dalla fotografia della condizione abitativa delle persone accolte sono stabili. C’è una grande quantità di personerichiedenti aiuto e residenti in una casa per la quale pagano un canone di locazione (37,89% degli italiani e 53,72% degli stranieri), ma si evincono chiaramente anche dall’elevato numero di soggetti che hanno rinunciato ad avere una propria abitazione e si ritrovano costretti ad usufruire dell’ospitalità di amici e parenti (16,64%), oppure non possono disporre di una situazione alloggiativi minimamente stabile (7,89%). I soggetti che usufruiscono di un alloggio di edilizia popolare, come negli anni passati, sono in larghissima parte italiani e in totale rappresentano l’11,59% delle persone accolte. Con riferimento alla popolazione straniera, come facilmente comprensibile, il fatto di possedere un’abitazione di proprietà costituisce un’alternativa residuale (solo il 4,54%) mentre più della metà delle persone accolte ricorre ad un’abitazione in locazione (53,72%)

La domanda di aiuto. La domanda di aiuto che viene formulata ai CdA in molti casi è spinta da una forte condizione di emergenza. Ciò nonostante il lavoro di ascolto e di sostegno compiuto dagli operatori attraverso l’accoglienza, la costruzione della relazione di aiuto e lo sviluppo del rapporto di sostegno è orientato alla promozione dell’autonomia e alla ricostruzione di margini di autodeterminazione della persona, requisito fondamentale per la fuoriuscita dalla condizione di deprivazione. Tale operazione, ovviamente, viene veicolata anche attraverso la fornitura di risposte ai bisogni più immediati per i quali frequentemente la persona si reca al CdA. Tra le richieste più frequenti troviamo soprattutto quelle legate alla mera sussistenza come viveri e vestiario (rispettivamente 25,03% e 10,34%). La domanda di aiuto più ricorrente però è costituita dalla ricerca di un’occupazione a tempo pieno o parziale (38,41%).