Toscana

Povertà ad Arezzo, ecco chi bussa alle porte delle Caritas

In occasione della Giornata Mondiale di lotta contro la povertà, dichiarata nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, domani 17 ottobre, la Caritas diocesana di Arezzo-Cortona-Sansepolcro presenta il Rapporto diocesano sulle povertà, realizzato in collaborazione con l’associazione Sichem – Crocevia dei Popoli onlus. La presentazione avverrà in un luogo speciale: nella sede del Liceo Scientifico Francesco Redi di Arezzo, con inizio alle ore 9.20, ed aperto agli studenti (accompagnati dai loro docenti) e a tutti gli organi di stampa.

Nel rapporto – scaricabile nel sito www.diocesiarezzo.it – vengono riportati dati e considerazioni del servizio svolto dalla rete Caritas nella realtà diocesana, nel 2017.

Dai dati raccolti nei cinque centri diocesani e nei trentadue parrocchiali, più di un terzo delle registrazioni ha interessato persone italiane, facendo lievitare una crescita dello 0,2% rispetto all’anno precedente e confermando la costanza di questo fenomeno, ovvero che sempre più italiani (aretini, nel caso) si trovano in crescente difficoltà. A seguire, le persone provenienti dal Marocco con il 13,4%, dalla Romania con l’11,9%, dall’Albania con l’8,5% e dalla Nigeria con il 6,1%.

Tra coloro che si rivolgono agli sportelli della Caritas la fascia d’età maggiormente rappresentata è quella tra i 40 e i 49 anni rappresentata dal 27,3% delle 2.101 persone registrate, seguita dalla fascia d’età di 30-39 anni con il 23,4% e da quella di 50-59 anni con il 19,8%. Il 15,8% delle registrazioni, inoltre, ha riguardato persone con più di 60 anni.

Principale destinataria dell’azione Caritas è la famiglia. Il 53,5% delle persone ha dichiarato di essere coniugata e il 17,4% divorziato/separato; il 65,1% vive con la propria famiglia e il 38,5% ha almeno un figlio minore convivente. Sono le donne, mogli e madri, a farsi principali portatrici delle necessità dei propri cari. E molteplici sono i servizi attivati dalla Caritas per rispondere nel migliore dei modi ai bisogni delle famiglie: il progetto SIF (Sistema Inclusione Famiglie) in convenzione con il Comune di Arezzo ha permesso di sostenere 170 famiglie nell’acquisto di prodotti per l’infanzia, 102 famiglie con interventi di sostegno al reddito e 51 persone con buoni spesa per l’acquisto di alimenti.

I principali bisogni rilevati derivano dalla mancanza di un reddito appropriato (54,5%) e da situazioni lavorative precarie e inadeguate (16%), ma sono anche legati a problematiche di tipo abitativo (7,2%): mutui non più sostenibili, gravi situazioni debitorie legate all’affitto, utenze e tasse sono solo alcune delle spese ricorrenti che incidono e aggravano bilanci familiari già risicati.

Il progetto di prestito sociale, finanziato dalla Regione Toscana, che prevede la possibilità di intervenire con prestiti senza interessi fino a un massimo di 3.000 euro, è una prova tangibile di queste difficoltà: su 285 persone che hanno beneficiato di un prestito, il 61,4% ha fatto richiesta in relazione a spese legate all’abitazione.

Rimane elevata l’attenzione anche per le fasce sociali più deboli ed emarginate. Nel corso del 2017 sono stati erogati 29.360 pasti presso le mense del territorio e sono stati accolte più di 40 persone nel dormitorio invernale di San Domenico per persone senza fissa dimora. Altre 78 persone hanno trovato alloggio presso la struttura di accoglienza San Vincenzo e 11 nuclei familiari sono stati ospiti di Casa Santa Luisa.

Questi ed altri dati verranno presentati ed analizzati nel corso  dell’incontro dal professor Anselmo Grotti (dirigente scolastico del liceo scientifico Francesco Redi), dall’arcivescovo Riccardo Fontana e dal direttore della Caritas diocesana, mons. Giuliano Francioli.

Una scelta, quella di presentare il Rapporto all’interno di una scuola, che non è priva di significato, come afferma mons. Francioli: «Alla carità ci si educa. I giovani sono particolarmente sensibili e pronti a rispondere positivamente alla grande sfida odierna: quella della solidarietà. Ecco, quindi, la scelta di presentare il Rapporto in un istituto scolastico: occorre parlare ai giovani, renderli attenti ai temi sociali e responsabili di quanto avviene attorno a loro. Un sentito ringraziamento al professor Grotti per aver condiviso questa sfida che, ancora una volta, ci permette di camminare assieme ai nostri giovani».    

Infine una curiosità: il rapporto si chiama Astanti. Gli astanti sono coloro che stanno in piedi, in fila, portatori di bisogni diversi e in attesa… In attesa di cosa? Forse di una parola, di un incontro, di un piatto caldo, di un letto per dormire… Astanti per ricordarci che ciascuno di noi è un astante che ha bisogno dell’altro.