Toscana

Povertà, in Toscana 117 mila poveri. Colpite soprattutto le famiglie numerose

In Toscana la povertà assoluta colpisce soprattutto le famiglie numerose o quelle composte da giovani e stranieri: in totale nel 2017, ultimi dati di uno studio, la povertà interessava 117.000 persone (il 3,1% sul totale degli abitanti) e 63.000 famiglie (3,9% del totale), dati quasi raddoppiati rispetto al 2008 quando erano considerate povere 66.000 persone e 32.000 famiglie. Il quadro emerge dal terzo rapporto sulle povertà in Toscana realizzato dall’Osservatorio sociale regionale. Dal punto di vista territoriale la povertà assoluta continua ad essere maggiore nelle grandi aree urbane, sulla costa e agli estremi nord e sud della Toscana.

Per l’assessore al diritto alla salute, Stefania Saccardi, il rapporto «consente di conoscere i reali bisogni delle persone, per meglio programmare gli interventi di contrasto ai processi di impoverimento e di esclusione sociale, per contrastare la povertà, ma anche per individuare i fattori di rischio sul territorio per prevenirla. L’obiettivo è prendersi cura dei soggetti fragili, con un’attenzione particolare alle generazioni future. Il modello di welfare che come Regione abbiamo costruito in questi anni – ha aggiunto – non è limitato all’assistenzialismo, ma si fonda sulla dignità della persona, è una ricerca degli strumenti per l’autonomia, una costruzione di percorsi che portino fuori dalla povertà».

In Toscana nel 2018 la Caritas ha incontrato 24.060 persone (in calo del 3,1% rispetto al 2017) mentre continua a restringersi la forbice tra italiani e stranieri: nel 2007 gli immigrati erano l’80,1% del totale di coloro che si rivolgevano alla Caritas, nel 2018 sono scesi al 62,3%. I dati emergono dal Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane realizzato dalla Caritas. Tra le persone incontrate dalla Caritas, sono aumentati i giovani adulti (18-24 anni): dal 2007 al 2018 sono passati da 120 a 1.297. Il problema più grande è la mancanza di lavoro: non ce l’ha il 68%, incidenza che sale al 75,2% per le donne e al 73% per gli stranieri. Ma anche chi il lavoro ce l’ha deve ricorrere ai servizi della Caritas: secondo il rapporto il 15% delle persone incontrate svolgono lavori pesanti, precari, pericolosi, poco pagati e socialmente penalizzanti. Inoltre più di una persona su dieci (12,9%) vive in una condizione di marginalità abitativa, un quarto (25,9%) ha un’abitazione provvisoria e il 61% una stabile. Cresce poi l’area della cosiddetta povertà cronica: 36,5% nel 2018, contro i 30,6% del 2017.

«Questi dati ci rivelano una società sempre più diseguale – ha detto monsignor Roberto Filippini, vescovo incaricato dalla Conferenza episcopale toscana per la pastorale della carità -, dove regnano ancora discriminazioni di genere e di etnia, dove le famiglie presentano fragilità e frammentazioni profonde che pagano come sempre i più deboli, i minori; dove i poveri sono a rischio di cronicizzazione e dove per alcuni un’abitazione dignitosa rimane un desiderio irrealizzabile. I numeri e le tabelle ci rivelano una società marcatamente individualista, chiusa nella difesa degli interessi privati e prevenuta nei confronti dell’altro e del diverso». «Lascio agli amministratori pubblici e ai politici le risposte che loro competono – ha proseguito –. Di fronte ai numeri del rapporto, come Chiesa, tutta intera, non possiamo chiudere gli occhi e dobbiamo riconoscere, attraverso di essi, un’umanità affamata e nuda, lacera e debole, piagata e sofferente, che ci interpella. Sentiamo la voce del Maestro che invita i discepoli “voi stessi date loro da mangiare” ( Mc 6,37) e che esorta a condividere ciò che si ha e ciò che si è – ha concluso Filippini – , senza temere la sproporzione dei numeri e l’esiguità delle forze».

Un approfondimento è stato fatto anche sul reddito di cittadinanza. In Toscana il 10% dei beneficiari riesce a uscire dalla condizione di povertà. A fronte di questo dato è stato anche evidenziato che, in precedenza, sempre in Toscana, il 6% dei beneficiari del reddito di inclusione riusciva ad affrancarsi da situazioni di povertà. Dal rapporto emerge inoltre che con il reddito di cittadinanza, rispetto al reddito di inclusione, si aumentano la platea e le risorse, ma non cresce la capacità di copertura. La Regione ha spiegato che in Toscana sono 116 mila gli individui potenzialmente beneficiari del reddito di cittadinanza, ma le domande presentate sono state meno, circa 65.000, e di queste ne sono state accolte circa 37.000 che coinvolgono 82.000 persone.

«Credo che il nostro welfare non si possa limitare a fare l’elemosina – ha concluso l’assessore regionale Saccardi – dando una somma in mano alle persone senza fare un lavoro di presa in carico, aiuto, sostegno. Abbiamo visto dal rapporto che il reddito di cittadinanza non è in grado di cambiare la posizione delle persone, perché l’assistenzialismo non è in grado di risolvere il problema ma si limita a mettere una toppa».

Dossier Caritas infografica

Dossier povertà e reddito di cittadinanza infografica