Toscana

Prato, la Caritas lancia il fondo San Giuseppe: un nuovo progetto per aiutare chi ha perso il lavoro a ritrovarlo

Creare percorsi di formazione e riconversione per tutti coloro che perderanno il lavoro nei prossimi mesi a causa della pandemia. È l’obiettivo del fondo San Giuseppe presentato questa mattina in Palazzo vescovile dalla Caritas diocesana di Prato ai rappresentanti delle istituzioni della città e alle categorie economiche. «La nostra volontà è quella di trovare insieme le strade che consentano di far ritrovare il lavoro a chi lo ha perso – spiega Mario Lanza, condirettore della Caritas – anche attraverso iniziative che facciano incontrare le richieste delle aziende locali con le persone che il lavoro lo cercano». Per realizzare questo intento, ha sottolineato Lanza «occorre mettere in campo un lavoro di squadra e creare una rete sul territorio dove confluiscano informazioni e esperienze. Crediamo che una comunità debba farsi carico di chi soffre».

L’incontro è stato introdotto dal vescovo Giovanni Nerbini che ha affermato l’importanza e la necessità di «superare gli interventi assistenzialistici, pur fondamentali, e di concentrarci su progetti che pensino alla riqualificazione professionale in ambito lavorativo, questa è l’emergenza che siamo chiamati ad affrontare, tutti insieme». Il sindaco Matteo Biffoni si è detto subito «molto convinto di questa operazione», e ha ribadito la disponibilità a percorrere la strada proposta dalla Caritas e dalla Diocesi di Prato. «Dobbiamo strutturarci per affrontare i prossimi mesi – ha aggiunto Biffoni – purtroppo ci saranno persone che saranno espulse dal loro ciclo produttivo e allo stesso tempo sappiamo che ci sono figure professionali assenti, che forse avevamo dato per scontato, nel tessile, nell’edilizia e anche nei servizi alla persona. Accompagnare le persone nella ripartenza è fondamentale e una comunità solidale ha il compito di farlo».

Il fondo San Giuseppe – intitolato al patrono dei lavoratori – si affiancherà senza sostituirlo, al fondo del Buon Samaritano, lanciato dalla diocesi di Prato a giugno 2020 per tamponare le situazioni di difficoltà economica nelle famiglie colpite dalla crisi causata dal Covid. In un anno e mezzo questo strumento di solidarietà è riuscito a distribuire oltre 200mila euro a coloro che non potevano permettersi il pagamento di rate di mutuo, affitti, bollette e spese mediche. «Adesso con la fine del blocco dei licenziamenti e la diminuzione degli ammortizzatori sociali crediamo che l’occupazione possa risentirne pesantemente e vogliamo intervenire per tempo», dice ancora Mario Lanza. Il fondo San Giuseppe partirà con una dotazione di 35mila euro messa a disposizione dalla Diocesi di Prato. Sarà la base per dare una prima risposta in tema di formazione del lavoro.

La risposta della città. Come detto, all’incontro erano presenti i rappresentati delle categorie economiche e produttive, i sindacati e le associazioni cattoliche che si occupano del mondo del sociale e del lavoro. Unanime è arrivata la disponibilità a dar vita nel rispetto delle reciproche competenze a questa sinergia territoriale. La base di partenza sarà comunque quella dei percorsi formativi già presenti a livello locale, l’impegno sarà quello di inserirli nel progetto del fondo San Giuseppe.

La continuità con il cammino #farepatti. Questa nuova iniziativa è stata presentata dal vescovo Nerbini in continuità con il percorso iniziato mesi fa e che prende ispirazione dalle parole che papa Francesco rivolse alla città durante la sua storica visita del 10 novembre 2015: «Siate sempre animati dal desiderio di stabilire dei veri e propri ‘patti di prossimità’». Da quell’invito nacque un percorso di ascolto e condivisione per riuscire a rispondere alle difficoltà di oggi guidato inizialmente da monsignor Franco Agostinelli e poi proseguito dal successore monsignor Giovanni Nerbini. Lo scorso 8 settembre il Vescovo ha scritto una lettera aperta alla città. «Prato, guarda avanti!», nella quale pose in evidenza quattro temi: non rimpiangere il passato; salvare il lavoro, non la rendita; intrecciare le diverse intelligenze e guardare ai giovani.