Toscana

Prima campanella senza il solito valzer dei «prof»

di Claudio Turrini

Almeno una buona notizia quest’anno c’è. Alla prima campanella, che in Toscana suonerà giovedì 15 settembre, non si assisterà al consueto «valzer delle cattedre». Infatti, sono state tutte assegnate entro il mese di agosto le 96.653 supplenze annuali. Lo ha confermato il ministro dell’istruzione, Letizia Moratti, martedì mattina a Roma, nel corso della presentazione delle novità dell’anno scolastico 2005-2006, un anno particolarmente importante perché dovrebbe vedere la conclusione del processo di riforma della scuola.

A partire da lunedì 12 settembre la campanella suonerà per 8.728.800 alunni, di cui 1.017.200 delle scuole paritarie. Sui banchi di scuola sono 1.617.169 i piccoli della scuola d’infanzia (+ 3,01%), 2.728.945 gli alunni della primaria (+ 0,68%), 1.728.910 gli studenti della secondaria di primo grado (- 1,71%), 2.653.776 quelli della secondaria di secondo grado (+ 0,76 per cento). In cattedra 720.680 docenti di ruolo e 96.650 non di ruolo. Questi i dati nazionali diffusi dal ministero, mentre la regione Toscana – al momento di andare in stampa– non era ancora in grado di fornire i propri. Lo scorso anno gli studenti toscani furono 416.888 con un +1,2 medio rispetto all’anno precedente ma relativo soprattutto alla scuola primaria e alla secondaria superiore. Molto probabile che il trend venga confermato anche quest’anno, grazie soprattutto ai figli degli immigrati che in certe zone (come Prato) arrivano anche al 20% degli iscritti.

Ma se sul fronte degli insegnanti la situazione si preannuncia buona, è ancora molto incerto il futuro della riforma. Diverse regioni, come il Piemonte e la Campania stanno già bloccando la sperimentazione. E così ha fatto anche la Toscana. «La nostra è una posizione di buonsenso, non ideologica», assicura l’assessore regionale alla pubblica istruzione Gianfranco Simoncini.

«La riforma del secondo ciclo – ha spiegato l’assessore – è in un decreto legislativo che ancora non è stato approvato in via definitiva dal Parlamento. Far partire la sperimentazione con una legge ancora suscettibile di modifiche, tra l’altro auspicabili, significherebbe introdurre elementi di incertezza e di confusione per i ragazzi. Tra l’altro ci sono aspetti della riforma, su tutti la questione del titolo di studio, ancora molto oscuri. Non è giusto che gli studenti debbano compiere autentici salti nel buio».

Il ministro minimizza, assicurando che sulla riforma del secondo ciclo di istruzione non c’è contenzioso, ma esiste un confronto. «Ci sono stati diversi incontri – ha spiegato Letizia Moratti – che si concluderanno con la Conferenza unificata della prossima settimana». Il 15 settembre, infatti, la Conferenza Stato-Regioni dovrà esprimere un parere sul decreto di riforma del secondo ciclo, poi la parola passerà alle commissioni parlamentari. Il provvedimento andrà in Consiglio dei ministri entro il 17 ottobre, data di scadenza della delega, per il via libera definitivo. E davanti ai giornalisti snocciola i risultati conseguiti: 120 mila studenti rientrati nel sistema di istruzione e formazione; abbandono scolastico al 20%, a fronte di una media europea del 18; 30 mila bambini in più dal 2001 nella scuola dell’infanzia, di cui 4 mila anticipatari; l’inglese per 2 milioni e mezzo di bambini delle elementari; più di un milione di ragazzi di prima e seconda media che studiano, oltre all’inglese, una lingua comunitaria.

Le note dolenti, nonostante le rassicurazioni del ministro, arrivano invece dal «caro scuola». Se alle medie i «tetti» funzionano abbastanza (ma comportano comunque spese non indifferenti per le famiglie), alle superiori si arriva a cifre enormi (anche 600 euro per una prima, senza contare i dizionari). Il dilagare di nuove adozioni, spesso solo di facciata, rendono difficile anche il ricorso al libro usato. E quel che è peggio, come possono confermare le famiglie, molti di quei libri rimangono inutilizzati. E se in quel caso la scuola fosse costretta a rimborsare i genitori? Scuola, una partenza a due volti Libri di testo, anche 600 euro per una prima superiore Ora di religione, polemiche infondate