Toscana

Primarie, più democrazia o solo una «foglia di fico»?

di Simone PitossiPrimarie sì, primarie no. Le elezioni interne agli schieramenti per presentare dei candidati unitari alle consultazioni regionali trovano alcuni ostacoli lungo il loro cammino. Il testo – se i tempi verranno rispettati – andrà in votazione nel Consiglio regionale entro novembre. Ma prima si è aperta una fase di consultazioni aperte alle organizzazioni della società civile, le istituzioni locali, le formazioni sociali, le università. Il Parlamento toscano per l’occasione ha creato anche una Commissione speciale per le «primarie», presieduta da Agostino Fragai (Ds), accompagnato in questo cammino dai vicepresidenti Anna Maria Celesti (Forza Italia) e Giovanni Barbagli (Rifondazione comunista) e dal segretario Lucia Franchini (Margherita). Ovviamente, la nuova normativa avrà effetto solo se la prossima tornata di votazioni per il Consiglio ed il presidente della Giunta regionale saranno disciplinate dalla legge elettorale n.25/2004 che ha abolito la preferenza. Su tutto ciò pende il giudizio della Corte costituzione in merito al ricorso che il Governo ha presentato sullo Statuto regionale.

Il documento per le primarie è stato licenziato dalla Commissione speciale, dove sono rappresentate tutte le forze politiche – ad esclusione di An che ha deciso di non partecipare ai lavori – e con il voto contrario dell’Udc. Ecco i punti principali del sistema individuato: effettuazione delle primarie almeno 8 settimane prima della presentazione delle liste elettorali per le regionali; volontarietà di realizzarle da parte dei singoli partiti (l’obbligo sarebbe incostituzionale); criteri per la raccolta del numero di firme necessarie alla presentazione della lista (50% di quelle previste per le elezioni regionali in almeno sei province); tre modi di realizzazione (aperte a tutti i cittadini in possesso del certificato elettorale; limitate all’albo degli elettori presentato dal partito e transitoriamente in prima applicazione della legge anche con l’elezione primaria in un’apposita assemblea regionale).

L’elettore potrà votare per un solo partito in seggi opportunamente istituiti in tutti i Comuni della Toscana. Nelle realtà più grandi si avrà un seggio ogni 30.000 elettori. La norma sulle primarie, prima proposta italiana a livello nazionale, prevede la consegna di due schede: una per la lista dei canditati al Parlamento toscano (in numero almeno doppio dei seggi da ricoprire) ed un’altra alla carica di «governatore». Perciò, anche un organo monocratico come il presidente della Giunta regionale vedrà una ‘concorrenza’ dentro il partito.

Ma le critiche su come si è arrivati all’abolizione del voto di preferenza e al tentativo di istituire le primarie sono molte. E in alcuni casi arrivano dall’interno delle stesse forze che hanno votato la legge elettorale in Consiglio regionale. Uno dei più critici è infatti il diessino Graziano Cioni, assessore al Comune di Firenze, che ha puntato il dito contro «l’assenza di dibattito e la scarsa democrazia» che avrebbe caratterizzato questi passi. Fortemente critica la posizione dell’Udc regionale che definisce le primarie una «bufala». «Questa soluzione “americana”, questa autentica “foglia di fico” per nascondere i propri problemi interni, – sottolinea il capogruppo Marco Carraresi – non ci sembra in grado di ottenere quegli obiettivi di maggiore trasparenza e democrazia che invece la possibilità data agli elettori di scegliere, in occasione del voto, le persone da eleggere, ancora conserva».

Speciale sullo Statuto toscano

Statuto, un pasticcio istituzionale