Toscana

Psichiatria/2: Per gli antidepressivi siamo i primi della classe

Se è vero che la crisi economica è fatalmente destinata a peggiorare il quadro attuale delle salute psichica c’è davvero da stare poco tranquilli. Perché già da ora la depressione è un fenomeno tutt’altro che secondario, a livello nazionale, e la Toscana è la regione dove si consumano molti più antidepressivi che nel resto del Paese, seguita a distanza da Liguria e Sardegna, mentre in coda alla graduatoria si trova la Campania preceduta da Fruili Venezia Giulia, Basilicata e Puglia. Non si tratta di virgole, tutt’altro: rispetto alla media nazionale, il dato è di circa il 50% in più, un’enormità, sia pure con differenze sensibili tra le diverse Asl. Che vedono ad esempio due realtà confinanti, come Pistoia e Prato, rispettivamente al primo e all’ultimo posto della graduatoria interna, mentre a seguire in testa alla classifica troviamo nell’ordine Lucca, Massa Carrara, la Versilia e Firenze. Eppure, secondo altri dati, la nostra regione non si discosta dalla media per quanto riguarda i sintomi di depressione, dato che vede invece in testa Umbria, Lazio e Liguria e all’ultimo posto il Trentino preceduto da Alto Adige, Basilicata, Campania e Friuli Venezia Giulia.

L’alto consumo di antidepressivi è l’aspetto più eclatante che emerge da un’indagine dell’Ars, l’Agenzia regionale di sanità della Toscana, presentata alla stampa lunedì 23 gennaio e a professionisti dei servizi di salute mentale e dirigenti di Aziende sanitarie, Società della salute e servizi sociali in un convegno svoltosi due giorni dopo a Firenze nell’Auditorium Cosimo Ridolfi della locale Cassa di Risparmio. Scopo dichiarato, fornire agli operatori uno strumento non solo di lavoro, ma in grado di favorire la discussione sui punti di forza e sulle debolezze del sistema. «Da molti anni – ha affermato l’assessore al Diritto alla salute Daniela Scaramuccia – gli studi mettono l’accento sull’aumento della diffusione dei disturbi psichici. Lo studio condotto dall’Ars sarà per noi uno strumento prezioso per conoscere meglio il fenomeno in tutti i suoi aspetti e orientare le politiche sanitarie verso interventi sempre più mirati.

Nei mesi scorsi, in occasione della stesura del nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale, anche la salute mentale è stata per noi oggetto di attenta riflessione. Nei prossimi anni, i servizi di salute mentale dovranno individuare le condizioni più diffuse e i disturbi più gravi, come una delle priorità del sistema sociosanitario. Fondamentale è il lavoro di prevenzione, di riconoscimento precoce del disturbo, fin dalla prima infanzia». «Le stime sui dati epidemiologici internazionali e sui trend temporali – ha aggiunto Franco Cipriani, direttore dell’Ars – evidenziano un quadro non ottimistico e su cui i ricercatori sono abbastanza concordi: nei prossimi decenni la depressione rappresenterà la prima causa di perdita di anni di vita in salute. In altre parole, sarà il problema sanitario e sociale più importante, superando anche i problemi causati da infarti cardiaci e incidenti stradali. Per questo l’Agenzia regionale di sanità segue con attenzione tutti i dati del disagio psicologico nella nostra regione. Oggi anche con un occhio più attento all’impatto causato dall’attuale grave crisi economica, che incide sulla salute in generale, ma soprattutto su quella mentale».

Il quadro che emerge dall’indagine presenta anche altri dati significativi, a partire dalla diminuzione dei ricoveri in psichiatria a favore di un maggior numero di trattamenti in day hospital o presso i servizi territoriali. Nel 2010 i pazienti che sono ricorsi a questi ultimi in Toscana sono stati quasi 78 mila (di cui 23.423 minorenni e 54.245 maggiorenni), pari a oltre il 2% della popolazione. Tra questi, davvero molti i nuovi utenti, quasi il 40%. I trattamenti in regime di day hospital sono passati dal 17,9% del 2002 al 26,9 del 2010, mentre i ricoveri, oltre a essere diminuiti, presentano in quest’ultimo anno un tasso molto inferiore alla media nazionale, 36 ogni 10 mila abitanti contro i 44 in Italia. Tra i minorenni prevalgono i maschi, in rapporto di 3 a 2 sulle femmine, mentre con la maggior età la proporzione si inverte.

Quanto alle patologie, c’è da registrare un’importante variazione con la diminuzione dei disturbi schizofrenici e l’aumento di quelli bipolari (psicosi maniaco-depressive) e dei disturbi d’ansia. L’ulteriore indagine sulle performance della sanità toscana portata avanti dal MeS – il laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – ha evidenziato un seppur lieve miglioramento dei ricoveri ripetuti nel corso del mese successivo alla dimissione (dal 15,6% del 2008 al 14 del 2010), dovuti a scarsa integrazione tra servizi ospedalieri e territoriali, nonché alla difficoltà di presa in carico del paziente da parte di questi ultimi.

Altro fattore fondamentale esaminato, quello più drammatico, ovvero il ricorso al suicidio, che nei vent’anni di osservazione messi a fuoco dall’indagine (1988-2008) ha presentato una diminuzione, attestandosi nell’ultimo anno sui 6,8 casi ogni 100 mila abitanti, contro i 10,5 del primo. Enorme, e praticamente immutata, la distanza tra i sessi: se nel 2008 si aveva ben il 18,4 per i maschi contro il 5,1 delle femmine, vent’anni dopo troviamo l’11,7 contro il 2,8. Un dato, quello più recente, di poco più alto rispetto alla media nazionale attestata sul 6,3, con la Campania appena al 4,0 – seguita dalla Puglia al 4,3 – e l’incredibile picco della Valle d’Aosta al 14,4. Ma la montagna è terra a rischio anche da noi: i valori più alti della Toscana si trovano infatti soprattutto nell’Amiata e anche nelle aree montane pistoiesi e del Casentino: non a caso, per cercare di prevenirli è stato recentemente attivato anche un numero verde. Per quanto riguarda invece le province, troviamo in testa Siena seguita da Prato e all’ultimo posto Massa Carrara preceduta da Pisa.

Dati su cui riflettere e lavorare, quindi, non ne mancano. Ma se la Toscana felix non esiste, risulta improprio anche lo stereotipo che fa dell’Italia un Paese allegro. Un’indagine dell’Unione Europea (Eurobarometer 2010) evidenzia infatti come la popolazione italiana esprima uno stato emotivo maggiormente negativo rispetto alla media Ue, e non di poco. C’è un malessere strisciante, insomma, almeno in vaste aree del Bel Paese, dal quale sembrano almeno parzialmente immuni quasi tutte le regioni meridionali, forse «curate» dal sole o «vaccinate» contro le insicurezze di questo nostro tempo dalla loro stessa più difficile realtà e da una storica esperienza nel cercare di farvi fronte. Ma, per tornare alla Toscana, è sul consumo di antidepressivi, prescritti in gran numero dagli stessi medici di famiglia soprattutto alla popolazione anziana, che andranno operati opportuni approfondimenti. Non convince, infatti, la visione «positiva» del fenomeno, correlata alla riduzione dei ricoveri e dei casi di rifiuto della vita: nel «basagliano» Friuli, che presenta tassi di sintomi depressivi e di suicidi pari ai nostri, e uno di ricoveri ancora inferiore (il più basso in Italia), se ne usano infatti la metà. Forse allora lì ci sono anche percorsi diversi per far ritrovare al paziente equilibrio e serenità, e magari un po’ di quella felicità che la Toscana sembra piuttosto garantire anzitutto alle industrie farmaceutiche.